2022-09-13
Se c’è la Meloni, Letta non abbaia al fascismo
Giorgia Meloni ed Enrico Letta (Ansa)
Nel confronto con la leader del centrodestra, il capo del Pd scorda gli allarmi democratici, difende l’Europa e rilancia lo ius scholae. La presidente di Fdi attacca Bruxelles sull’energia. Matteo Salvini intanto pressa sullo scostamento. Ma su Kiev dice: «La difenderemo».Il confronto politico meno atteso di sempre, quello andato in onda ieri pomeriggio su Corriere.it tra Enrico Letta e Giorgia Meloni, rispecchia quello che è stato fino a ora il leitmotiv (anzi il lettmotiv) della campagna elettorale: il segretario del Pd dimesso, rassegnato, dedica la maggior parte del suo tempo a parlare di Ungheria, gira intorno all’argomento «destra pericolosa» e avendo la leader di Fdi al suo fianco evita di parlare di rischio fascismo, argomento propagandistico al quale non credono più neanche i più irriducibili tra i pochi elettori rimasti ai dem. La Meloni, da parte sua, dimostra di avere le idee più chiare sui programmi e le cose da fare, si vede che si è preparata meglio del suo avversario, anche perché, al di là del dibattito, sa che l’aspetta la responsabilità di governare l’Italia in un periodo difficilissimo, e dunque sta studiando le soluzioni possibili ai mille problemi che la aspettano.Toni civili e distesi, per certi tratti soporiferi: su diversi temi la Meloni e Letta dicono sostanzialmente le stesse cose, a partire come noto dal posizionamento internazionale (entrambi spingono su atlantismo, europeismo, fermezza sulle sanzioni alla Russia). «Non abbiamo mai mollato», dice Letta, «siamo sempre stati tenacemente a favore della resistenza ucraina. L’unico modo per difenderla erano le sanzioni e devono rimanere»; «L’Italia», afferma la Meloni, «deve difendere i valori occidentali della libertà e della democrazia. Non abbiamo avuto nessuna titubanza a schierarci contro l’invasione russa. Le parole di Silvio Berlusconi e di Matteo Salvini sulle sanzioni? Nel programma del centrodestra ci sono parole chiare e quelle contano. Letta», rimarca la Meloni, riferendosi alla posizione di Sinistra italiana, contraria all’invio di armi e alle sanzioni, «ci dica perché non ha posto il tema ai suoi alleati circa lo stop dell’invio delle armi. Nel nostro programma non c’è nulla contro le sanzioni».Sul posizionamento in Europa, affiora qualche differenza: «Davvero», si chiede la Meloni, «un’unione nata come Comunità del carbone dell'acciaio si può dire che abbia fatto perfettamente il suo lavoro se ora si trova in difficoltà su materie prime ed energia. Siamo per il principio di sussidiarietà: non faccia Bruxelles quello che Roma può fare da sola e Roma non faccia da sola quello che può fare meglio l’Unione europea»; «Se l’Europa non funziona», argomenta Letta, «è perché ci sono Paesi che vogliono il diritto di veto. Bisogna poter decidere a maggioranza. Ungheria e Polonia hanno fatto di tutto per frenare Next generation Eu. Bisogna arrivare a poter intervenire efficacemente in tutti campi: la salute, il sociale, una politica migratoria comune». Come affrontare il caro bollette? Giorgia Meloni insiste sul «no» allo scostamento di bilancio: «Il tema del disaccoppiamento tra costo del gas e dell’energia», spiega la leader di Fdi, «si può affrontare anche a livello nazionale, se l’Europa non arriva in tempo. Non so perché non è stato fatto». Letta propone «il raddoppio del credito d’imposta dal 25% al 50% per le imprese energivore e per le altre dal 15% al 30%; e l’introduzione delle bollette luce sociale per dare alle famiglie con Isee più basse di affrontare la crisi. Questo ha un senso se c’è un tetto al prezzo al livello Ue». Anche il segretario del Pd è favorevole al disaccoppiamento del prezzo del gas da quello delle altre energie.Un po’ di vivacità sull’immigrazione: la Meloni non parla mai di blocco navale, Letta lo sottolinea. «Durante la pandemia», argomenta la leader di Fdi, «si sono bloccati i corridoi verdi e si è fatta una sanatoria di chi era entrato nel Paese irregolarmente. Ci vuole una missione europea per trattare con i governi nordafricani per impedire le partenze dei barconi e per aprire in Africa degli hotspot per la gestione dei migranti, che vanno redistribuiti tra i Paesi dell’Ue». Letta, da parte sua, torna alla carica con lo ius scholae. Per il resto, calma piatta: del resto il confronto lo hanno voluto tutti e due, per polarizzare il voto sulle rispettive forze politiche mettendo in ombra i rispettivi alleati. Salvini, da parte sua, punzecchia la Meloni: «La preoccupazione degli italiani», dice il leader della Lega nel corso di un convegno a Firenze, «in questo momento sono le bollette. Si devono mettere sul tavolo 30 miliardi di euro a debito adesso per aiutare gli italiani a pagare le bollette, non capisco perché l’amica Giorgia su questo tentenni». Salvini ieri si è recato a Marina di Carrara, dove l’altro ieri alcuni militanti della Lega sono stati aggrediti mentre allestivano un gazebo da una cinquantina di anarchici. Per il resto, la giornata politica di ieri ha fatto registrare un secco «no» da parte di Giuseppe Conte alla proposta di Andrea Orlando, ministro del Lavoro dem, di rimettere in piedi il famigerato «campo largo» con Terzo polo e M5s dopo le elezioni.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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