2023-02-11
Imbarazzante dietrofront sulle foibe. Amadeus: «Il ricordo era previsto»
Giovedì il presentatore del Festival diceva di non poter «celebrare tutto» mentre ieri ha fatto retromarcia. Le pressioni della politica lo hanno convinto a mettere mano alla scaletta per un rattoppo dell’ultima ora. Schizofrenia? Vuoto di memoria? Paraculaggine? Le chiavi interpretative possono essere diverse e multiple. Perché ciò che sta accadendo in quel di Sanremo si presta a svariate letture. Per quanto la direzione del Festival s’impegni ad accreditare l’idea che no, non avverte la pressione della politica e che tutto fili come da copione, in realtà l’affanno è evidente e anche ieri Amadeus è stato costretto a correggere bruscamente la rotta. Da quando è iniziata la kermesse, ogni giorno si è portata la sua pena. Si è cominciato con la mancata ospitata di Volodymyr Zelensky che, secondo alcune autorevoli ricostruzioni, ha avuto ripercussioni a livello internazionale anche nei rapporti tra Italia e Ucraina, considerato il fato che il Festival di Sanremo è un programma molto seguito in Russia. Non a caso ieri, per tamponare gli effetti dell’incidente diplomatico, il premier Giorgia Meloni ha detto che avrebbe preferito vedere Zelensky all’Ariston. Subito dopo è arrivata la bizzarra trasferta di Sergio Mattarella sulla quale molto si è scritto. Mentre da ieri è all’ordine del giorno lo spinoso caso della commemorazione delle foibe. Sul quale ancora nel tardo pomeriggio, e nonostante la risposta di facciata del direttore artistico, all’Ariston si procedeva a vista. Forse sull’ammiraglia di viale Mazzini ci sono troppi timonieri e qualcuno viene scaricato durante la traversata, mentre qualcun altro si fa traghettare, ignaro della meta. O forse non ce n’è nessuno davvero in grado di pilotare la nave a un approdo sicuro. Se n’è avuta nuova conferma nella conferenza stampa di fine mattina. Proprio la gestione del botta e risposta con i giornalisti è la spia dell’impaccio che attanaglia la direzione del Festival. Intanto, il ritardo di trenta minuti nell’orario d’inizio. Poi, la bizzarra idea di far iniziare la raffica di domande dai giornalisti dei siti e delle radio nell’intento di non cominciare con le questioni più scomode. Come detto, dopo la richiesta avanzata a più voci sia da esponenti della politica come il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, sia da artisti come Simone Cristicchi, la grana che aleggiava sulla quarta serata era se e come commemorare le foibe, una tragica pagina di storia per la quale dal 2004 è stato istituito il Giorno del ricordo che cade annualmente il 10 febbraio. A sorpresa, anche lui collegato dalla periferica sala Lucio Dalla, chiedendo se il Festival si prepara a commemorare la Guerra d’Etiopia e la nascita dell’impero dell’Africa orientale, Enrico Lucci ha fornito ad Amadeus uno spunto per buttare in ridicolo l’argomento sul quale il giorno prima, insieme a una lunga teoria di politici che comprendeva il candidato segretario dem Stefano Bonaccini, si era esposto anche il presidente del Senato Ignazio La Russa. Naturalmente il presentatore stava al gioco e si lasciava andare al cazzeggio, elogiando l’incursore di Striscia la notizia, solitamente congedato con risposte sbrigative.Alla fine, pur mentre i moderatori della conferenza stampa invitavano a chiudere in fretta le domande per poter seguire le prove dei duetti che stavano iniziando, la collega Alessandra Nesi dell’Adnkronos è riuscita ugualmente a interrogare Amadeus sull’argomento. Per capire se di schizofrenia, di vuoto di memoria o di paraculaggine si tratti, la cosa migliore è paragonare, come in un’intervista doppia delle Iene, le risposte del conduttore e direttore artistico del 9 febbraio e quelle fornite ieri, 10 febbraio.Amadeus/1: «Ci sono tante ricorrenze nella settimana del Festival. Nessuno è meno importante di un altro». Però «noi non possiamo fare tanti momenti di ricordo, su questo tema vedremo cosa fare nella giornata di domani».Amadeus/2: «Era già previsto. Abbiamo due ipotesi con gli autori e decideremo come farlo. Ci sono un paio di idee, molto semplici, doverose e giuste. Stiamo capendo quale delle due mettere in piedi».In realtà, a quanto filtrava dal backstage dell’Ariston, nel tardo pomeriggio ancora si brancolava nell’incertezza. Si era pensato di leggere delle brevi testimonianze, ma nessuno se la sentiva di decidere. Tuttavia, ciò che ha maggiormente stupito è stato quell’«era già previsto» riferito a un momento di commemorazione degli eccidi praticati dai partigiani jugoslavi, che smentiva palesemente la risposta del giorno prima. Non si voleva dare l’idea di piegarsi all’invito della politica. La verità è che la direzione del Festival della canzone, improvvisamente assurto a luogo di unità nazionale pilotata da sinistra, non aveva in scaletta il Giorno del ricordo. Così è stata costretta a correre ai ripari su invito di esponenti principalmente di area governativa. Proprio dalla linea editoriale della kermesse derivava la difficoltà a inserire la memoria delle foibe nello storytelling dell’Ariston senza dissestarne l’equilibrio. Ecco perché le limature alla scaletta sono andate avanti a lungo. Alla fine Amadeus ha deciso di leggere due pagine da un libro, seduto al centro della platea del teatro, mentre sul sipario chiuso venivano proiettate delle immagini. Una cosa che somiglia a un rattoppo dell’ultima ora.
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Francesca Albanese (Ansa)