2023-03-07
La seconda vita in tv dei nonni di Hollywood
Robert De Niro, Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger e Harrison Ford (Ansa)
Sylvester Stallone con «Tulsa King», Harrison Ford con «1923», Arnold Schwarzenegger con «Fubar» e Robert De Niro con «Zero Day». Il poker di pesi massimi over 70 per la prima volta recita in una serie in streaming. Un modo per allungarsi la carriera, certo, ma i risultati sono pregevoli.I debutti sono avvenuti quasi in simultanea, vecchie glorie decise a darsi un tono nuovo attraverso la televisione. Sylvester Stallone, Harrison Ford, Robert De Niro e Arnold Schwarzenegger, carriere intere spese a rifiutare l’impegno della serialità, sembrano averlo deciso insieme di ravvedersi. Di provare a fare quello che, a poco a poco, ogni attore hollywoodiano sta accettando di fare: integrare il cinema con la televisione, consapevole di come oggi ci sia più cura nella serialità che in tante sale. Stallone, 77 anni a luglio, è stato il primo ad accettare una parte da protagonista in una serie televisiva. Tulsa King, di cui è già stata annunciata la seconda stagione, ha debuttato su Paramount+ a gennaio. Le critiche sono state entusiaste. Sly, cui una (piccola) parte del pubblico ha voluto rimproverare la sostanziale unicità delle interpretazioni, sostenendo che l’attore sia sempre vittima e prigioniero di uno stesso ruolo, è riuscito a dare spessore e profondità al suo Dwight Manfredi, «il Generale» per la mala newyorchese. Manfredi è stato a lungo il braccio destro di Pete Invernizzi, boss della mafia a New York. Poi, un omicidio lo ha costretto a 25 anni di carcere. Non lo ha commesso, ma se ne è addossato la colpa e quel che è seguito è stato un silenzio fedele. Il Generale non ha tradito, ma obbedito. Eppure, all’uscita dal carcere, non c’è stata fanfara o riconoscenza ad aspettarlo. Manfredi è stato spedito a Tulsa, in Oklahoma, con la scusa di un incarico importante. Invernizzi gli ha detto di aver bisogno di una mappatura del territorio: Manfredi avrebbe dovuto studiare la criminalità locale e capire quali affari si potessero fare nel Sud. Ma dietro la richiesta non c’è mai stata fiducia. Tulsa, per il Generale, sarebbe stata l’isola di Sant’Elena. Ma, dal luogo del suo esilio, Manfredi ha deciso di ricominciare. E ricominciare alla maniera di Stallone. Tulsa King, come tanti film di Sly, quasi tutti a onor del vero, è la storia di un riscatto e di una vendetta. È arricchita da un conflitto generazionale. Manfredi è ormai vecchio e il mondo lo ha conosciuto solo fino agli anni Novanta. Il progresso tecnologico, Internet, gli smartphone, la geolocalizzazione se li è persi. Deve ritrovarsi come uomo e, pure, ritrovare con il resto del mondo un contatto presente. Lo stesso tipo di contatto, profondo e concreto, che dovrà trovare anche Robert De Niro, 79 anni. Ultimo in linea temporale ad aver dato il beneplacito ad un progetto televisivo, De Niro è stato ufficializzato come produttore e protagonista di Zero Day, serie Netflix in sei episodi descritta come «un thriller cospirativo sagace e avvincente». «Come possiamo trovare la verità in un mondo in crisi, che sembra essere lacerato da forze fuori dal nostro controllo? E in un’epoca piena di teorie cospirative e sotterfugi, quante di queste forze sono frutto della nostra stessa azione, forse anche della nostra stessa immaginazione?», recita la sinossi dello show, cui ad oggi non è stata affibbiata una data di uscita. De Niro esordirà su Netflix in un futuro ancora privo di dettagli. Arnold Schwarzenegger, invece, lo farà il 25 maggio prossimo. L’ex governatore della California, 75 anni, sarà protagonista di Fubar, una serie in otto episodi che promette di mescolare ai toni tipici del thriller - la suspense, l’azione, l’incedere avvolgente che sanno avere i film di spionaggio - i temi cari alle commedie familiari. Sarà un padre, coinvolto insieme alla figlia in una storia strana, con la Cia da una parte e le dinamiche genitoriali dall’altro. «Ovunque io vada le persone mi chiedono quando rifarò un’altra grande commedia d’azione come True Lies. Bene, eccola qui: Fubar vi prenderà a calci in culo e vi farà ridere molto più a lungo di un film. Adesso avete un’intera stagione a disposizione», ha dichiarato a TvLine Schwarzenegger, il cui debutto è stato anticipato da un altro esordio hollywoodiano, un’altra prima volta, un altro pezzo di storia del cinema prestato alla televisione. Harrison Ford, 81 anni a luglio, ha deciso di accettare la parte del protagonista in 1923, nuovo prequel di Yellowstone, e una parte in Shrinking, serie di Apple Tv+. «La risposta più semplice è probabilmente anche la più sincera: dopo due anni passati a poltrire durante il Covid, e dopo aver aspettato un bel po' di anni per l’inizio del nuovo Indiana Jones, non ho lavorato quanto avrei voluto e volevo fare cose diverse. Così è arrivato [Shrinking] e poi, molto rapidamente, 1923. Ho accettato il lavoro senza leggere la sceneggiatura per entrambi, confidando che le persone che avevano creato quei progetti me ne avrebbero consegnata una valida», ha spiegato all’Hollywood Reporter l’attore, giustificando così la scelta di debuttare in due diverse serie televisive, consegnandosi ad un impegno lungo e professionalmente oneroso. Ford, la cui 1923 è stata confermata per una seconda stagione, ha detto non essersi «reso conto di quanto lavoro sarebbe stato necessario per 1923, ma credo assolutamente che ne sia valsa la pena […] La serie parla della trasformazione di un luogo naturale in una città e delle conseguenze per la natura e per le persone che vi abitano. Ne parla con reale comprensione e complessità. Sono colpito da quanto sia coerente con quello che penso - o quello che avrei potuto pensare se fossi stato un allevatore con la stessa personalità nel 1923».