2022-05-22
Scoprire la felicità all’ombra dei faggi che si nutrono di sole e di pioggia
La storia di due gemelle dai capelli rossi e della vita che le ha fatte allontanare per poi ritrovarsi. Come tronchi fusi insieme.Sono cresciute sempre insieme. Le due gemelle dai capelli rossi sono sempre state incollate, l’una all’altra. I genitori inizialmente hanno cercato di seguire i consigli di quel dottore che in televisione andava a spiegare come dovessero comportarsi nel caso di figli gemelli, soprattutto come nel loro caso monozigoti, ovvero nati dallo stesso seme, e non figli di semi diversi. I gemelli, o le gemelle, nate dallo stesso seme tendono a capirsi, a cercarsi, a imitarsi maggiormente rispetto a coloro che sono dizigoti. Poiché ereditano gli stessi caratteri psicosomatici dei genitori sono molto simili. Se cresciuti in un ambiente familiare e scolastico che favorisce la loro armonia, i gemelli monozigoti potrebbero sviluppare una dipendenza reciproca che li unirebbe per tutta la vita. Al tempo, ai suoi genitori questa era sembrata una prospettiva auspicabile, poi aveva iniziato a presentare alcune caratteristiche inquietanti, come quando ridevano nello stesso modo, o meglio una delle due, il carattere apparentemente meno forte, aveva imparato a ridere come la gemella, per non differenziarsi. Si vestivano uguali e scuola ovviamente c’era chi le prendeva in giro. Siedevano sempre vicine, anche in autobus, o al cinema. Si interessavano delle stesse cose, ascoltavano gli stessi cd e quando Erika, la maggiore, nata pochi minuti prima, leggeva un libro, poi l’avrebbe letto anche la minore, Maggie, sempre che non lo leggessero insieme, sdraiate sull’amaca in giardino o nel lettone in camera. Due bambine, due ragazzine, due adolescenti, due giovani donne, tutta la loro vita si era sviluppata in questo modo. Poi si è presentata una frattura, uno di quegli episodi che cambiano per sempre la vita delle persone. In autostrada un tir aveva perso il controllo e sotto le sue ruote c’era finita la berlina di papà. Un colpo secco, e per fortuna le due figlie erano rimaste a casa. Ma fu lo stesso terribile, lo si può facilmente immaginare. Le parole qui non potrebbero dirci nient’altro. Da quando i loro genitori sono morti in quell’incidente le due ragazze hanno sentito di doversi costruire una nuova e propria realtà, potendolo fare hanno abbandonato la vecchia casa e sono andate a vivere in città, acquistando un appartamento. Volevano tagliare con tutti i ricordi che li legava a quelle quattro pareti e al giardino dove papà aveva costruito loro un’altalena. Era troppo doloroso rivivere quotidianamente quelle struggenti nostalgie. E così se ne sono andate, i ricordi non li puoi certo distruggere, o rimuovere, ma bisogna andare avanti e in quella casa loro due, Erika e Maggie, non credevano di riuscire a farlo. Così sono venute in centro.La tragedia si era presentata nella loro vita negli anni in cui i desideri di diversificarsi si erano fatti furiosi, era bastato frequentare due ragazzi diversi per allontanarsi quel tanto che le aveva rese quasi estranee: i primi vestiti diversi, musiche, fumetti, romanzi, esperienze distinte. Improvvisamente ciascuna poteva diventare una donna a proprio modo. Ma poi quell’improvviso inatteso ha azzerato tutto, hanno dovuto chiudere con gli svaghi per ritrovarsi e non perdersi. Ma le esperienze non sono andate perdute perché ciascuna ha fatto conoscere all’altra quel che avevano vissuto separatamente. Ed era anche divertente. Gli anni sono dunque passati, entrambe si sono laureate in fisica e sono diventate ricercatrici all’università. In genere i fratelli e le sorelle vengono avviati a carriere professionali distinte ma nel loro caso, nel loro unico speciale caso, anche il consiglio di facoltà fece un’eccezione, pur di non perdere la loro passione e la loro unicità. E così, tra un impegno e l’altro, Erika e Maggie sono diventate donne adulte, due splendide trentenni sempre vestite, o quasi, uguali.Ad un certo punto, quando la loro vita professionale si è stabilizzata hanno iniziato a salire in montagne tutti i fine settimana, amano andare nelle valli alpine, il sabato partono dopo pranzo, entro sera sono su, spesso in una malga, in un rifugio di quelli comodi dove puoi arrivare direttamente in automobile, in un alberghetto. Cena super sostanziosa e la mattina alzataccia sul presto, poco prima dell’alba, per andare a camminare lungo i sentieri, riempirsi gli occhi e le orecchie di natura e i polmoni di aria buona. Silenziosamente risalgano i tornanti sterrati, Maggie ha più gamba di Erika, così spesso la aspetta quando arriva vicino ad un ruscello o a una fonte. Cercano di salire insieme ma ogni tanto Erika si ferma, lei ha sviluppato una passione per la fotografia, mentre Maggie preferisce guardare. Che ci trovi poi di così interessante da star lì a fotografare! Non le vedi le cose come sono? Ecco quindi che qualche differenza, nonostante tutto, tra di loro, si è pure innestata.Ogni tanto incontrano alberi che le assomigliano. O loro assomigliano a questi alberi. Sono sempre alberi abbastanza grossi, coi tronchi fusi insieme. Talora si tratta di conifere, col grosso tronco aderente, dalle quali ad un certo punto si riconoscono gli alberi originali, i due diversi fusti a «v». Altre volte sono faggi, con queste crescite che nel tempo si sono fuse insieme, diventando alberi dalle chiome vaste. Le due gemelle adorano sedersi ai piedi di questi grandi faggi: la loro robustezza è visibile non soltanto nelle dimensioni, quei quattro o cinque metri di circonferenze del tronco. C’è una possanza che si emana dal modo in cui le cortecce appariscono, così ampie, così marmoree, così lisce al tatto. E poi i grossi rami che si sollevano ampliandosi, tutte quelle foglie che vestono il bosco di luce. Erika e Maggie si sentono figlie della terra quando si riposano ai piedi di un grande faggio, socchiudono gli occhi e quasi si rivedono bambine che si tengono per mano accanto ai loro compianti genitori, mamma e papà, che in queste visioni sono ancora lì vivi con loro, tutti insieme, tutti una famiglia unita che si vuole bene. La loro idea di felicità dopotutto è questa: ritrovarsi come quando erano bambine circondate dall’affetto di chi le ha messe al mondo. In questi boschi alpini le gemelle si trovano a casa, rivivono per qualche attimo questa lieta fantasia. La felicità non è mica per tutti chissà quale traguardo, c’è anche chi si accontenta di cose semplici, come fanno i faggi che si nutrono di sole e pioggia.