2022-02-01
Se lo subisce, a Di Maio il «vaffa» non piace
Nella lotta per bande cui si sono ridotti i 5 stelle, il ministro e i suoi denunciano gli attacchi sui social delle falangi che difendono Giuseppe Conte. Peccato che il Movimento abbia fatto strada attaccando i nemici con account anonimi e «tweet bombing». Lamentarsene ora fa ridere.«Macchina del fango», «strategia dell’odio», «tweet-bombing». Tutto quest’armamentario internettiano contro un uomo solo: Luigino Di Maio. Fa davvero male vedere uno dei leader storici dei 5 stelle vittima di una presunta «aggressione», condotta attraverso i social e con l’uso di account falsi. «Questa ripugnante caccia all’uomo verso Luigi Di Maio deve finire e non è degna dei nostri valori», protesta Manlio Di Stefano, sottosegretario grillino agli Esteri, nel giorno in cui esplode la resa dei conti tra i vertici del Movimento per cercare di capire chi ha fatto peggio, in occasione dell’elezione del capo dello Stato. Volano gli stracci online, insomma, e il reggente della Farnesina si trova travolto con gli stessi mezzi che il M5s ha sempre saputo usare, fin dai tempi degli algoritmi della Casaleggio e associati e dei «Vaffaday» di Beppe Grillo.Tutta colpa di un hashtag, «DiMaioOut», di qualche evidente «bot» (programmi robot che s’introducono sui social spacciandosi per interazioni umane) e di centinaia di profili fake pilotati, tutti con la medesima analisi politica della sconfitta Quirinale: Di Maio avrebbe giocato contro Conte, indebolendo tutto il Movimento. «Questa tremenda macchina del fango contro Luigi Di Maio va assolutamente fermata. Ingiurie e account fake sui social creati ad hoc per spargere odio sono assolutamente inaccettabili», attacca su Facebook Andrea Caso. «Sappiamo bene che l’odio genera altro odio e può sfociare in pericolose escalation che vanno evitate ad ogni costo», spiega il deputato di Pozzuoli, che prima, nella vita, faceva il consulente tributario. Gli fa eco da Tropea Dalia Nesci, sottosegretaria per il Sud: «Contro Luigi Di Maio è partita un’ignobile macchina del fango. Sui social si è scatenato un clima inaccettabile nei confronti di Luigi, bersaglio di account fake pilotati». Mentre il messinese Francesco D’Uva, via Twitter, protesta e ammonisce: «Ritengo inaccettabile l’utilizzo di bot e profili falsi contro @luigidimaio (...) Alimentare una macchina del fango contro chi esprime opinioni critiche e chiede un confronto è uno spettacolo poco edificante e ingenera un clima d’odio che nessuno merita». Già, il «clima d’odio» e il twitteraggio, guarda chi si rivede. Brevissima rassegna d’archivio. L’8 ottobre 2013 M5s scatena un mail bombing e una campagna via Twitter dal titolo «#IostoconFico», per difendere il futuro presidente della Camera, all’epoca presidente della Vigilanza Rai, dalla richiesta di dimissioni del Pd e del Pdl. Il 12 aprile del 2014, M5s invita «i cittadini» a bombardare di mail i senatori del Pd in vista di un voto sull’innalzamento delle pene per il reato di voto di scambio. Il simpatico slogan è «fuorilamafiadalloStato». Il 31 dicembre 2018 parte, sempre dalla formidabile macchina da guerra online dei grillini, un «tweet bombing» per difendere il ministro Elisabetta Trenta dalle voci di rimpasto. Il 28 luglio del 2017, Stefania Pezzopane, del Pd, denunciava invece che, insieme ad altri deputati del suo partito, era stata oggetto di «insulti, aggressioni verbali e di mail bombing carichi di minacce» da parte dei primi No vax. «Purtroppo credo che questo sia il risultato dell’odio coltivato da chi si è lanciato in politica proclamando il Vaffaday», aggiungeva Pezzopane. Per carità, non erano tutti esempi di puro odio politico e sicuramente non c’erano di mezzo bot e account falsi, ma la sensazione è che una certa nemesi torni ad abbattersi sui capi del Movimento. Intanto, la polarizzazione tra Conte e Di Maio si acuisce anche nelle parole di chi sembra voler mettere pace. È il caso di Alessandra Todde, battagliero viceministro dello Sviluppo economico e vicepresidente dei 5 stelle, che fa sapere di aver «apprezzato il metodo inclusivo e trasparente che Giuseppe Conte ha proposto per il Quirinale» e sottolinea come «Di Maio ha partecipato a tutti gli incontri e le sue posizioni sono state discusse e sintetizzate da Conte che è il leader politico legittimato«. Insomma, si spacca anche l’ala governista del Movimento. Con Giuseppi si schiera anche Carlo Sibilia, sottosegretario al Ministero dell’Interno che ormai parla con la saggezza di un prefetto: «Ci sono emergenze in corso nel Paese ed è necessario lavorare uniti: nel M5s e dentro il campo progressista, seguendo il percorso avviato da Conte». A favore di Conte si fa vivo anche Alessandro Di Battista, che al Fatto racconta che «Luigi pensa solo al suo potere». Poi, al ministro degli Esteri arriva anche la solidarietà «anti-odio» di Renato Brunetta e Maria Elena Boschi, noti francescani della politica. E dal «fango» si passa alla maionese.