2022-01-20
Selezione dei no vax, Pregliasco insiste: «Hanno male ai piedi? Sopporteranno»
Fabrizio Pregliasco (Ansa)
Il direttore dell’istituto Galeazzi rivendica il rifiuto di operare pazienti non vaccinati con la terza dose: «Possono resistere ancora, speriamo che l’ondata finisca». Ma le patologie per cui nega le cure sono dolorose e invalidanti. E i pm lo convocano.Dopo il servizio mostrato martedì sera a Fuori dal coro, su Rete 4, e i nostri articoli di ieri, Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano, ha inviato all’Ansa una breve comunicazione. Ha dichiarato che nel suo ospedale «sono stati riprogrammati e posticipati gli interventi non urgenti, come ad esempio l’alluce valgo che coinvolgono pazienti con fragilità, tra cui quelli sprovvisti di green pass rafforzato». In sostanza, il noto medico (che ieri è stato sentito anche in Procura sul merito della faccenda) ha confermato che i pazienti non vaccinati, o bivaccinati sprovvisti della terza dose, non vengono operati. Riteniamo che, per giustificare una decisione tanto drammatica, non bastino poche parole un po’ superficiali. Così abbiamo chiesto ulteriori spiegazioni al diretto interessato, che cortesemente ci ha risposto al telefono. Riportiamo di seguito (con piccoli tagli) la conversazione che abbiamo avuto con lui.Professor Pregliasco, ce la spiega questa storia delle cure negate a chi non ha la terza dose?«Ma non è vera».Come non è vera?«Abbiamo l’ospedale con 22 pazienti Covid, abbiamo dieci persone in area grigia, accettiamo tutti. Abbiamo posticipato sulla base di una serie di criteri di fragilità alcuni interventi come l’alluce valgo. Questo perché abbiamo anche 100 posti letto in meno, dobbiamo riorganizzare l’ospedale e metterlo in sicurezza. Avere 100 posti in meno significa essere in difficoltà a far fronte a una serie di interventi che invece garantiamo per tutti a prescindere dalle condizioni». Tra i «criteri di fragilità», così li ha chiamati, considerate anche il non aver fatto la terza dose. «Dobbiamo fare delle scelte. Abbiamo una richiesta pazzesca e facciamo delle valutazioni rispetto alla fragilità cardiologica, a situazioni che possono impegnare la terapia intensiva… L’alluce valgo se sei fragile è questo il momento di farlo? No! Lasciamo spazio per mantenere l’operatività». Ripeto: considerate fragile chi non ha la terza dose?«Chi non ha la terza dose è una persona che rischia di più di potersi infettare in ospedale. Noi seguiamo tutte le prassi e le procedure e quindi davvero…».Però nessuna struttura ha fatto scelte del genere, il vostro è un bel salto in avanti…«Abbiamo 100 posti letto in meno, capisce? Cento posti letto in meno».Questo l’ho capito.«Eh, allora perché dovete sempre essere così…». Perché voi dite a persone che magari aspettano da due anni, e che sono in lista, che saranno retrocesse. «No, rimandiamo il loro intervento al prima possibile». Così magari aspettano un altro anno. «Non è detto... Speriamo che l’ondata finisca…».Dottore, alcune delle persone a cui avete rimandato gli interventi non hanno 50 anni, dunque non sono nemmeno obbligate a vaccinarsi. Non le sembra ingiusto selezionare i pazienti sulla base di questi criteri? Stiamo parlando di persone che pagano le tasse, che hanno diritto a essere assistite…«Ma ce l’avranno sicuramente. Venite qui a vedere le difficoltà riguardanti il personale, gli spazi, materiali, il tempo e la stanchezza delle persone…».Capisco la stanchezza, il personale eccetera. Però non potete far scontare queste carenze a certi pazienti…«L’alluce valgo è una cosa che può aspettare un anno».Sì, però il vostro criterio di selezione non è l’alluce valgo: è la terza dose. Ovvero: chi deve operarsi per l’alluce valgo e ha la terza dose va avanti rispetto a chi non ha la terza dose. «Abbiamo solo rispostato alcuni soggetti. Non vedo questo elemento discriminatorio. E poi sono fragili perché in un contesto ospedaliero c’è la possibilità che si infettino». Di infettarsi può succedere anche a uno che ha fatto il richiamo del vaccino. Qui stiamo parlando di persone che vengono danneggiate. Che un paziente abbia l’alluce valgo o un problema al ginocchio, se sta aspettando da tanto tempo non è giusto che gli passi davanti un altro nella sua stessa condizione solo perché ha fatto la terza dose.«Abbiamo una lista micidiale che fatichiamo a rispettare, tant’è che molti pazienti sono andati da altre parti. Stiamo facendo scalare tutti i pazienti. E comunque tutto rientra nei Lea, nelle nostre possibilità». Ci sono altri ospedali che agiscono come voi?«Non lo so».Lei insiste sulla fragilità. Se arrivasse un paziente obeso lo rimandereste indietro? «Se ha dei problemi sì, c’è una classificazione anestesiologica…». Però le classificazioni anestesiologiche non c’entrano con chi non ha fatto la terza dose. Avete rimandato indietro una signora che di dosi ne aveva due.«Probabilmente erano due dosi vecchie. Un sacco di casi vengono ripianificati normalmente in funzione degli spazi operatori e del resto». A me sembra che trattiate chi non ha la terza dose come se fosse un criminale. O peggio. «Ma no, cosa c’entra. Questa persona aspetterà un mese in più e farà l’intervento quando saremo più tranquilli, affronteremo anche il suo caso con maggiore serenità e più rilassatezza».Intanto però le persone continuano ad avere problemi. E non si tratta soltanto di pazienti con l’alluce valgo. «Parliamo di persone con alluce valgo o poco più. Se hai un po’ di mal di piedi te lo tieni per un mese in più, cosa dobbiamo fare?». In ogni caso, non risulta che altri abbiano agito come voi. «Non sarete andati a cercarli perché io faccio più notizia».In verità siamo andati a cercarli ma per ora non ci risultano. E non ci risulta nemmeno che ci siano linee guida del ministero che invitino a fare questo tipo di selezione. «Ci sono indicazioni generali che lasciano al direttore sanitario libertà di azione, libertà di organizzare il lavoro nel modo migliore possibile». La decisione quindi è stata sua.«Rientra nel mio ambito di azione. Preferisco garantire interventi più urgenti e più importanti». Ai vaccinati.«No, a tutti». Diciamo che gli interventi «un po’ meno urgenti» li garantite ai vaccinati. «Quelli molto meno urgenti, quelli non urgenti. Parliamo per lo più di situazioni irrisorie, in cui ritardare non mette in discussione l’esito…». Ci permettiamo di ricordare che, tra le «situazioni irrisorie» di cui parla il professore, ci sono anche quella di un ragazzo di 24 anni che, per via di un problema al polso, non riesce nemmeno a tenere in mano una bottiglietta d’acqua, figuriamoci a lavorare, e il caso di una signora che da due anni soffre di continui dolori al piede.