2025-01-25
Ponte culturale con l’Algeria anche se tiene prigioniero uno scrittore fuori dal coro
Alessandro Giuli, ministro della Cultura (Getty Images)
Il ministro Giuli ha stretto rapporti con il Paese nordafricano nelle cui carceri, però, è rinchiuso Boualem Sansal. La sua colpa? Essere un arabo che attacca gli islamisti.È senz’altro molto positivo che l’Italia inizi a rivolgersi al Mediterraneo con piglio diverso, a stabilire rapporti solidi con un’area a cui ci legano la storia e l’interesse geopolitico. E, dunque, è estremamente interessante la rete di relazioni che il governo sta costruendo con l’Algeria, le quali vanno perfino oltre il pur fondamentale scambio di energia.Nei giorni scorsi il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, si è recato nel Paese nordafricano dove ha visto il suo omologo Zohir Ballalou per una serie «intensa di incontri bilaterali per rafforzare la cooperazione sui temi della valorizzazione del patrimonio artistico e archeologico». Al termine della visita, il ministro ha spiegato che «l’Italia è legata all’Algeria da un’antica amicizia e considera il Paese nordafricano strategico per sviluppare un nuovo modello di cooperazione basato sul rispetto e il mutuo beneficio. È questo lo spirito del piano Mattei per l’Africa promosso dal governo Meloni che vede impegnato il ministero della Cultura nell’avviare i primi grandi progetti di cooperazione internazionale. E nessuna crescita economica può essere davvero sostenibile senza un parallelo sviluppo culturale».Parole ben condivisibili e da accogliere con favore. Così come non si può non apprezzare l’organizzazione della mostra «L’arte italiana moderna nella collezione del museo pubblico nazionale di belle arti». È con iniziative come queste che si alimenta il prestigio di una nazione e si estende la sua influenza culturale, cosa che potrebbe anche avere ricadute positive sulle future migrazioni.Apprendiamo, poi, che «nel corso della due giorni di dialogo istituzionale, si è parlato anche di rafforzamento della cooperazione in campo cinematografico. Il ministro Ballalou ha lanciato un appello agli investitori italiani del settore cinema e non solo a esplorare le opportunità offerte dal nuovo quadro giuridico per gli investimenti nel loro Paese». Di nuovo, tutto bellissimo. Ci permettiamo, tuttavia, di rimarcare che in questa sinfonia vi è una nota dissonante.C’è una vicenda che riguarda l’ambito culturale la quale non può e non dovrebbe passare sotto silenzio. E cioè il fatto che dal 16 novembre scorso nelle carceri algerine è rinchiuso uno scrittore chiamato Boualem Sansal. Ha 75 anni, non gode di ottima salute e già a novembre il suo avvocato, François Zimeray, ha spiegato che si trova in carcere con l’accusa di aver «minato l’integrità del territorio nazionale»: un reato grave che potrebbe costargli l’ergastolo e perfino la pena di morte. La verità è che Sansal è in carcere a causa delle sue idee e dei suoi romanzi. Da parecchi anni vive come un sorvegliato speciale, ma coraggiosamente ha deciso di non lasciare la sua patria. Chi scrive, negli anni passati ne ha più volte raccontato le peripezie. È inviso agli islamisti perché li attacca nelle interviste e ha scritto persino un romanzo - 2084, edito in Italia da Neri Pozza - che immagina un governo totalitario musulmano costruendo una distopia molto più estrema di Sottomissione di Michel Houellebecq.Come ha scritto qualche giorno fa Giulio Meotti sul Foglio, «in Italia nessuno scrittore ha fatto appello per la sua liberazione. Neri Pozza, la sua casa editrice, è l’unica a chiederne il rilascio. Per il resto, un silenzio totale e imbarazzato, come se non si fosse neanche a conoscenza del suo caso. Lo scrittore algerino non è il candidato giusto per le campagne pubbliche: è arabo ma filoisraeliano, non edulcora l’islam, è di sinistra ma contro il woke, è un ateo ma piange il declino del cristianesimo europeo».A dirla tutta, romanzieri di primo piano come Salman Rushdie si sono mobilitati e sembra che anche Roberto Saviano abbia sposato la causa. Ma è vero che non c’è alcun clamore: Sansal sta in galera e non si respira grande disperazione dalle nostre parti. O, comunque, se ne respira molta meno di quella riservata a cause più profittevoli, dal Medio Oriente al green. Giovedì il Parlamento europeo ha votato una risoluzione transpartitica per chiederne la liberazione, dopo che molti leader francesi (tra cui Marine Le Pen ed Emmanuel Macron) si erano espressi a sostegno dello scrittore. Ventiquattro eurodeputati hanno votato contro, tra questi vari esponenti della sinistra radicale francese come Rima Hassan, di France insoumise, il partito di Jean-Luc Mélenchon.Che cosa stia accadendo è piuttosto ovvio: come spesso in casi del genere, la vicenda di Sansal è divenuta terreno di scontro tra Francia e Algeria. Le questioni geopolitiche e i rapporti di potere prendono il sopravvento sugli ideali, la difesa della libertà di espressione e la tutela degli artisti. In queste condizioni, per l’Italia è molto complicato intervenire e di sicuro la realpolitik consiglia di tenersi lontanissimi da casi come questo, delicati e di difficile soluzione. Lo sappiamo: la storia non si fa con gli ideali ma con il realismo. Notiamo, tuttavia, che questo realismo non vale sempre. Per esempio abbiamo interrotto i rapporti con la Russia in nome della lotta a Vladimir Putin, ritenuto dagli intellettuali impegnati un super cattivo liberticida e crudele. Ma con l’Algeria non abbiamo problemi a firmare patti, a organizzare collaborazioni artistiche e cinematografiche, evitando accuratamente ogni riferimento allo scrittore recluso. Arriviamo a censurare scrittori e artisti russi in nome della democrazia liberale, poi ci dimentichiamo regolarmente degli oppressori con cui ci conviene tenere un basso profilo (vedi l’Azerbaijan che ha perseguitato migliaia e migliaia di armeni senza che volasse una mosca).Nulla di strano, per carità: così funziona il mondo. È bene ricordarselo, però, così ogni volta che faremo la morale a questo o quel regime ci ricorderemo di quanto sia doppia la nostra, di morale. E di quanto poco ci interessino la libertà e la cultura quando c’è il potere di mezzo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.