
In Spagna il neoeletto premier socialista annuncia: «Non rispetteremo i parametri». Silenzio da Bruxelles e dai competenti.Il deficit dei socialisti è migliore di quello dei sovranisti. Soprattutto se il rappresentante dei primi indossa la classica camicia bianca. Il neo eletto presidente del governo spagnolo, Pedro Sánchez, ha comunicato ieri ufficialmente alla Commissione europea che non ha alcuna intenzione di rispettare i parametri del deficit e che rispetto agli accordi dei suoi predecessori sforerà di almeno 9 miliardi. Per la precisione il deficit per il 2019 passerà da 7,8 a 9. Ben 1,2 miliardi in più, a suo dire da imputare tutti all'opposizione che che non ha voluto approvare il piano economico dei socialisti: il Proyecto de presupuestos (Def) per l'anno in corso. Molto semplice: il Parlamento non è dalla mia parte e per governare alzo il deficit. Inutile dire che nessuno dei competenti e nessuno a Bruxelles per la richiesta di Sánchez ha armato la contraerea chiedendo di rispettare gli accordi ferrei dell'Ue. Nulla lontanamente paragonabile alla marea di dichiarazioni a Borse aperte contro il governo italiano. «Nelle Raccomandazioni specifiche alla Spagna, approvate dal Consiglio europeo nel luglio 2018, nell'area fiscale, si fa presente che il tasso di crescita della spesa pubblica primaria nominale non deve superare il 201% nel 2019, che corrisponde a un aggiustamento strutturale di 0,65 punti percentuali del Pil», ha ammesso ieri il governo Sánchez. Tuttavia, «l'aggiornamento del programma di stabilità comporterebbe uno sforzo strutturale negativo e una crescita della spesa pubblica nominale netta del 3,9%». Cioè, un aumento dello 0,1% del Pil, invece di un taglio dello 0,65% e un aumento della spesa pubblica sei volte superiore a quella stabilita dall'Ue. Tanta roba. Evidentemente anche il socialista con la camicia ha compreso che non ci sono alternative per portare a casa l'anno corrente senza devastare l'economia. Cosa succederà nel 2020 è invece ancora un punto di domanda. L'unica strategia che Sánchez ha messo sul tavolo per il momento è quella delle tasse. Il piano è di aumentare la pressione fiscale di 26,5 milioni di euro. Madrid non ha ancora specificato i dettagli dell'intervento e si limitata a enunciare che, come primo passo, nel 2020 aumenterà l'imposta sulle società, la Web tax, la Tobin tax e altre misure già previste nei budget di quest'anno. Il tutto con l'obiettivo di ottenere 5,6 miliardi di gettito annui. «E come raggiungere 26,6 nel 2022 in un contesto in cui il rallentamento economico avrà il conseguente effetto frenante sulla raccolta?», si legge sull'edizione online del Mundo. Il governo si limita a garantire all'Ue che si aspetta che le «imposte dirette» salgano e che pesino l'11,9% del Pil nel 2022 rispetto al 10,8 dell'anno in corso. Anche le «imposte indirette» aumenteranno leggermente. Più accise sul gasolio «per il quale si prevede di ottenere maggiori entrate così come dall'aumento delle imposte sul reddito personale», spiega un portavoce del governo spagnolo. Una ricetta che sa tanto di modello francese. Lo schema abbracciato da Emmanuel Macron e che gli è valso ben 24 settimane di protesta da parte dei gilet gialli. C'è dunque da aspettarsi che in Spagna possa succedere lo stesso.A quel punto pure in autunno servirà deficit per gestire la manovra e Sánchez si accorgerà che se non vuole piazze piene e i picchetti dovrà rimettere mano alla calcolatrice. A quel punto anche lui come il nostro governo si confronterà, dopo novembre, con i nuovi commissari Ue.
La famiglia Trevallion (Ansa)
- Le difficoltà nello sviluppo dei piccoli Trevallion e la non abitabilità della loro casa non sono state certificate. E la relazione sull’homeschooling non è arrivata al giudice.
- Nella struttura che li accoglie, leggono e giocano. La mamma presente ai pasti, il papà per pochi minuti.
Lo speciale contiene due articoli
Eugenia Roccella (Ansa)
Il ministro delle Pari opportunità: «Siamo perplessi di fronte alla decisione di spostare quei bambini fuori dal loro nucleo. La mancanza di socialità fa danni? Certo, ma anche l’essere strappati via da casa».
Le carte del Tribunale dell’Aquila sono attualmente al vaglio del ministero della Giustizia, che ne valuterà il contenuto e deciderà se prendere provvedimenti. Ma anche al ministero delle Pari opportunità e della famiglia (di fronte al quale, il 6 dicembre, si dovrebbe tenere una manifestazione di solidarietà a Nathan Trevallion e ai suoi cari) si guarda con attenzione al caso dei cosiddetti bambini del bosco. Eugenia Roccella, parlando con La Verità, si esprime con la dovuta prudenza, ma le sue parole sono piuttosto chiare.
Ministro, che idea si è fatta di questa vicenda che indubbiamente ha suscitato un notevole coinvolgimento emotivo di molti italiani?
Donald Trump e Volodymyr Zelensky (Ansa)
- Colloqui separati dei funzionari americani ad Abu Dhabi con delegati di Mosca e Kiev. Volodymyr Zelensky: «Pronti ad andare avanti». Gelo del Cremlino sul piano modificato. Intanto Bruxelles prende un altro schiaffo: Marco Rubio nega il bilaterale chiesto da Kaja Kallas.
- Keir Starmer ed Emmanuel Macron come dischi rotti: «Serve una forza multinazionale sul campo».
Lo speciale contiene due articoli
Ansa
Si usa il caso polacco per stabilire che pure lo Stato che esclude le unioni arcobaleno deve accettare le trascrizioni dall’estero.
I signori Kuprik Trojan, due uomini polacchi che si erano sposati in Germania e si erano visti respingere la trascrizione del loro matrimonio in Polonia, hanno ottenuto dalla Corte di Giustizia europea una sentenza che può segnare un punto fondamentale a favore del matrimonio gay in tutta Europa. Per i giudici di Strasburgo, anche se le norme di un Paese non prevedono l’unione tra persone dello stesso sesso, questo stesso Paese non può opporsi alla trascrizione dell’atto estero perché questo andrebbe contro la libera circolazione delle persone nell’Ue, il loro pieno diritto di stabilirsi e vivere dove vogliono, e di mantenere «una vita familiare consolidata».






