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Sei rifugiati su dieci sono finti e devono essere espulsi

Scusateci, ma non siamo imbecilli. Ho sentito con le mie orecchie Laura Boldrini, poco più di un anno fa, ripetere a una plaudente platea milanese che non esisteva alcuna «emergenza immigrati». Adesso il sindaco di Milano Beppe Sala viene a dirci, tramite letterina stampata ieri da Repubblica, che «in tema di immigrazione è tempo di prendere atto che le condizioni intorno a noi sono profondamente mutate. Non definiamola più emergenza», pontifica il primo cittadino democratico, «oggi siamo nel pieno di una dolorosa, costante problematica da gestire». Se siamo passati da una «non emergenza» a qualcosa di peggio dell'emergenza, significa che qualcuno ci ha nascosto un passaggio. Significa che la Boldrini e gli altri volonterosi Profeti dell'accoglienza attualmente al potere hanno consapevolmente mentito, salvo venire a piagnucolare oggi sostenendo che gli stranieri sono troppi e non riusciamo più ad accoglierli.

Il milanese Beppe Sala, nella sua filippica, mena fendenti a vuoto contro l'Unione europea che «non riesce a controllare i flussi in partenza» e «non riesce a gestire qui le persone che arrivano». Che l'Europa sia totalmente imbelle di fronte all'Invasione è evidente da mesi, e Sala dovrebbe prendersela piuttosto con i suoi capoccia al governo, a cominciare da Matteo Renzi e Angelino Alfano. I quali sono rimasti appesi a Bruxelles come cagnolini al guinzaglio: vertice dopo vertice dopo vertice, ci hanno propinato la fiera dell'inutilità e delle parole vuote. Intanto, le nostre frontiere restavano spalancate. I dati ministeriali aggiornati a ieri parlano chiaro: dal 1 gennaio del 2016 sono arrivati qui 130.561 immigrati, il 5,53% in più rispetto all'anno precedente. Attualmente, nelle strutture d'accoglienza sparse sul territorio italiano ospitiamo quasi 160.000 stranieri, per lo più in Lombardia (13% del totale, al secondo posto la Sicilia con il 9%).

In luglio e in agosto, le autorità italiane hanno esaminato circa 13 mila richieste di asilo politico. Sapete quanti sono coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato? Il 6% dei richiedenti. Gli stranieri che non hanno diritto di restare qui sono il 58%. Vuol dire che la maggioranza degli sbarcati è composta da clandestini, non da «profughi». I quali, a differenza del passato, non ci fanno nemmeno la cortesia di andarsene in altri Paesi, visto che intorno a noi le frontiere sono blindate praticamente ovunque. Già, perché altri Stati europei si sono attrezzati: vacante l'Ue, hanno fatto da soli. Noi no: siamo rimasti in attesa del miracolo di Bruxelles.

Giusto ieri il governo ha dato segni di attività cerebrale e ha annunciato che intende creare una «cabina di regia a Palazzo Chigi» per gestire l'emergenza immigrazione (quella che non esisteva...). Possono creare tutte le cabine che vogliono, comprese cabine telefoniche e cabine armadio. Ma è evidente che non serviranno a nulla, almeno fino a che la parola d'ordine resterà «accoglienza».

Del resto, l'apertura delle frontiere è il diktat che giunge dall'alto. Ieri a New York, l'Onu ha organizzato il primo «summit sui rifugiati e migranti» della sua storia, tra gli invitati figuravano anche Renzi e Alfano. La preoccupazione principale del Segretario generale dell'Onu è la seguente: «Rispondere alla crescente xenofobia e trasformare la paura in speranza». Che commozione, il cuore già ci ballonzola nel petto. «Migranti e rifugiati non sono un peso», ha aggiunto Ban Ki-Moon, «ma un grande potenziale, se solo venisse sbloccato. Dobbiamo cambiare il modo in cui pensiamo a migranti e rifugiati». Di che cosa si lamenta, allora, il povero Beppe Sala? Con tutto il «potenziale» che ha a disposizione per Milano, dovrebbe gongolare. Idem per i cittadini di Como: festeggino, poiché la loro stazione, da settimane, è ricca di un enorme «potenziale» sotto forma di immigrati che bivaccano.

Non siamo imbecilli, dicevamo. Però ci trattano come tali. Adesso, da sinistra, sfoderano la faccia cattiva. Ma, nella realtà, nulla cambia. Ieri il premier britannico Theresa May ha fatto sapere ai signori delle Nazioni Unite che il suo Paese ha «il diritto di proteggere le frontiere». Sapete che cosa ha detto Renzi, invece? Primo: che non esistono legami fra immigrazione e terrorismo, affermazione smentita dai fatti accaduti più o meno in ogni Stato europeo. Poi, il premier ha spiegato che «se l'Europa continua così, noi dovremo organizzarci in modo autonomo sull'immigrazione». Forse a Matteo è sfuggito un particolare: stiamo già facendo da soli. Infatti gli immigrati li prendiamo praticamente tutti noi.

«Ho provato anch’io un “Truman Show”»
Giovanna Rei (Getty Images)
L’attrice napoletana Giovanna Rei: «Ne “Il Protagonista” facevo credere a un ragazzo di amarlo, ho vissuto una vita fittizia per un mese Fu uno scherzo terribile. Carlo Vanzina ha cambiato la mia esistenza, al suo funerale ho pianto come a quello di mio nonno»

Giovanna Rei è un’attrice che ha conosciuto la grande notorietà, senza inseguirla, spesso quasi per caso, ma non hai mai avuto paura di fare un passo indietro pur di difendere se stessa e la sua vita. È appena apparsa nella serie tv Noi del Rione Sanità di Luca Miniero, trasmessa da Rai 1 con ottimi riscontri di pubblico. Una buona occasione per fare il punto sulla sua carriera.

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Il Gourmet Bus porta in giro le eccellenze della nostra tradizione culinaria. A bordo nella sosta romana il ministro Santanchè: «Noi meglio dei francesi, ma siamo disuniti».

Se pochi giorni fa qualcuno avesse sottovalutato lo storico riconoscimento che l’Unesco ha accordato alla cucina italiana, da quest’anno patrimonio culturale immateriale globale, è il ministro del Turismo Daniela Santanchè, a bordo del Gourmet Bus, a spiegare cosa significhi: «Non è soltanto una questione di immagine, che pur è importante, ma di numeri, perché aiuta e fa crescere il valore delle nostre aziende, dei nostri ristoratori e si traduce in posti di lavoro stabili. Nel settore del turismo abbiamo ancora molti lavoratori stagionali che vorremmo stabilizzati. Grazie a riconoscimenti come questo potranno lavorare di più, anche 12 mesi l’anno». Non solo: secondo le associazioni di settore il titolo riconosciuto dall’Unesco potrà determinare nell’arco di due anni un incremento dei flussi turistici fino all’8%, pari a circa 18 milioni di pernottamenti aggiuntivi.

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Bottiglie di spumante a rischio col regolamento Ue sugli imballaggi
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Per il consorzio del riciclo, le norme in discussione penalizzano i contenitori di vetro scuro e spesso, tipici ad esempio del Prosecco e fondamentali per il metodo classico. Un regalo agli Stati del Nord, senza vino.

Messaggio in bottiglia da Bruxelles: per boicottare il vino ci occupiamo del vetro, così come suggerito dai tedeschi. Cancellare le bottiglie scure in vetro pesante vuol dire impedire che in Europa si producano spumanti, a cominciare dallo Champagne, e olio extravergine di oliva. Vuol dire sottrarre all’Ue un ammontare di esportazioni che vale circa 11 miliardi (8 dagli spumanti, 3 dall’extravergine). Tutto perché nella nuova direttiva sugli imballaggi, figlia del Green deal (che è durissimo a morire), c’è scritto: «Entro il 2030 un imballaggio o una bottiglia costituiti per più del 30% del proprio peso da materiale non riciclabile non può più essere messo in commercio». È il seguito del regolamento sugli imballaggi che si pensava fosse stato accantonato: prevede che il vuoto a perdere sia riciclato al 90%, però si continua a discutere se debba invece essere del tutto abolito (si fa fatica a pensare che uno vada - tanto per restare nel vino - a Beaune a farsi rabboccare La Tâche o da Antinori a chiedere di fare il pieno di Solaia), e ancora se debbano andare fuori commercio le bottiglie che pesano più di 700 grammi.

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«Porterò in Senato il caso di Andrea, ferito dai rapinatori e mai risarcito»
Maurizio Gasparri (Ansa)
Maurizio Gasparri: «Sono gravemente indignato. Lui e i suoi genitori meritano la tutela negata dalle lungaggini della burocrazia».

Fuori è già Natale. Ma dentro la casa della famiglia Furlan, a Padova, non ci sono addobbi. L’ultima volta che mamma Cristina e papà Fabiano hanno fatto l’albero era il 2013. Pochi giorni dopo, la sera del 14 dicembre, un bandito entra in un supermercato e spara a suo figlio Andrea, allora ventitreenne, assunto al Prix Quality Spa di Albignasego da appena due mesi.

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