
Lo scrittore dirigerà per la casa editrice una nuova collana di saggistica «contro l'indifferenza e il silenzio». Un primo step in vista di un passaggio milionario da Feltrinelli al gruppo Giunti, terzo per fatturato in Italia.Bompiani, storica casa editrice ora di proprietà del gruppo Giunti, ha festeggiato qualche giorno fa i propri 90 anni con la presentazione a Milano di una nuova collana pensata e diretta da Roberto Saviano. Si chiamerà Munizioni, perché, a detta del neodirettore che per sua deformazione infila immagini gangsteristiche in ogni luogo, spesso a capocchia, «saranno proiettili contro l'indifferenza, l'ignoranza, il silenzio ... munirsi dell'alfabeto è da sempre il gesto più pericoloso che possa essere fatto contro il potere ... un baluardo a difesa di chi scrivendo è perseguitato».Sicché a breve, sugli scaffali delle librerie già stracolmi di savianate, dovremo sorbirci, oltre al primo originale insuperabile piagnone (i cui affari da quando esiste questo governo «tirannico e liberticida» marciano a meraviglia, meglio di una locomotiva), pure uno sciame di suoi solerti emuli e imitatori. La nuova collana in arrivo a settembre sarà in prevalenza di saggistica «per meglio illuminare questa fase così scura di parole ambigue, usate per camuffare, coprire, nascondere la realtà» e di autori perlopiù stranieri. Cosa che a ben considerare non deve stupire, dato che Saviano trova ormai delle comode (e redditizie) sponde antitaliane sia nella Francia di Emmanuel Macron che nella Germania di Angela Merkel, come dimostra tra l'altro l'assegnazione fortemente politica dell'Orso d'argento alla Berlinale, in attesa di ricevere forse la légion d'honneur dall'amicone Macron. Tanto che tra i savianologi più preparati non c'è ancora accordo se tale tecnica antitaliana pro domo sua l'abbia insegnata Saviano a Fabio Fazio o viceversa.Comunque, grazie allo zelo esterofilo di Saviano, d'ora in avanti potremo leggere tutti i migliori improperi stranieri sull'Italia anche qui da noi, finalmente tradotti, anzi rilegati in bei libri. Stretto riserbo, more solito, sul cachet del nuovo direttore di collana; compenso che tuttavia dev'essere importante, cioè in linea con gli alti standard del martire-scrittore. D'altronde Saviano - e il suo impero di libri, film, serie e format televisivi, nonché ospitate su giornali e reti di Stato - è più simile ormai a una spa che intende quotarsi in Borsa. E difatti, come un re Mida che trasforma ogni cosa in oro, in margine alla presentazione editoriale di Bompiani, anziché parlare di libri, ha preso piede tra gli addetti ai lavori una voce nemmeno troppo incontrollata su di lui. La nuova collana sarebbe solo il primo passo di avvicinamento tra Saviano e la Bompiani in vista di un suo prossimo passaggio milionario proprio da Feltrinelli a Bompiani (da ponte, per dir così, fungerebbe il suo primo editor - Antonio Franchini, quello di Gomorra - che da qualche anno ha lasciato Mondadori per la direzione editoriale del gruppo Giunti). Inoltre il gruppo editoriale Giunti gode di ottima salute finanziaria, essendo per fatturato il terzo in Italia dopo Mondadori e Gems (quindi assai meglio di Feltrinelli). Insomma, manco a dirlo trattandosi di Saviano, cherchez l'argent.Certo, Feltrinelli potrebbe rilanciare con una controfferta stratosferica, a meno che non esista già una qualche clausola rescissoria milionaria, nemmeno Saviano fosse un blindatissimo CR7 della penna. Nel mentre, in mezzo a questo vorticare di zeri (non i tre del suo libro sulla cocaina, ma quelli dei milioni per lui simili a noccioline), Saviano continua a tuonare ispirato dall'alto dei cieli. Da quando s'è visto allo specchio con il barbone, si crede un novello nazareno che ogni giorno proferisce il suo discorso della montagna a una folla di credenti festosi o rapiti. La presentazione della nuova collana è stata un'ulteriore occasione di predicazione, benché il verbo savianesco abbia raggiunto da tempo i limiti del caricaturale involontario.«Amate la parola che non ha paura di confrontarsi, la parola che è spiegazione e preghiera», ha detto. «Amate chi spende con voi parole difficili. Amate chi non riduce il proprio pensiero a slogan. Amate la parola libera, la parola disobbediente, perché amandola amate voi stessi». Che tradotto pianamente, senza scomodare l'ermeneutica biblica, significa: amate le parole di Saviano, affinché Saviano possa amare il proprio Iban.
Carlo Galli (Ansa)
Il filosofo: «Chi usa la nuova tecnica per accrescere il suo potere finge che il progresso sia inevitabile. Un’alternativa politica, però, deve sempre esistere: si chiama libertà».
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
Il leghista in corsa per il Veneto: «È vero, qui mancano lavoratori, ma serve formazione tecnica, non immigrazione incontrollata».
(Arma dei Carabinieri)
Gli uomini del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti hanno sgominato un’organizzazione criminale dedita all'immigrazione illegale attraverso l’uso fraudolento del decreto flussi.
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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- La psicologa Michela Pensavalli: «Un figlio depresso è ancora uno stigma. I segnali di pericolo non sono sempre eclatanti. Occhio alle frasi di autosvalutazione: vanno prese sul serio, anche se espresse in modo scherzoso».
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