
Fresche, sott’olio, affumicate. Costano poco e fanno bene. Come tutto il pesce azzurro, sono ricche di omega 3 e di antiossidanti. E c’è molto altro da scoprire...Cantano, parafrasando il noto gruppo degli Skiantos di Mi piaccion le sbarbine, «Mi piaccion le sardine», il pesce col quale si identificano e che, in realtà, è ben più vicino a quanto osteggiano (il sovranismo, infatti, difende il prodotto ittico italiano dalla concorrenza di quello estero che invade il nostro mercato). Sono le 6.000 sardine contro Matteo Salvini - ormai perfino un marchio registrato e produzione gadgettistica in vendita - il movimento che tutti conosciamo perché puntualmente scende in piazza a manifestare contro il leader leghista, quindi contro l’opposizione. E che, a nostro avviso, ha vari demeriti. In primo luogo, concepire la democrazia come terra, anzi, per usare il loro campo semantico, come mare di impedimento di libera espressione a chiunque, lecitamente, non la pensi come loro. Si tratta del solito fascismo di sinistra ossia il comunismo nel senso del regime e infatti, sul loro manifesto, indirizzato a quelli che con disprezzo chiamano «populisti», hanno scritto nero su bianco: «Non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare».Altra colpa è quella di interessarsi di questo pesce osseo marino - una specie a vita pelagica della famiglia dei Clupeidae - per esclusivi fini propagandistici, fregandosene bellamente dei problemi che l’ideologia globalista (da costoro tanto amata) ha creato alla produzione alimentare italiana, anche del pesce. La realtà di questo pesciolino, che ha un posto importante nel paniere del cosiddetto «pesce azzurro», è ben più interessante dell’ignobiltà alla quale viene costretto dovendo incarnare la metafora di Mattia Santori&co. Proviamo a nuotare, dunque, accanto alle sardine vere.Con la dizione «pesce azzurro», di cui il nostro mare è ricco, non si intende un gruppo ittico ma commerciale, composto da esemplari di piccola pezzatura, basso costo e valori nutrizionali importanti, con squame dai toni azzurri sulla parte superiore del corpo e argentate su quella inferiore. Vi appartengono: la sardina (Sardina pilchardus), l’aringa (Clupea harengus), l’alice o l’acciuga (Engraulis encrasicholus), lo sgombro (Scomber scombrus, notate che l’occlusiva velare sorda del nome latino si sonorizza nell’italiano ma persiste sorda nella variante «scombro»), l’aguglia (Belone belone), lo spratto o papalina (Sprattus sprattus), l’alaccia (Sardinella aurita), il lanzardo (Scomber colias), la costardella (Scomberesox saurus), il suro o sugarello (Trachurus trachurus), il pesce sciabola o spatola (Lepidopus caudatus), la corifena o lampuga (Coryphaena hippurus).Il prezzo di questo pesce rispetto ad altre specie italiane considerate più pregiate (al punto da pagarle anche più di dieci volte un chilo di sardine), è abbastanza basso e questo dipende anche dalla grande quantità di pescato alla quale non corrisponde un’equivalente richiesta. La sardina è oggetto di sovrapesca: la flotta di Chioggia, per esempio, in estate ributta in mare dalle 6 alle 9 tonnellate quotidiane di sardine e acciughe morte per ogni paio di navi. Come mai?La sardina è un pesce tradizionale, di ricette tradizionali e di cultura culinaria tradizionale mentre tutto - innanzitutto il mondo concepito secondo le idee delle sardine politiche - ci conduce, invece, verso un’alimentazione meno classica. Perciò, comprare sardine fresche italiane e mangiarle imparando le ricette della tradizione che meglio ne esaltano le caratteristiche, vuol dire esercitare sovranismo alimentare.Vediamo altre differenze importanti tra sardina vera e sardina politica. La sardina vera non passa il tempo nelle piazze italiane tenendo in mano cartelli contro Salvini: vive in acque aperte, senza contatti col fondale (basso o alto che sia), in estate è più vicina alle coste e alle sue acque basse, mentre d’inverno vive anche a profondità di quasi 200 metri. La si trova nell’oceano Atlantico orientale, tra Islanda e Senegal e con copiosa presenza nel mar Mediterraneo, in particolare Tirreno e Adriatico.Non siamo gli unici al mondo, quindi, a conoscere le sardine ma noi italiani le conosciamo bene perché sono protagoniste del nostro mare. Incappa nella falsificazione anche Roberto Saviano quando attribuisce alla sardina il comportamento del...salmone. Aderendo alla manifestazione delle sardine finte a Milano, ha detto: «In piazza Duomo a Milano non c’è nessun vaffa o nessun leader. Solo la voglia di incontrarsi, ragionare e decidere insieme. Ed erano anni che, in questo paese, non accadeva. La sardina è un pesce che da solo sembra fragile ma che insieme risale fiumi e fa cose straordinarie».La sardina non risale alcun fiume, è un pesce marino. Si tratta, sì, di una specie gregaria ( animali con l’abitudine di vivere in aggregazioni permanenti o temporanee n.d.r.) in ogni stadio vitale. Gregari sono anche i salviniani, che scendono in piazza e non picchiano nessuno. La sardina, ci spiega Wikipedia, «forma banchi molto fitti e disciplinati, composti da centinaia o migliaia di individui». E l’identificazione di questi signori risulta ulteriormente inappropriata perché, in occasione della manifestazione delle sardine a Firenze del 30 novembre, Mattia Santori, il loro «leader», dal palco pontificava: «Mentre Salvini è nei palazzi del potere coi suoi quattro gattini noi siamo qua in 40.000». Intanto, il sindaco e l’assessore alla Cultura di Massa, che si stavano recando alla cena elettorale di Salvini, sono stati aggrediti. Tanto quanto le sardine vere sono disciplinate, quelle prodiane non lo sono. Prodiane, già. La sardina vera non è una creazione di laboratorio, quella politica sì. Le sardine politiche sono una mera messa in scena di spontaneismo giovanile anti salviniano collegata alla politica piddina. Nonostante le rassicurazioni di indipendenza dalla politica, infatti, è venuto fuori che Mattia Santori è ricercatore junior presso Energia, rivista fondata nel 1980 da Romano Prodi e Alberto Clò, attuale direttore responsabile della rivista e consigliere nel Consiglio di amministrazione di Gedi, gruppo editoriale parte di Cir che gestisce, tra altro, Repubblica, La Stampa, Huffington Post, l’Espresso, Micromega, Radio Deejay e Radio Capital. I banchi di sardine vere, poi, sono inclusivi. Davvero inclusivi: sempre Wikipedia spiega che «le sardine si riuniscono in banchi insieme ad altre specie di taglia simile come acciughe, altri Clupeidae e perfino giovanili di tonno rosso e palamita». La sardina vera «accoglie» non solo il simile a sé, come l’acciuga, ma anche tonni rossi e palamiti. La sardina politica di sinistra, di converso, accoglie solo i suoi replicanti, essendo a sua volta replicante della posizione ideologica del Pd. Abbiamo nominato sardine e acciughe: cogliamo l’occasione per dirimere i dubbi.La sardina e l’acciuga sono due specie diverse dello stesso ordine dei Clupeiformi. La sardina, unica specie di Sardina pilchardus e appartenente appunto alla famiglia delle Clupeidae, è detta anche sarda, sardella e bianchetto, ha testa a punta, corpo più alto e più piatto rispetto all’acciuga. Ha anche la bocca più grande (che giunge fin sotto l’occhio) e la mandibola inferiore più lunga della superiore, mentre l’acciuga ha la mascella superiore a punta e assai più pronunciata della inferiore (supera l’occhio). La sardina ha lunghezza abituale di 15 - 20 centimetri ma arriva anche a 27 nel Mediterraneo occidentale e a 30 nell’Atlantico. L’acciuga, che appartiene alla famiglia delle Engraulidae ed è l’unica specie di questa famiglia presente nel Mediterraneo, oltre ad avere una forma «facciale» diversa dalla sardina e in generale dalle Clupeidae - per complicare ulteriormente il tutto ricordiamoci che alle Clupeidae appartiene anche l’aringa - è più piccola e vive un’ulteriore classificazione in alice e acciuga. Le alici non sono adulte e quindi sono più piccole (lunghe 12-15 centimetri, mai oltre i 20); le acciughe, che sono adulte, sono anche più grandi (fino a 25 centimetri). Subiscono, poi, lavorazioni differenti: le alici vengono generalmente sfilettate e conservate sott’olio, le acciughe sotto sale. E le sardine? Le troviamo affumicate (come le aringhe), sott’olio e fresche.La prima caratteristica alimentare della sardina riguarda la particolarità delle sue carni. Caratterizzate da altissima digeribilità, sono adatte anche a bambini e anziani e, in generale, a chi vuol nutrirsi bene restando leggero. Cento grammi di sardine fresche contengono soltanto 129 calorie: il 64% fornito da proteine, il 31% da lipidi e il 5% carboidrati. Più in dettaglio, in un etto di sardina fresca troviamo: 73 grammi di acqua, 20,8 grammi di proteine, 4,5 grammi di lipidi, 0,6 grammi di colesterolo, 1,5 grammi di carboidrati disponibili, 1,5 grammi di zuccheri solubili, 66 milligrammi di sodio, 630 milligrammi di potassio, 1,8 milligrammi di ferro, 33 milligrammi di calcio, 215 milligrammi di fosforo, 10 milligrammi di magnesio, 0,8 milligrammi di zinco, 0,2 milligrammi di rame, 0,02 milligrammi di vitamina B1 o tiamina, 0,25 milligrammi di vitamina B2 o riboflavina, 9,7 milligrammi di vitamina B3 o niacina (la vitamina PP o Pellagra Preventis), 28 microgrammi di vitamina A (retinolo) e solo tracce di vitamina C.Bisogna evitare il consumo di sardine in pochi casi che, però, è bene conoscere: nel caso di allergia o se si sta seguendo una terapia farmacologica di isoniazide, un farmaco antitubercolotico. Bisogna avere un consumo moderato di sardina fresca anche nel caso in cui si soffra di iperuricemia mentre è necessario eliminare quella sotto sale, anche nel caso in cui si soffra di ipertensione.Torniamo alle carni della nostra sardina. Come lo sgombro e il salmone, la sardina presenta una polpa grassa: ben il 31% sono lipidi. Sono, però, acidi grassi omega 3, che hanno il salutare effetto di ridurre il livello di trigliceridi e colesterolo nel sangue, proteggendo cuore e circolazione. Vitamine e sali minerali (notevole quel potassio, a fronte di un basso contenuto di sodio: valori ideali per questa accoppiata), costituiscono un mix antiossidante rilevante.Insomma, la sardina vera ci fa bene. Quella politica, no. Sono false le orribili affermazioni con le quali descrivono i sovranisti (nella loro sgangherata propaganda Salvini sarebbe lo squalo) e questa non è una pratica democratica, ma antidemocratica: saremmo anche stufi di essere diffamati e insultati.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).
Mucche (iStock)
In Danimarca è obbligatorio per legge un additivo al mangime che riduce la CO2. Allevatori furiosi perché si munge di meno, la qualità cala e i capi stanno morendo.
«L’errore? Il delirio di onnipotenza per avere tutto e subito: lo dico mentre a Belém aprono la Cop30, ma gli effetti sul clima partendo dalle stalle non si bloccano per decreto». Chi parla è il professor Giuseppe Pulina, uno dei massimi scienziati sulle produzioni animali, presidente di Carni sostenibili. Il caso scoppia in Danimarca; gli allevatori sono sul piede di guerra - per dirla con la famosissima lettera di Totò e Peppino - «specie quest’anno che c’è stata la grande moria delle vacche». Come voi ben sapete, hanno aggiunto al loro governo (primo al mondo a inventarsi una tassa sui «peti» di bovini e maiali), che gli impone per legge di alimentare le vacche con un additivo, il Bovaer del colosso chimico svizzero-olandese Dsm-Firmenich (13 miliardi di fatturato 30.000 dipendenti), capace di ridurre le flatulenze animali del 40%.





