2020-05-23
In odio a Salvini, censurano Mattarella
Giovedì ho atteso invano che i principali siti d'informazione riprendessero la notizia delle chat in cui importanti rappresentanti della magistratura dicevano che si doveva colpire il ministro dell'Interno. Che venga alla luce come le mosse di alcune toghe siano dettate da un orientamento politico e non giudiziario non è cosa che si possa leggere tutti i giorni. Lo scoop della Verità, con le frasi di Luca Palamara e altri giudici contro Matteo Salvini, non è invece balzato in testa alla homepage delle versioni web dei più importanti quotidiani, come sarebbe stato da aspettarsi, visto che si stava parlando della necessità di colpire un leader dell'opposizione e che le intercettazioni risalivano al periodo in cui questi era vicepremier e responsabile della sicurezza degli italiani. Ma non solo non è diventata la notizia del giorno: i giornaloni (...) (...) addirittura l'hanno ignorata. E così in gran parte ha fatto, tranne rare eccezioni, pure la politica. Se si tolgono le dichiarazioni del grillino Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, e del capogruppo al Senato di Italia viva, Davide Faraone, in Parlamento se ne sono stati quasi tutti zitti, evitando di commentare. E dire che in passato le principali testate avevano pubblicato numerosi articoli dedicati proprio a Palamara. L'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati e leader sindacale di Unicost, una delle più importanti correnti delle toghe, era stato intercettato mentre parlava di nomine ai vertici degli uffici giudiziari e ciò aveva suscitato scandalo, tanto da indurre una serie di componenti del Csm a dimettersi. Le trame del pm e dei suoi interlocutori erano state ritenute incompatibili con il ruolo di autonomia e terzietà che i giudici devono avere per rispetto della Costituzione. Dunque, via tutti i protagonisti di questa brutta storia e grande indignazione della grande stampa nazionale, i cui titoli disgustati hanno prodotto un tale terremoto da cambiare gli equilibri del Consiglio superiore della magistratura. Se prima dello scandalo originato dai discorsi di Palamara la maggioranza del parlamentino dei giudici era moderata, poi, dopo le dimissioni e il reintegro dei posti resi vacanti, è diventata di sinistra e da quel momento si è provveduto a nominare i vertici di varie Procure.Tutto chiaro fin qua? Bene, dal periodo del grande sdegno un anno è passato e gli atti del procedimento che aveva consentito di ascoltare Palamara e i suoi amici sono stati depositati. Così si scopre che non c'erano solo le chiacchiere venute alla luce e La Verità pubblica le nuove carte, rivelando pressioni, sollecitazioni, raccomandazioni di magistrati che erano rimaste in ombra, perché ciò che i giornaloni avevano reso noto nel maggio del 2019 era una ricostruzione parziale di ciò che passava tra le mani dell'ex capo dell'Anm. E così arriviamo anche ai discorsi su Matteo Salvini, un leader da colpire secondo Palamara, a prescindere dalla fondatezza delle accuse che sulla Gregoretti, la nave con a bordo i migranti fermata al largo delle coste italiane, gli vengono mosse. Roba da far saltare sulla sedia chiunque abbia a cuore i principi costituzionali di separazione dei poteri, la democrazia. Far fuori per via giudiziaria un ministro dell'Interno è un'operazione inquietante e che a pensarlo e sostenerlo in una chat di magistrati sia stato il capo di una corrente delle toghe è ancora più allarmante. Prova ne sia che ieri Matteo Salvini, una volta letta La Verità, si è rivolto al capo dello Stato, chiedendogli di garantire un processo equo e non viziato da pregiudizi politici, e Sergio Mattarella gli ha risposto. Ecco, ad esclusione di un paio di testate, di questa faccenda ieri non c'era traccia in prima pagina su nessun giornale nazionale. Qualche raro articolo si poteva rintracciare all'interno, in qualche caso addirittura ridotto a minuscolo trafiletto come sul Corriere della Sera, ma nessuna indignazione, nessun allarme, nessuna richiesta di far luce sull'accaduto.Silenziosa pure la politica. Quel Matteo Renzi che qualche mese fa denunciava l'aggressione della magistratura perché la sua fondazione era stata passata al setaccio e in Parlamento rivendicava il primato della politica e l'invasione di campo dei giudici solo perché un'inchiesta sfiorava gli amici suoi, è stato muto come un pesce, forse troppo stanco dopo le innumerevoli piroette che lo hanno portato dal minacciare una crisi di governo per le riforme del ministro Alfonso Bonafede al difendere il ministro Bonafede medesimo.La conclusione è ovvia: ci sono notizie che si danno e si commentano con sdegno sollecitando misure per ripristinare lo stato di diritto e ci sono notizie che si nascondono e non si commentano per colpire un avversario politico. Testate e teste del piffero unite nella lotta.
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Un uomo ha travolto pedoni e ciclisti gridando «Allahu Akbar» sull’isola d’Oléron, nella Francia occidentale. Dieci feriti, tre gravi. Arrestato dopo aver tentato di incendiare l’auto con bombole di gas. Indagine per tentato omicidio, esclusa per ora la pista terroristica.