2023-01-16
Sandra Milo: «La parità ha reso le donne infelici»
L’attrice: «A marzo compio 90 anni, ma sto lavorando a un libro e a un’opera teatrale. Non capisco il Me too: se accetti compromessi, perché denunciarli con anni di ritardo? Dopo Bettino Craxi non voto più, ma Giorgia Meloni mi piace».Di lei si sono raccontati amori e spettacoli. Le ipocrisie dei Me Too moderni la fanno sorridere. Ed è capace di sorprenderti svelando di aver scritto una commedia su Caino e Abele che fa paura a tanti. Impossibile incasellare Sandra Milo. A febbraio, su Sky, la si vedrà in viaggio per la seconda stagione di Quelle brave ragazze, il reality che ha girato con Mara Maionchi e Marisa Laurito, questa volta a far le veci di Orietta Berti nel terzetto. Ha pure in programma l’uscita di un romanzo - Una strega bambina è il titolo provvisorio - per Mondadori: avrebbe voluto celebrasse in marzo i suoi 90 anni, ma qualche piccolo problema di salute l’ha ritardata nelle consegne. «Bisogna essere in piena forma per scrivere, non si può raffazzonare: ora sto bene e ho ripreso».Insomma, mentre il traguardo di un compleanno importante si avvicina, pare che lei a riposarsi nemmeno ci pensi. «Ma la vita non è riposo, solo la morte lo è. Sono felicissima di compiere la cifra tonda, mica mi spaventa. La vita è fatta di così tante cose, voglio viverne ancora tanta. Mi incanto in continuazione, con meraviglia per le piccole cose».Qualcosa però ogni tanto la fa arrabbiare. L’ho letta polemica, sui social, per la caccia al cinghiale. «Gli animali sono un problema grave, hanno avvistato anche lupi qui a Roma sa? Ma con la caccia in città mi sembra di tornare indietro di mille anni. Non c’è abbastanza violenza in giro? Perché sparare sugli animali? Potremmo metterli in riserve. Abito alla Balduina, alla sera vedo gruppi anche di 15 cinghiali: la cosa strana è che noi non ci abituiamo a loro, mentre loro restano indifferenti a noi. Mi hanno attraversato la strada anche mentre andavo in Posta, in piazza Medaglie d’Oro, l’altro giorno». È la capitale…«Povera Roma, non so perché proprio non ce la fa. È una città meravigliosa, allegra… ma ho sempre preferito Milano. Abitavo lì, prima della guerra. Non ci sono tanti amori nella vita: uno soltanto è quello assoluto».Il più importante?«Quello per i miei tre figli». Tra le sue passioni c’è sempre stata anche la politica.«Da quando ero giovanissima, sì, dopo la guerra. Ho iniziato a leggere molto, soprattutto per capire dove avevamo sbagliato: nella mia famiglia erano tutti fascisti, come la stragrande maggioranza degli italiani, e hanno pagato un prezzo carissimo. Avere ideali è una cosa sempre molto bella, giusti o sbagliati che siano, che poi chi lo può dire esattamente».Lei però virò dalla parte opposta…«Capivo che era necessaria una fede, e mi ritrovai nella dottrina socialista. Quando è scomparsa ho smesso di votare. Non riesco però ancora a essere indifferente al fatto che ci siano tante diseguaglianze su lavoro, case, ricchezze. Per questo sono di sinistra, per quanto possa avere senso dirlo oggi».Di Giorgia Meloni quindi che mi dice?«No beh, a me lei invece piace moltissimo».Perché?«Le ideologie ormai sono superate. È simpatica, sorride ed è importante. Vedo poi che non si sottrae e parla con tutti. Che sia donna poi… solo le donne possono salvare il mondo. Spero abbia il tipico buon senso femminile che ci rende capaci di tenere in piedi la piccola azienda famigliare. Siamo così brave a fare le amministratrici».I retroscena dicono che gli alleati le rimproverano di voler decidere tutto.«È naturale che lei cerchi di liberarsi da questo e quello, altrimenti direbbero che segue disposizioni di altri. Deve rafforzare la sua posizione e magari pure esagerare. Non credo abbia altra scelta».Pare che la stia studiando…«Sì, voglio capire meglio. Vedere se riuscirà a barcamenarsi. E a far seguire alle parole i fatti».Una delle chiacchiere più insistenti che la riguardò fu sulla passione con Bettino Craxi. Ne ha parlato pubblicamente. Cosa la affascinò?«Una fede socialista assoluta, autentica, e il grande amore che aveva per l’Italia. Ne parlava come di una persona amatissima. Mi ricordo quanto gli piaceva la storia di Garibaldi. E poi era sincero, a volte anche troppo, come nel discorso sul finanziamento ai partiti. Nessuno glielo riconobbe abbastanza».E poi…«Che poi abbia fatto cose che, si sa, in politica sono inevitabili… mi astengo: non ho l’esperienza per giudicare. So solo che era una persona meravigliosa. E di bella presenza, anche: l’ho rivisto con grande piacere nei video di Mixer di Gianni Minoli la settimana scorsa». Il politico più affascinante nel Parlamento attuale?«Non me ne viene in mente nessuno, sa? A me piacevano i politici dalla grande umanità, vicini alla gente, come Togliatti e Berlinguer. O Pietro Nenni, che mi rispose con una lettera su L’Avanti quando denunciai pubblicamente che il mio compagno di allora aveva portato mia figlia in Grecia. Io non ero tutelata dalla legge perché non ero sposata».Come andò a finire?«Mi rispose che stavano riformando il diritto famigliare. Quella situazione, comunque, si risolse. Ma mi feci settimane in clinica, ricoverata perché il mio compagno mi aveva picchiata dopo una lite. La risposta di Nenni fu per me meravigliosa. Era un politico che teneva conto dei problemi delle persone per davvero».Oggi manca l’anima?«Ascolto tutti, mi sembra che siano più materiali che spirituali. Forse l’ultimo politico con l’anima è Umberto Bossi. L’ho conosciuto poco, mi è sempre piaciuta la sua sincerità, il suo essere vero».Ci anticipa qualcuno dei suoi progetti per il futuro?«Oltre al libro che sto ultimando per Mondadori, ho qualche progetto per il teatro che è un altro mio amore, ma ancora non le dico nulla. Ho anche scritto una commedia, ma nessuno sembra che abbia il coraggio di metterla in scena…». Come mai?«Chissà, forse qualcuno teme il giudizio della Chiesa, altri la complessità del tema. Parla di Caino e Abele. Mi sono interrogata molto su di loro. Ho immaginato che Abele fosse una donna, e che il fratello la uccise perché vide un bambino sul suo ventre. Non comprese, ne fu geloso, pensò fosse capace di generare la vita come Dio. Mi sono sempre chiesta perché Caino non sia stato punito, al contrario di Adamo. Vorrei che fosse il pubblico a ragionarne a fine spettacolo con gli attori. Il teatro regala questa possibilità». Crede in Dio?«Sono molto religiosa, sì. Mi è di grande conforto. E non perché mi convenga, come dice qualcuno, ma perché davvero credo che la vita deve avere un senso. Non può essere che nasci, muori e tutto finisce. L’anima sono sicura che abbia un rifugio anche “dopo”».Bella e intelligente. Fu questo il segreto del suo successo?«Ma guardi che al tempo mio non era consentito di essere belle e con un cervello. Si fingeva di esser stupide. Compiacevamo gli uomini. Una donna intelligente crea problemi ai maschi».Tutto cambiato?«Sì, ma rendendo molto difficili i rapporti. Oggi lei affronta il maschio con una presunta superiorità, perché ha la necessità di trattare alla pari. E lui si spaventa. Ho l’impressione che le ragazze di oggi non siano affatto felici». Sandra Milo contraria alla parità di genere?«Ma no, osservo semplicemente quel che accade. Le donne sono state improvvisamente private dell’amore che cercano, di cui continuano ad avere bisogno perché è la cosa più bella della vita ed è difficile vivere senza. Gli uomini però desiderano sempre la coccola e la consolazione che ricordano della madre, il compiacimento di cui si sono nutriti da appena nati. Non riescono ad amare se hanno paura della donna».Un equilibrio si troverà?«Lo spero. Questa è una generazione smarrita e sfortunata. Che priva le donne di una soddisfazione sentimentale».A leggere le dichiarazioni delle attrici di queste settimane, le donne sono anche vittime. Che ne pensa del Me too nostrano, lei che quel mondo lo conosce molto bene?«Non capisco che senso abbia denunciare quando si sono accettati compromessi. Perché farlo dopo anni? A che serve? La vita si regge sulla regola dello scambio, non prendiamoci in giro».Sta dicendo che non c’è nulla di cui stupirsi? Anche lei ha vissuto situazioni sgradevoli?«Le donne le vivono in uffici e negozi, non solo ai provini per il cinema. Si può dire: non lo accetto. Ma se ci stai, ci stai. Alle costrizioni io non ci credo. Si tratta di scelte. Non giudico nessuno: se accetti, bene, se non accetti, altrettanto bene. L’importante è decidersi nella vita».Le risulta che ancora si scambi sesso per una parte?«A me non chiedono più nulla perché ho 90 anni (ride). Ma non credo onestamente che sia cambiato molto. Magari i registi al posto che chiederlo alle attrici lo chiedono agli attori, ma certe cose fan talmente parte dell’essere umano che il mio pensiero è questo. Magari mi sbaglio, eh, possibile. Ma se una cosa che desideri è troppo cara non la compri, giusto?».
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)