In odio a Salvini, censurano Mattarella

In odio a Salvini, censurano Mattarella
Sergio Mattarella (Ansa)
Giovedì ho atteso invano che i principali siti d'informazione riprendessero la notizia delle chat in cui importanti rappresentanti della magistratura dicevano che si doveva colpire il ministro dell'Interno. Che venga alla luce come le mosse di alcune toghe siano dettate da un orientamento politico e non giudiziario non è cosa che si possa leggere tutti i giorni. Lo scoop della Verità, con le frasi di Luca Palamara e altri giudici contro Matteo Salvini, non è invece balzato in testa alla homepage delle versioni web dei più importanti quotidiani, come sarebbe stato da aspettarsi, visto che si stava parlando della necessità di colpire un leader dell'opposizione e che le intercettazioni risalivano al periodo in cui questi era vicepremier e responsabile della sicurezza degli italiani. Ma non solo non è diventata la notizia del giorno: i giornaloni (...)
Wembanyama, l’unicorno per il circo Nba
Victor Wembanyama (Ansa)
Non ci sono sorprese, al draft di questa estate la prima scelta sarà il francese di 19 anni: è alto 2,19 metri e ha un’apertura di braccia di 2,35. A differenza degli altri giganti della lega, bestioni dinoccolati e lenti, corre e sa tirare. LeBron James: «È un alieno».
«Ragazze elettriche», la serie tv che tratta l'uguaglianza di genere senza scadere nella retorica
«The power» (Amazon Prime Video)

Naomi Alderman, vincitrice nel 2017 del Baileys Women’s Prize, in Ragazze Elettriche (The Power), al debutto oggi su Amazon Prime Video, ha dimostrato, e senza inciampare nelle proprie bandiere, che non c’è differenza fra l’uomo e la donna, ma un’uguaglianza destinata a inchiodare entrambi al ruolo di carnefici.

Franceschini in manovra sulla Siae. Fa gola il patrimonio immobiliare
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Scatta l’allarme per l’attivismo dell’ex ministro. E nel dietro le quinte riecco Filippo Sugar.
Smemoranda, il tracollo dell’impero rosso
Gino e Michele (Getty Images)
Il gruppo della storica agenda e del marchio Zelig sull’orlo del fallimento: investimenti errati, stipendi d’oro e spese pazze hanno spolpato l’azienda. I debiti della creatura di Gino e Michele ammontano a 40 milioni. Dipendenti rimasti senza contributi.
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