2019-06-10
Se il capo dei vescovi diventa don Patrimoniale
Segnalo un grave infortunio in cui sono incorsi i colleghi di Repubblica. Ieri in prima pagina campeggiava a caratteri cubitali il seguente titolo: «Non divideranno i cattolici dal Papa». Sommario: «Dopo i crocifissi di Salvini, monito del capo dei vescovi, il cardinal Bassetti». Come si usa fare in molti giornali, il testo dell'intervista iniziava all'interno e però a pagina 7, dove avrebbe dovuto trovarsi il colloquio con il presidente della Cei, compariva un botta e risposta con un signore che dichiarava di essere Gualtiero Bassetti, ma in realtà sospettiamo che si trattasse di Carlo Cottarelli, il presidente dell'Osservatorio sui conti pubblici. L'uomo presentato come numero uno dei vescovi, infatti, nell'intervista parlava di tutto - di manovra finanziaria e di politica - tranne che di fede. Nessun cenno a politiche per le famiglie, utero in affitto, unioni civili. Sui conti pubblici ammoniva la classe politica, non senza aver ricordato che «l'Italia rimane un Paese solido e ricco». Però, spiegava, si tratta di stabilire come distribuire la ricchezza, perché secondo un Bassetti declinato in versione Maurizio Landini, «bisogna insistere sul principio inderogabile della giustizia fiscale e sociale». Infatti, secondo il cardinal Cottarelli, «il debito pubblico non è un'invenzione del demonio, ma è frutto di tante nostre miserie. Scambiare l'oggi per il domani e sperperare denaro che non c'è, significherebbe uccidere la speranza dei nostri giovani».Dal pulpito del prelato-economista-sindacalista veniva dunque indicata la retta via: «Va rovesciata la logica politica fino a dire: dobbiamo tutti fare sacrifici, scegliamo le priorità e mettiamo al loro servizio solo ricchezza vera, non altro debito». Tradotta in parole comprensibili, la predica aveva una sola chiave interpretativa: bisogna fare una patrimoniale.Che cosa c'entri un cardinale con le politiche di bilancio non è chiarissimo, tuttavia un fatto balzava all'occhio leggendo il colloquio riportato da Repubblica, ed è che le parole pronunciate dal presidente dell'Osservatorio dei conti pubblici camuffato da vescovo somigliavano in tutto e per tutto a quelle che quasi quotidianamente ci giungono da vari Moscovici e Verhofstadt. Ma cosa c'entra la Cei con Bruxelles, ossia con un'Europa che non ha voluto mettere nella sua Costituzione alcun riferimento cristiano? A dire il vero niente, ma monsignor Moscovici non si è limitato a parlare di conti pubblici. Come da tradizione del commissario Ue, ha voluto dire la sua anche su Matteo Salvini, reo di baciare il crocifisso. Eh già. Se un capo dei vescovi incontra un tizio che porta la croce e che nei suoi discorsi la indica come punto di riferimento della propria azione, omaggiandola, non può che rimanerne inorridito. E infatti l'alto prelato manifesta tutto il suo sgomento di fronte al capo della Lega con il rosario in mano. Certo, meglio dialogare con chi impugna falce e martello, oppure con chi i crocifissi li vuole togliere da ogni luogo pubblico.Tornando all'intervista, il cardinale che si indigna davanti a un politico con la croce, ovviamente trova il tempo di parlare con Repubblica anche di immigrati e qui sembra di ascoltare Laura Boldrini in versione maschile e con la porpora: «La solidarietà non è un'opera pia, ma una necessità democratica, una priorità civile; salvare vite umane non è un gesto di generosità, ma la via per salvare la dignità della propria umanità». Il discorso pare la copia un po' più articolata dello slogan della sinistra che tifa Forza immigrazione, ossia «Restiamo umani», quasi che tutti quelli che non tifino per gli extracomunitari non siano da considerarsi umani.Alla fine della paginata di intervista con un capo dei vescovi che discetta di debito, immigrati e Salvini, si capisce una cosa, ossia che per parlare di italiani, di fede e della necessità di avvicinare i fedeli alla Chiesa non c'è stato tempo. Sarà per quello che le chiese si svuotano? Oppure sarà perché, come ha spiegato proprio la stessa Repubblica qualche giorno prima, i cattolici in Italia preferiscono ascoltare Salvini che Bassetti? Una cosa è certa, ed è che nonostante l'elemosiniere del Papa regali la corrente agli abusivi (a spese dell'azienda elettrica romana), le finanze del Vaticano non rischiano la procedura d'infrazione anche se sono venuti meno i 35 euro a migrante pagati dallo Stato.
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Charlie Kirk (Getty Images)