Quei farmaci anticancro funzionano ma costano 100.000 euro a paziente

Una nuova arma terapeutica si è aggiunta a quelle tradizionali – rappresentate da chirurgia, chemioterapia, radioterapia o ormonoterapia e terapie biologiche – ed è quella dell'immuno-oncologia con un impatto che definire rivoluzionario non è eccessivo.

Ipilimumab, nivolumab, pembrolizumab sono alcuni degli anticorpi monoclonali che costituiscono la nuova categoria di farmaci immuno-oncologici e che sbloccano i freni che il tumore ha imposto al sistema immunitario, così da potersi sviluppare senza ostacoli. Le cellule T del sistema immunitario così liberate dall'intervento dei farmaci immuno-oncologici attaccano il tumore, ne bloccano l'evoluzione o addirittura riescono a farlo scomparire.

Questo è già avvenuto nel melanoma in maniera eclatante ma sembra essere altrettanto efficace nei tumori del polmone, nei tumori del rene, nei tumori del distretto capo e collo, nei tumori della vescica, in certi tumori della mammella e del colon. Risultati promettenti sono già disponibili nei linfomi maligni, nei tumori dell'ovaio, dello stomaco, del pancreas, del fegato.

I farmaci agiscono anche e soprattutto in fase avanzata e in patologie già precedentemente trattate. Bisogna precisare che siamo ancora in una fase iniziale di studio delle potenzialità dell'immuno-oncologia, ma le premesse sono molto positive, anche se la guarigione sembra piuttosto rara e così pure la lungo-sopravvivenza.

Nel dicembre 2013 la prestigiosa rivista americana Science ha collocato l'immuno-oncologia al primo posto nella top ten delle più importanti scoperte scientifiche dell'anno. Non bisogna peraltro eccedere nel trionfalismo, in quanto dobbiamo ancora valutare a lungo termine l'impatto di questi farmaci e questo soprattutto per il troppo poco tempo trascorso dalla loro disponibilità. Inoltre il problema è anche di sostenibilità, in quanto molti di questi farmaci costano tantissimo, direi troppo (anche 100.000 euro per paziente), e certamente dovremmo essere noi oncologi a fare in modo di costringere l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) a ridurre significativamente il costo di questi strumenti che renderebbe, una volta immessi sul mercato, molto difficile la gestione economica della terapia dei tumori, soprattutto una volta che questi farmaci venissero approvati per la maggioranza dei tumori sui quali si stanno oggi sperimentando.

Se si obietta che la ricerca costa, si può rispondere tranquillamente che costa molto anche la promozione, con centinaia se non migliaia di congressi spesso soltanto organizzati per promuovere nuovi farmaci molto costosi e che potrebbero essere diminuiti di dieci volte. Non si capisce come soltanto in Europa, Italia compresa, vi siano annualmente congressi europei, nazionali, regionali e persino provinciali per diverse patologie non solo oncologiche che hanno spesso la finalità di indurre i medici a conoscere ma anche a prescrivere quei farmaci.

Va anche detto che se ci fossero dei vantaggi significativi (cioè con diversi anni di speranza di vita in più e non soltanto pochi mesi) ne beneficerebbero sia i pazienti che il costo della gestione di queste patologie, il quale sarebbe evidentemente inferiore, come è avvenuto per l'Hiv/Aids: oggi per merito dei farmaci anti Hiv la morte per Aids avviene raramente e i pazienti colpiti da questa malattia sono tornati a poter condurre una vita normale.

Presso l'Istituto nazionale tumori di Aviano abbiamo sperimentato nel tempo quanto il sistema immunitario sia essenziale non solamente nello sviluppo ma anche nella fase di gestione, e poi eventuale guarigione, dei tumori, come nel caso delle patologie negli immunodepressi (per esempio con Hiv/Aids), negli anziani e nei trapiantati d'organo solido.

Per quanto riguarda la ricerca, va senz'altro stimolata quella indipendente, e non è possibile che la legislazione europea ammetta nella registrazione dei nuovi farmaci solo i dossier preparati dall'industria farmaceutica e non si possa invece avere almeno uno studio clinico controllato che venga condotto da un ente indipendente no profit e i cui risultati dovrebbero necessariamente far parte del dossier registrativo. Questo frena le ostacola lo sviluppo della ricerca stessa che non potrebbe che trarre giovamento dalla melteplicità di enti impegnati.

Va rilevato che la ricerca indipendente non è una spesa ma un grande investimento che può essere la migliore spending review in questo sistema sanitario, la cui spesa farmaceutica è in continuo aumento.

L'appello che mi sento di inoltrare alle autorità nazionali è quello di intervenire al più presto sul costo dei farmaci oncologici, che sono troppo elevati e non sostenibili dal Sistema sanitario nazionale.

Joseph Shaw: «Le autorità inglesi censurano per paura della guerra civile»
Al centro Joseph Shaw
Il filosofo britannico: «Gli islamici vengono usati per silenziare i cristiani nella sfera pubblica, ma non sono loro a chiederlo».

Joseph Shaw è un filosofo cattolico britannico, presidente della Latin Mass Society, realtà nata per tramandare la liturgia della messa tradizionale (pre Vaticano II) in Inghilterra e Galles.

Dottor Shaw, nel Regno Unito alcune persone sono state arrestate per aver pregato fuori dalle cliniche abortive. Crede che stiate diventando un Paese anticristiano?

«Senza dubbio negli ultimi decenni c’è stato un tentativo concertato di escludere le espressioni del cristianesimo dalla sfera pubblica. Un esempio è l’attacco alla vita dei non nati, ma anche il tentativo di soffocare qualsiasi risposta cristiana a tale fenomeno. Questi arresti quasi mai sono legalmente giustificati: in genere le persone vengono rilasciate senza accuse. La polizia va oltre la legge, anche se la stessa legge è già piuttosto draconiana e ingiusta. In realtà, preferiscono evitare che questi temi emergano in un’aula giudiziaria pubblica, e questo è interessante. Ovviamente non si tratta di singoli agenti: la polizia è guidata da varie istituzioni, che forniscono linee guida e altro. Ora siamo nel pieno di un dibattito in Parlamento sull’eutanasia. I sostenitori dicono esplicitamente: “L’opposizione viene tutta dai cristiani, quindi dovrebbe essere ignorata”, come se i cristiani non avessero diritto di parola nel processo democratico. In tutto il Paese c’è la percezione che il cristianesimo sia qualcosa di negativo, da spazzare via. Certo, è solo una parte dell’opinione pubblica, non la maggioranza. Ma è qualcosa che si nota nella classe politica, non universalmente, tra gli attori importanti».

Stephen Miran: «Il blocco ai migranti ridurrà l’inflazione Usa. Le tariffe non pesano»
Stephen Miran (Ansa)
L’uomo di Trump alla Fed: «I dazi abbassano il deficit. Se in futuro dovessero incidere sui prezzi, la variazione sarebbe una tantum».

È l’uomo di Donald Trump alla Fed. Lo scorso agosto, il presidente americano lo ha infatti designato come membro del Board of Governors della banca centrale statunitense in sostituzione della dimissionaria Adriana Kugler: una nomina che è stata confermata dal Senato a settembre. Quello di Stephen Miran è d’altronde un nome noto. Fino all’incarico attuale, era stato presidente del Council of Economic Advisors della Casa Bianca e, in tale veste, era stato uno dei principali architetti della politica dei dazi, promossa da Trump.

Edicola Verità | la rassegna stampa del 10 novembre

Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 10 novembre con Carlo Cambi

Martin Sellner: «Vi spiego la remigrazione e perché attuarla è possibile»
Martin Sellner (Ansa)
Parla il saggista austriaco che l’ha teorizzata: «Prima vanno rimpatriati i clandestini, poi chi commette reati. E la cittadinanza va concessa solo a chi si assimila davvero».

Per qualcuno Martin Sellner, saggista e attivista austriaco, è un pericoloso razzista. Per molti altri, invece, è colui che ha individuato una via per la salvezza dell’Europa. Fatto sta che il suo libro (Remigrazione: una proposta, edito in Italia da Passaggio al bosco) è stato discusso un po’ ovunque in Occidente, anche laddove si è fatto di tutto per oscurarlo.

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