2022-07-25
Sanzioni a Mosca, Ue in retromarcia
Ahmed Aboul Gheit e Sergei Lavrov (Ansa)
Grano, gas, pagamenti più semplici: aperture obbligate verso il Cremlino. Sergei Lavrov cerca sponde in Africa a partire dall’Egitto. E la Russia adesso rivendica i missili su Odessa.Il ministero della Difesa russo ha ammesso le proprie responsabilità per l’attacco missilistico dello scorso 23 luglio contro il porto di Odessa. Per le autorità moscovite si è trattato di «un attacco dove sono state distrutte una nave da guerra ucraina e missili anti-nave Harpoon forniti dagli Stati Uniti». Dell’attacco al porto di Odessa avvenuto a nemmeno 24 ore dalla firma dell’accordo sul grano, ha parlato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che sul suo canale Telegram ha scritto: «I missili Kalibr hanno distrutto le infrastrutture militari nel porto di Odessa». Di grano e di sanzioni è tornato a parlare il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che al termine della sua visita in Egitto, dove ha incontrato il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi ha dichiarato alla Tass: «L’Occidente deve rimuovere gli ostacoli che ha posto alle esportazioni di cibo e fertilizzanti russi, se vuole risolvere la crisi alimentare», aggiungendo che «alcune delle sanzioni illegittime imposte alla Russia, come quelle che riguardano le compagnie assicurative, l’accesso ai porti stranieri di navi russe e di navi straniere nei porti russi, ostacolano la piena attuazione dell’accordo sullo sblocco delle esportazioni del grano ucraino». L’Egitto è un grande consumatore di grano ucraino tanto che nel 2019 ne ha importati 3,62 milioni di tonnellate, più di qualsiasi altro Paese. Inoltre l’Ucraina e la Russia forniscono più del 40% del grano africano, secondo i dati della Banca africana di sviluppo.Sergei Lavrov, che dopo l’Egitto volerà in Uganda, Etiopia e Repubblica del Congo, si è rivolto al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres chiedendogli «di impegnarsi affinché venga decisa la parziale revoca delle sanzioni». Lavrov sta cercando di convincere i Paesi africani a schierarsi con la Russia contro l’Occidente usando frasi come «vi aiuteremo a completare il processo di decolonizzazione», ma c’è c’è una certa riluttanza a schierarsi dopo la guerra in Ucraina, visto che in questo momento la cosa più preoccupante è il costo vertiginoso di cibo e carburante. Più del 40% del grano africano proviene da Russia e Ucraina, inoltre i leader africani sono ben consapevoli che quando le persone non possono permettersi di mangiare, le loro posizioni al potere sono molto meno sicure.Il ministro degli Esteri russo non parla certo a caso della revoca delle sanzioni visto che, con l’accordo sul grano siglato a Istanbul che consentirà l’esportazione di più di venti milioni di tonnellate di grano, di fatto sono state revocate alcune sanzioni finanziarie che permettono ai russi di tornare a vendere nel mondo il proprio grano e i fertilizzanti. Che i ricatti di Mosca stessero funzionando lo aveva capito per tempo l’amministratore delegato della compagnia ucraina del gas Naftogaz, Yuriy Vitrenko, che a proposito della decisione della Germania di «sospendere le sanzioni» in modo da consegnare una turbina al gigante russo Gazprom aveva detto: «Vladimir Putin ora sa che ricattare funziona, quindi aspettiamoci altri ricatti». Pessimismo eccessivo? Non proprio visto che, con la ripresa delle forniture di gas attraverso il Nord Stream dopo 10 giorni di stop per «manutenzione», venerdì scorso è entrata in vigore una «modifica» al regime delle sanzioni che semplifica i pagamenti per le compagnie assicurative e per altri operatori quando le compagnie russe - vedi Gazprom e Rosneft - vendono gas e petrolio in Paesi terzi. E così, con le modifiche introdotte a Bruxelles, la Russia continuerà a incassare miliardi di dollari dai Paesi neutrali nel conflitto, denari che serviranno anche a finanziare l’invasione in Ucraina. A noi, invece, resteranno i rincari in attesa di un autunno che si annuncia, anche sul fronte energetico, caldissimo. Sul campo invece si continua a combattere; ieri due persone sono rimaste uccise e cinque ferite in un attacco delle forze russe nella città ucraina di Mykolaiv, mentre la regione di Sumy secondo governatore della regione nord-orientale dell’Ucraina DmytroZhyvytskyi è stata attaccata 12 volte nelle ultime 24 ore.
Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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Matteo Del Fante, ad di Poste Italiane (Ansa)
«Non esiste al mondo un prodotto così diffuso e delle dimensioni del risparmio postale», ha dichiarato Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, a margine dell’evento «Risparmio Postale: da 150 anni la forza che fa crescere l’Italia», a cui ha presenziato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Come l’ha definito il Presidente della Repubblica, si tratta di un risparmio circolare: sono 27 milioni i risparmiatori postali», ha spiegato ai giornalisti Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti.