2023-04-29
La sinistra si arrenda. Schlein incarna il Pd che bada solo all’élite
Dopo l’intervista a «Vogue», c'è anche una parte di dem che ritira fuori un passato ideale fatto di periferie e operai.Sotto il trench, lo psicodramma. L’intervista con servizio fotografico incluso e le rivelazioni di Elly Schlein sulla sua armocromista da 300 euro l’ora - ma tariffa a forfait per il segretari* - hanno scatenato il più classico dei torcimenti di budella fra i progressisti, i quali hanno passato le ultime ore ad arrovellarsi morettianamente: ci si nota di più con il personal shopper o senza? Segue tristo spettacolo del partito unico mediatico-politico dilaniato dalle correnti. Il fedelissimo (fino al prossimo cambio di regime) Pier Francesco Majorino ha voluto tirare in ballo il patriarcato e le discriminazioni nei confronti delle donne, ovviamente per fuggire il più lontano possibile dalla lotta di classe nel guardaroba. A smentirlo ci ha pensato prontamente Matteo Renzi, ricordando che anche lui fu perculato per i tappeti rossicci che gli srotolò una rivista patinata: «Elly Schlein viene attaccata per l’intervista a Vogue», sostiene il Bomba. «Troppo pop, dicono i critici.Una decina d’anni fa fui attaccato per lo stesso motivo. Ovviamente quelli che dentro il Pd, allora, mi accusarono di personalismo, oggi plaudono alla svolta giovanile della segretaria. Ma questa è un’altra storia. Il punto per me è un altro. Trovo assurdo attaccare Schlein per la sua personal shopper o la sua armocromista. Sarò vecchia maniera, ma non mi interessa sapere quanto prende la sua consulente di immagine o chi la paga. A me interessa la politica».Tanto Majorino quanto Renzi fingono di non capire che la faccenda è, appunto, politica: può la pasionaria che si presenta come nuova paladina dei diritti degli oppressi chiacchierare amabilmente con una rivista considerata un po’ altoborghese e troppo Ztl? Sul tema, i democratici e i loro fiancheggiatori appaiono lacerati. Sulla Stampa, Maria Rosa Tomasello punzecchia scrivendo che «è lecito chiedersi chi siano le persone che il Pd di Elly intende rappresentare», se «i più fragili» oppure i privilegiati.L’imperdibile Massimo Gramellini, sul Corriere della sera infierisce su «Ztelly» e l’armonizzazione dei colori che sarebbe esattamente cosa per «un friggitore di salsicce della festa dell’Unità». Piacevole ironia, come no. Peccato che arrivi da un tale per cui la Ztl e le sue «lettrici forti dal pensiero debole» siano state la fortuna. Un tale che nella Ztl televisiva sta parcheggiato con l’auto elettrica giusto a lato di Fabio Fazio, particolare che dovrebbe sconsigliargli di pontificare sul popolo con chicchessia. A vederla così, persino quello svalvolato di Oliviero Toscani appare più coerente, perseverando indomito nella leccaculaggine. Si è limitato a dire che le foto uscite su Vogue «sono brutte. E ha sbagliato chi l’ha vestita. Lei è una ragazza in jeans e con le sue giacchettine, deve continuare così. È elegante, sobria, fresca. Ha stile. È sempre ben vestita».Forse Oliviero rosica perché gli scatti voleva farli lui, ma in fondo ha ragione. «Non si è mica fatta fotografare mentre beve champagne in una vasca d’oro», ha detto. «Non capisce molto di moda, si fa aiutare: può permetterselo. Siamo così provinciali da credere che questo sia un tradimento dei suoi valori?».E proprio qui sta il punto. Sarebbe anche ora di piantarla con questa pantomima sulla sinistra che dovrebbe riscoprire le periferie, tornare nelle fabbriche e occuparsi del disagio sociale. Michele Santoro lo ha gridato qualche sera fa su La7, ma senza rendersi conto della differenza che passa tra lui - tutto sommato un comunista - e il Partito democratico, cioè la sinistra. Lo studioso francese Jean-Claude Michéa, in tempi non sospetti, ha chiarito molto bene la differenza che passa tra le due condizioni: «L’idea di un anticapitalismo di sinistra (o di estrema sinistra) parrebbe improbabile come quella di un cattolicesimo rinnovato o rifondato che prescinda dalla natura divina del Cristo e dall’immortalità dell’anima». Culto del progresso e sinistra sono inscindibili dai tempi dell’Illuminismo ed è per lo meno ingenuo immaginare che possa esistere una sinistra in qualche modo conservatrice, cioè attenta a preservare il patrimonio della nazione.A ben vedere, i movimenti progressisti sono elitari da che mondo è mondo: è sempre un piccolo gruppo, una avanguardia a guidarli. Per un periodo, alle conquiste tecnologiche sono seguite importanti ondate emancipatorie di cui hanno in parte beneficiato anche le classi meno agiate. Ma da quando il progresso ha cominciato a mostrare con chiarezza il suo lato più oscuro e distruttivo, i più fragili ne sono stati travolti e la sinistra li ha abbandonati semplicemente perché non è a essi che risponde, non lo ha mai fatto. Negli ultimi trenta-quarant’anni, il processo si è fatto ancora più esplicito e i democratici - nel pieno dell’euforia liberale - hanno potuto manifestare pienamente sé stessi. Non hanno nulla a che spartire con le classi lavoratrici quasi ontologicamente, addirittura biologicamente. Incarnano e rappresentano un piccolo gruppo (sempre più esiguo) di benestanti e vincitori della globalizzazione. A cui si unisce una «classe aspirazionale» di perdenti che, però, sperano di salire di grado, tutto qui. Insistere sul ritorno nelle strade e nei quartieri è solo un modo per illudere chi ancora vagheggia un ritorno alle bandiere rosse e digerisce gli svarioni gender e multiculti in nome di un passato che non esiste più perché non è mai esistito davvero.Dal Sessantotto in avanti sono stati gli alto-borghesi e i loro figli a cementare l’egemonia culturale sinistrorsa e a occupare gli scranni del potere. Più di recente, alla guida del partitone dem si sono succeduti esponenti della nomenklatura, rampolli dell’aristocrazia politica con corredo di prodotti di laboratorio come le sardine, anch’esse movimento d’élite travestito da gregge suburbano. Nulla di sorprendente, dunque, se chi vuol parlare ai «moralmente superiori» (che sono economicamente superiori e non altro) cerca di apparire anche stilisticamente adeguato.La moda è un fondamentale tassello del mosaico culturale e tradizionale italiano e c’è persino qualcosa di dolcemente nazionalista nel concedersi qualche capo di qualità, anche costoso, confezionato nella Penisola. Purtroppo, la sinistra non può - per statuto - esibire nemmeno un pizzico di patriottismo tessile, dunque si rifugia nelle pantomime sull’occultamento della ricchezza fin troppo manifesta. Esageriamo: Schlein - a meno che non approfitti dei migranti per finanziarlo - sia pure libera di esercitare tutto il diritto all’eleganza che desidera. In fondo, la rivoluzione è - ed è sempre stata - un pranzo di gala.
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L’AIE cambia idea, niente picco di domanda. Tassonomia Ue, gas e nucleare restano. Stagione atlantica avara di uragani. La Germania chiede più quote di emissione. Cina in ritardo sul Net Zero. Maxi-diga in Etiopia.