2020-01-14
Se l’Europa non pratica la libertà, muore
Una delle principali eredità di Roger Scruton, «il più grande filosofo conservatore», rimarrà la difesa dell'identità occidentale: «Ieri era messa a rischio dalla dittatura comunista, crollata con il Muro di Berlino. Oggi è insidiata dal pensiero unico buonista».Pubblichiamo l'intervento di sir Roger Scruton - filosofo, polemista, studioso di estetica e di teoria politica, spentosi domenica scorsa nella sua Inghilterra all'età di 75 anni - scritto per il volume Sopra le rovine. Pensieri forti a 30 anni dal collasso del comunismo, curato dal vicedirettore della Verità, Francesco Borgonovo, e dall'eurodeputato di Fdi, Carlo Fidanza, per il trentennale della caduta del muro di Berlino. Anche da queste brevi righe emerge con forza uno degli architravi del pensiero scrutoniano, ovvero la difesa senza sosta della libertà della persona di fronte a qualsiasi tentativo di massificazione o di oppressione culturale. In questo caso, contro il moloch comunista che ha oppresso coscienze e soppresso milioni di esistenze durante i decenni della dittatura del Partito comunista nel Secondo dopoguerra. Tra i temi di interesse di quello che è stato definito in vita «il principale pensatore conservatore» (collaboratore della prima ora della Verità), non potevano mancare questioni cruciali per l'Occidente come il rapporto con il fenomeno dell'immigrazione di massa, la difesa delle radici culturali e e l'identità delle nazioni e dei popoli europei. Un crogiolo di stimoli e forze centrifughe che gli aveva fatto coniare il termine «oicofobia» (dei termini greci «casa» e «paura»), parola che il filosofo utilizzava per indicare «il disprezzo verso sé stessa e la propria cultura», patologia che ammorba la società europea contemporanea, che nel tentativo disperato di non discriminare il diverso (in ogni sua manifestazione, da quella religiosa a quella sessuale) sopprime e castra le proprie radici culturali fondative, liberali e cristiane. Il rapporto remissivo delle istituzioni politiche ed europee europee con l'islam più violento e militante ne è un esempio di scuola. Trenta anni fa il dominio del Partito comunista sull'Europa centro-orientale è crollato bruscamente. I Paesi che erano stati schiavi del Partito e dei suoi capi supremi sovietici sono ora nelle mani di giovani professionisti e politici democraticamente eletti, molti dei quali non hanno esperienza diretta della tirannia insidiosa che ha quasi distrutto il modo di vivere europeo. E guardiamo indietro come attraverso un abisso invalicabile, a quei giorni prima della caduta del muro, quando metà della popolazione europea viveva come se fosse confinata in una prigione.Non dovremmo dimenticare l'immensa sofferenza imposta all'Europa dal Partito comunista. Né dovremmo considerarlo come un evento strano, un improbabile incidente della storia di cui non abbiamo più bisogno di temere. Ciò che accadde sulla scia della Seconda guerra mondiale fu pianificato e voluto; incarnò un enorme sforzo di organizzazione politica, teoria politica e propaganda ideologica. Scrittori, artisti, studiosi; politici, giornalisti, burocrati - persone di ogni estrazione sociale sono state assunte per la causa comunista e hanno lavorato per garantirne il successo. La visione di sinistra del mondo, secondo la quale l'uguaglianza è lo scopo di tutto l'ordine politico, trionfò nella cultura europea e creò scuse per la tirannia condotta nel suo nome. La persecuzione dei dissidenti nella metà orientale del nostro continente è stata quindi accompagnata da un uguale disprezzo per quelli nella metà occidentale che hanno resistito alle ortodossie socialiste.Dobbiamo onorare coloro che hanno rovesciato la tirannia comunista 30 anni fa. E il modo migliore per farlo è rivolgere i nostri pensieri verso il vero ideale europeo, che è l'ideale della libertà. La prosperità e la responsabilità arrivano quando le persone sono libere di vivere come vogliono, facendo affidamento sulle proprie iniziative. Dovremmo sostenere questo tipo di libertà e lavorare per liberare la nostra eredità europea dall'agenda in costante evoluzione dei guerrieri della «giustizia sociale» che - in nome dell'uguaglianza - stanno ancora una volta minacciando le libertà da cui dipende la nostra eredità politica.