2022-02-27
Se il sultano interdice il passaggio può innescare un effetto domino
Lo stop è lecito in periodi bellici. Attriti con Mosca però coinvolgerebbero la Nato.Dall’inizio dell’invasione russa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sta facendo ampio uso di Twitter per raccontare sia la guerra sia i suoi contatti con i leader del mondo. In quest’ultimo caso lo fa per riportare i colloqui, spesso scrivendo prima della controparte.Venerdì l’ha fatto con Mario Draghi, dopo una telefonata per chiarire quello che è stato definito un «malinteso di comunicazioni» avvenuto venerdì e in cui il presidente del Consiglio ha ribadito «che l’Italia appoggia e appoggerà in pieno la linea dell’Unione europea sulle sanzioni alla Russia, incluse quelle nell’ambito Swift». E l’ha fatto anche con Recep Tayyip Erdogan. «Ringrazio il mio amico, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il popolo turco per il loro forte sostegno», ha scritto Zelensky su Twitter. «Il divieto di passaggio delle navi da guerra russe nel Mar Nero e un significativo supporto militare e umanitario per l’Ucraina sono oggi estremamente importanti. Il popolo ucraino non lo dimenticherà mai!».Ma dopo quel tweet si è verificata una corsa dei diplomatici turchi a chiarire: Erdogan, che ieri ha invitato l’omologo russo Vladimir Putin ad Ankara per discutere la situazione in Ucraina, non ha affatto promesso a Zelensky che la Turchia avrebbe chiuso alle navi da guerra russe gli stretti dei Dardanelli e del Bosforo che portano al Mar Nero, nei cui porti le forze russe sono sbarcate nei giorni scorsi.Ieri sera, mentre La Verità andava in stampa, una decisione non era stata ancora presa, scrivevano i giornali turchi. La partita per la Turchia è complessa: basti pensare che è membro della Nato ma ogni anno importa 26 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia sui 60 totali.Secondo il portale web Middle East Eye, il tweet di Zelensky potrebbe essere stato un modo per forzare la mano alla Turchia, che in base alla Convenzione di Montreux del 1936 ha il controllo sul passaggio delle navi tra il Mediterraneo e il Mar Nero.Venerdì Mevlut Cavusoglu, ministro degli Esteri turco, aveva dichiarato che la Turchia non può impedire alle navi da guerra russe di accedere al Mar Nero attraverso gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli come ha richiesto l’Ucraina, proprio a causa di una clausola della Convenzione di Montreux, che consente alle navi di tornare alla loro base.Il ministro degli Esteri turco aveva aggiunto un dettaglio, che rappresenta la chiave di volta della questione degli stretti: gli esperti legali turchi stanno ancora cercando di determinare se il conflitto in Ucraina possa essere definito una guerra. In quel caso, infatti, Ankara potrebbe invocare i mandati della convenzione. Tradotto: se la Turchia dichiara che quella in Ucraina è una guerra, allora può chiudere Bosforo e Dardanelli.Ciò, però, potrebbe innescare un pericolosissimo effetto domino - ed Erdogan lo sa bene. Mosca potrebbe identificare una simile decisione come atto di guerra. Ma dichiarare guerra alla Turchia, cioè un Paese Nato, farebbe scattare l’articolo 5 del Patto atlantico, che regola la risposta militare collettiva e congiunta di tutti i membri nel caso in cui uno di loro sia sotto attacco. E allora ci troveremmo in una situazione di conflitto globale. Siamo - o almeno speriamo di essere - nel terreno della fantageopolitica.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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