2023-03-10
La Schlein pensa a ius soli e nozze gay mentre è ostaggio dell’assemblea Pd
Elly Schlein (Imagoeconomica)
Alle primarie non è stato eletto il segretario, ma i delegati che domenica ratificheranno il voto: saranno loro a dettare le linea. Lei promette battaglie Lgbt ed eutanasia, ma può essere sostituita in ogni momento.La maggioranza degli italiani è convinta che il 26 febbraio gli iscritti e i simpatizzanti del Pd abbiano eletto il loro nuovo segretario. In realtà non è così, perché formalmente Elly Schlein non è stata eletta, ma solo indicata e la sua nomina verrà ratificata domenica prossima dalla nuova assemblea nazionale del partito. Nuova perché, sebbene nessuno o quasi dei votanti lo sapesse, mettendo la crocetta sul nome di Elly Schlein o di Stefano Bonaccini, 15 giorni fa sono stati scelti i 600 componenti dell’assemblea. Sì, all’insaputa di tutti o quasi, i votanti hanno nominato i vertici del partito. Vi pare impossibile? Beh, per rendersi conto che è possibilissimo basta andare su Facebook dove alcuni elettori a loro insaputa dell’assemblea, una volta scoperto il magheggio se ne sono lamentati. Bruno Marasà, che pure dice di aver votato la nuova segretaria e si rallegra per la sua vittoria, dice di essere meno contento del fatto che l’assemblea nazionale sia stata eletta «in modo clandestino, con nomi scelti a tavolino e non resi pubblici». Antonio Bernardi, sempre su Facebook, gli risponde che «mentre era chiaro il confronto tra Schlein e Bonaccini, misteriose restano le liste di coloro che comporranno la direzione nazionale. Che potranno sostenere o imbrigliare la leader e anche renderla un’anatra zoppa, fregando così anche gli elettori». In effetti, per un partito che si vanta ogni volta di coinvolgere iscritti e simpatizzanti e fa della trasparenza un suo credo, nascondere i nomi di chi si sta votando non è il massimo. Aggiungo che, a due giorni dalla convocazione dell’organismo che dovrà eleggere la segretaria, ancora non si sa da chi sia composto. Collegandosi al sito del Pd, si trova ancora la vecchia squadra, quella aggiornata al 22 novembre del 2022. E il sito Pagella politica pochi giorni fa segnalava che solo quattro federazioni regionali su venti avevano pubblicato sui loro siti ufficiali i nomi dei componenti della nuova assemblea nazionale.A qualche lettore tutto ciò potrebbe apparire una faccenda interna al partito. In realtà non è proprio così, perché l’assemblea nazionale - da statuto - esprime la linea politica del partito attraverso il voto di mozioni, ordini del giorno e risoluzioni. In altre parole, è l’organismo che detta la linea e se domani la Schlein perdesse la maggioranza all’interno dell’assemblea, sarebbe costretta ad adeguarsi o a dimettersi e spetterebbe all’assemblea nominare il nuovo segretario, come accadde con Renzi (fu sostituito con Maurizio Martina) e con Zingaretti (fu richiamato dalla Francia Enrico Letta). Insomma, pur se eletto in modo clandestino, all’insaputa dei suoi stessi elettori, si tratta dell’organismo chiave del partito. Conviene dunque capire un po’ di più chi siano i 600 eletti, perché da essi dipenderà il futuro del gruppo più influente dell’opposizione. Cominciamo con il chiarire che dei nuovi nominati (scelti come detto dai capicorrente e non dagli elettori) 333 sono attribuiti alla Schlein, 267 a Bonaccini. A questi 600 votati domenica 26 febbraio poi vanno aggiunti i membri di diritto, tra cui i segretari regionali, quelli provinciali, deputati, senatori, europarlamentari, presidenti di Regione, sindaci di città metropolitane e città capoluogo di provincia e di regione. A questi vanno aggiunti i membri non eletti, ma garantiti per diritto di tribuna, ovvero i supporter di Gianni Cuperlo e quelli di Paola De Micheli, i due candidati esclusi dalle primarie aperte. In totale, da 600 eletti si arriva a circa mille, 550 dei quali per Schlein, 450 per Bonaccini. Ma attenzione: la fiducia al segretario è votata solo dagli eletti e dai segretari regionali, con il risultato che il margine si assottiglia. Se poi si guarda alla direzione, che è quella che affianca la segretaria, i componenti dovrebbero essere 124, 60 dei quali indicati dall’assemblea in modo proporzionale (quindi, a spanne 28 Bonaccini e 32 Schlein), 4 nominati dalla circoscrizione estera (3 alla segretaria e uno al governatore) e 60 indicati dai livelli regionali, dove però le regole sono un po’ nebulose. Alla fine di questo complicato processo, la direzione dovrebbe prevedere 66 membri vicini a Schlein e 58 a favore di Bonaccini, ovvero una maggioranza un po’ stiracchiata, a cui basterebbe poco per ritrovarsi minoranza. Ieri Repubblica ha anticipato il programma della nuova segretaria. E nel pacchetto che Schlein lancerebbe domenica ci sarebbero, dopo le unioni civili, i matrimoni gay, il riconoscimento dei genitori gay, la legge contro l’omotransfobia, la legalizzazione della cannabis, lo ius soli e il suicidio assistito. In pratica, più che un suicidio assistito per il Pd sarebbe un suicidio garantito.