2020-02-21
Scegliere i migliori e salvare i salari per i nostri «intellò» è un’apocalisse
Il programma per gli immigrati che Londra varerà nel 2021 ha anche il fine di evitare che i lavoratori stranieri a basso costo deprimano i compensi. Motivo del trionfo di Brexit e Tories. Che Francesco Merlo e Beppe Severgnini non capiscono.Nei talk show italiani, un po' tutti dicono di volere un sistema di immigrazione che consenta di «scegliere» chi arriva, in stretta correlazione con le reali esigenze del mercato del lavoro: a parole e in teoria, quindi, tutti d'accordo. Se però il Regno Unito lo fa per davvero, dando seguito a una delle ragioni per cui gli elettori hanno votato prima per Brexit e poi per i Tories, apriti cielo: scatta l'indignazione dei giornaloni, con coretto a cappella dell'Editorialista unico e dell'Inviato collettivo. Premessa: nemmeno i più feroci avversari di Boris Johnson hanno mai osato descriverlo come uno xenofobo. Notoriamente, Johnson ha forti tratti liberali nel suo conservatorismo: detesta l'immigrazione incontrollata, mentre incoraggia l'immigrazione legale. Il suo stesso governo, su una linea che contraddistingue i Conservatori da molti anni, ha figure chiave di origine non britannica: i nonni del non ancora quarantenne Cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak nacquero in Punjab (India), poi vissero in Africa orientale e arrivarono in Uk negli anni Sessanta; il Business secretary Alok Sharma, 52 anni, è nato in India, ed è arrivato nel Regno Unito con i suoi genitori quando aveva 5 anni; l'Attorney general Suella Braverman è una signora di 40 anni nata da genitori indiani, a loro volta transitati in Kenya e alle Mauritius e poi arrivati in Uk negli anni Sessanta. Tutte cose letteralmente impensabili in Italia, e testimonianza di un ascensore sociale che nel Regno Unito consente, anche in una generazione, carriere professionali e politiche eccezionali. Che cosa ha deciso il governo Johnson? Sulla base di un modello già usato in Australia e in Canada, ha varato un programma «a punti» che partirà a inizio 2021. Per entrare, devi avere 70 punti: conoscere la lingua (10), avere un'offerta di lavoro (20), una specializzazione (20), un salario di un certo livello (20), e così via. Già ci sono degli elementi di flessibilità: il salario può essere più basso in settori dove serve personale, e il possesso di particolari competenze e titoli può assicurare altri punti. Di più: la ministro dell'Interno Priti Patel ha annunciato che l'anno successivo, nel 2022, gli elementi di flessibilità cresceranno ancora. E giovani non britannici potranno entrare anche senza avere già un'offerta di lavoro, sulla base di altri punti «extra»: passate esperienze lavorative e particolari qualificazioni sul piano dell'istruzione.Primo obiettivo? Il governo di Londra non ha paura di dichiararlo: «Vogliamo che i migliori di tutto il mondo vengano qui. Non si tratta di chiudere le frontiere, ma di controllare chi arriva, e di cambiare il profilo dei lavoratori che arrivano mentre ne riduciamo il numero». Secondo obiettivo? Evitare che i lavoratori stranieri a basso costo deprimano il livello dei salari. Lo ha spiegato ieri sul Telegraph sir Iain Duncan Smith, figura di spicco dei Tories: «In nessun'epoca della nostra storia abbiamo accolto così tanti in così poco tempo: 1 milione di persone ogni 3 anni». Ma attenzione: «L'immigrazione incontrollata ha depresso i salari, visto che il lavoro a basso costo significava che i lavoratori britannici con una casa e una famiglia a carico non potevano competere» con i nuovi arrivati. Morale: il governo conservatore fa bene una cosa «di destra» (nel senso che spinge per la competizione e l'attrazione dei migliori) e insieme una «di sinistra» (nel senso che tutela la working class britannica e le classi medie e medio basse). Esattamente ciò per cui la maggioranza degli elettori ha voluto Brexit e ha votato Boris Johnson. Ma non ditelo a Beppe Severgnini, che ieri sul Corriere piangeva calde lacrime per la presunta futura scomparsa dei baristi e dei camerieri non britannici. Fedele a una profezia di sciagure che dura dal referendum Brexit, Severgnini ha augurato «Good luck, Britain: ne avrai bisogno». Come dire che i britannici si stanno scavando la fossa. Comicamente, un boxino nella stessa pagina indicava il rischio che un fidanzato italiano venisse diviso dalla fidanzatina inglese.Ma su Repubblica è andata peggio. Francesco Merlo, prima firma nelle giornate dedicate ai Grandi lutti, non si è risparmiato. Ecco un'antologia: «È uno shock di civiltà»; la Brexit come «un Grande Muro di Vergogna». Poco più avanti: «Finisce l'Inghilterra laboratorio della libertà e della civiltà occidentale». Fino all'Apocalisse conclusiva: «Nella Brexit a punti c'è la politica della paura, l'aumento degli hate crime, i crimini di odio razzista, le botte, le molestie, gli agguati, gli incendi, le minacce, gli accoltellamenti contro musulmani, africani, le aggressioni sui treni a famiglie di europei dell'Est, i calci ai russi e persino agli italiani». Insomma, Boris Johnson e pure la regina Elisabetta sono avvisati: hanno fatto piangere Severgnini e Merlo.