2020-09-03
Se non ci si arrende arriva la fatwa. «Chi va in piazza è un negazionista»
Achille Abboud, NurPhoto via Getty Images
Nonostante le proteste di chi ha subito davvero l'Olocausto, la sinistra scaglia il termine su chi è scettico sui toni allarmanti. Fanno i monopolisti della scienza per bollare gli altri come «nazisti malati di mente». Giuseppe Sermonti, un grande scienziato che non si è mai fatto accecare dall'ideologia, fu tra i primi a notare un cambiamento di paradigma nella scienza moderna. «Il pensiero scientifico, che spiritualmente era stato il rifiuto di una soggezione, la ribellione al consueto, produce sul piano pratico una forma di oppressione servile», scrisse in un bel libro uscito nel lontano 1974. Già allora egli aveva previsto quanto sta accadendo oggi. Di questi tempi «La Scienza» viene utilizzata come un maglio da sbattere in testa all'avversario politico per disintegrarlo o, per lo meno, ridurlo al silenzio. Si dimentica che la scienza è, prima di tutto, un metodo con cui indagare la realtà, e la si trasforma in una entità astratta i cui pronunciamenti sono analoghi a quelli del «Ministero della Verità» di orwelliana memoria. Chi non si sottomette a «La Scienza» è un pericoloso sovversivo, un barbaro, un negazionista e, in ultima analisi, un fascista. Questa è la tesi che, da qualche tempo, affiora dai livorosi scritti degli illuminati progressisti di casa nostra. Ieri, ad esempio, Ezio Mauro ha dedicato uno smisurato editoriale agli «inganni dei negazionisti». Già l'utilizzo del termine «negazionista» è odioso, poiché crea una relazione diretta con l'Olocausto, e colloca chi parla del coronavirus sullo stesso piano di chi vorrebbe cancellare lo sterminio degli ebrei. Non per nulla, alla fine di agosto, la presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, si è espressa in modo chiaro: «Faccio un appello a partiti politici e giornali», ha detto. «Negazionismo, lager e campi di concentramento usiamoli per indicare il concetto originario per cui sono destinati. Altrimenti si relativizza la memoria e si svilisce la storia». Ovviamente nessuno l'ha ascoltata, e tutti continuano tranquillamente a discettare di «negazionisti del Covid». Ora però è stato compiuto un passo ulteriore. Con particolare insistenza i media fanno notare la presenza alle manifestazioni «No mask» in giro per l'Europa di «estremisti di destra». Ieri La Stampa raccontava di «neonazisti mimetizzati con i simboli dell'Impero tedesco» presenti in gran numero alla sfilata «anti Covid» berlinese. Ne deriva una duplice demonizzazione: non solo gli attivisti negano il Covid, ma sono pure nazisti, il massimo dell'infamia. A smentire questa ricostruzione basterebbe citare la presenza ai vari cortei europei di personalità come Piers Corbyn, fratello del sinistrissimo Jeremy, e Robert Kennedy Jr, non certo un nazista. Tuttavia, se il bersaglio dell'ostilità progressista fossero alcuni sciamannati con le croci di ferro, non ci sarebbe motivo per scaldarsi. Il fatto, però, è che la polemica sul «negazionismo» riguarda un numero molto più ampio di persone, cioè chiunque abbia un approccio critico all'emergenza sanitaria. Nel calderone ribollente di odio in cui rimesta Ezio Mauro, per dire, finiscono tanto i «medici contro il terrorismo Covid» quanto «il popolo delle mamme». Poi «ecologisti, vegani, omeopati, No vax, terrapiattisti, naturopati» e, ovviamente, «militanti dell'ultradestra». Ecco la prima mossa: confondere le acque. Il progressista semplifica, elimina le sfumature. E in un attimo il semplice cittadino dubbioso diventa un ottuso terrapiattista. Critichi «le costrizioni e coartazioni del regime sanitario»? Negazionista. Non ti piace il modo in cui il governo ha gestito la pandemia? Negazionista. Nella realtà, però - con l'eccezione di una infima minoranza - nessuno nega che il virus esista. Semmai, c'è chi avanza dubbi - più che ragionevoli - sul modo in cui viene trattata la pratica Covid. Graziano Onder, dell'Istituto superiore di sanità, ha dichiarato al Corriere della Sera che «il coronavirus non miete più vittime e che siamo tornati ai numeri di gennaio-febbraio quando l'epidemia non era ancora cominciata». È un fatto, non un vaneggiamento nazista. Quindi affermare che a livello politico e mediatico si stiano esasperando i toni per scopi opachi non è «negazionismo», bensì sacrosanto esercizio del senso critico e della libertà di espressione. Tali distinzioni, però, il progressista le spazza via. Egli descrive tutti come «negazionisti», salvo ovviamente chi il virus lo ha negato davvero, almeno per un periodo (tipo il sindaco democratici di Bergamo e il segretario del Pd che invitavano i cittadini a fare aperitivi nel momento topico della pandemia).Una volta che, nell'immaginario collettivo, tutti gli oppositori sono identificati come «negazionisti», si procede alla loro demolizione. Mauro ci informa che i suddetti negazionisti hanno «una struttura cognitiva basata sul complotto», vivono una «allucinazione», esaltano l'ignoranza, sono plagiati come i membri di una setta, sono egoisti e «truffano sé stessi». Sono, in buona sostanza, malati di mente. È difficile non vedere, qui, la patologizzazione dell'avversario, ovvero un tratto peculiare del regime sovietico in cui il dissenso era considerato malattia mentale. Ma eccoci al colpo finale. A dimostrazione del fatto che il negazionista è pazzo, si chiama in causa l'autorità suprema. Secondo Mauro, i No Covid negano «la scienza, la ricerca, la medicina, quella cultura scientifica che è un prodotto del progresso e delle modernità». Piccolo problema: «La Scienza» non è un testo sacro come il Corano, che non si può modificare né interpretare. La scienza, da sempre, procede per tentativi ed errori, non per nulla i numerosi scienziati apparsi in televisione nei mesi scorsi avevano spesso e volentieri opinioni diverse, talvolta in netto contrasto. Ma, di nuovo, al progressista non importa. Egli ha sostituito al metodo scientifico «La Scienza», il nuovo Leviatano. E chi non si sottomette viene screditato. Il primario non allineato? Figurarsi, mica è uno scienziato quello. Ecco come agiscono: semplificano, screditano e condannano. E che gli infedeli tremino di fronte agli ayatollah de «La Scienza», inflessibile padrona delle nostre vite.