2023-11-12
Sanchez è un pericolo per la democrazia
Pedro Sanchez (Getty images)
Non è retorica: il leader del Partito socialista spagnolo nutre malcelate aspirazioni da dittatore. Lo provano i suoi decreti, il commissariamento di ogni settore della vita pubblica (inclusa la magistratura) e la sua amnistia a favore dei terroristi.consulente, analista economico, professore universitario e giornalistaNonostante la sconfitta alle elezioni del 2016, il leader del Partito socialista spagnolo (Psoe), Pedro Sanchez, è diventato primo ministro nel 2018 grazie a una coalizione con vari partiti politici. Senza esitazione, si è alleato con Podemos, una formazione comunista e anti establishment che ha ricevuto finanziamenti dai regimi autoritari di Venezuela e Iran. Altrettanto preoccupante è stata la sua collaborazione con diversi partiti separatisti, impegnati nella dissoluzione della Spagna come nazione unitaria. E forse il più deplorevole di tutti è stato il patto con Eh Bildu, un partito di estrema sinistra legato al gruppo terroristico basco Eta, responsabile di oltre mille omicidi.Nei primi quattro anni del suo governo, Pedro Sanchez ha ottenuto il dubbio onore di trasformare la Spagna nel Paese con la maggior perdita di potere d’acquisto nell’intera Ocse. Nel frattempo, ha adottato comportamenti che mettono in discussione il suo impegno per la buona governance, lo Stato di diritto e la democrazia liberale. Ha assunto in modo incostituzionale poteri straordinari, dichiarando stati di emergenza ritenuti illegali dai tribunali, paralizzando l’attività parlamentare per mesi. Ha violato oltre mille volte la legge sulla trasparenza, negando l’accesso a informazioni chiave a giornalisti, cittadini e partiti di opposizione. Con oltre 150 decreti, ha cercato di sfuggire al controllo delle sue decisioni e azioni. Ha politicizzato i media pubblici, nonché istituti cruciali come l’Istituto nazionale di statistica, il Centro nazionale di intelligence, il Centro di ricerca sociologica e la gestione delle aziende statali, trasformandoli in strumenti a servizio del suo esecutivo. La spesa per la propaganda governativa è aumentata del 500%, attaccando apertamente le principali aziende e gli imprenditori del Paese. Ma il peccato più grave è stato commesso nel sistema giudiziario, dove Sanchez ha abolito il reato di sedizione, ridotto le conseguenze per corruzione e appropriazione indebita, impedito il rinnovo indipendente degli organi giudiziari e nominato un ex ministro del suo partito come procuratore generale dello Stato, assumendo il controllo della Corte costituzionale tramite l’assegnazione di consiglieri e politici legati al suo Partito socialista.Sanchez non è riuscito a garantire stabilità politica alla Spagna: lo dimostra il fatto che nel Paese si sono tenute tre elezioni generali in appena quattro anni. Nell’ultima di queste, è risultato sconfitto e la stragrande maggioranza ha votato un governo guidato dal Partito popolare di Alberto Nuñez Feijoo. Tuttavia, al leader conservatore mancano solo quattro seggi per ottenere una maggioranza parlamentare. Così Sanchez, pur portando il Partito socialista ai peggiori risultati elettorali della sua storia, ha optato per rinnovare l’alleanza con comunisti, separatisti e discendenti politici dei terroristi.Dal punto di vista economico, l’accordo prevede misure aberranti, tra cui decine di aumenti fiscali, a cui si aggiungono i 54 già approvati durante il mandato di Sanchez. Sul fronte normativo, si parla addirittura di uno stop ai voli interni appellandosi all’«emergenza climatica». Ma il contenuto più grave e preoccupante è negli accordi stretti da Sanchez con i separatisti catalani. Questo patto è stato negoziato con un politico indipendentista catalano in fuga dalla giustizia, Carles Puigdemont.Nonostante Sanchez abbia già concesso la grazia ai politici condannati in seguito al referendum illegale del 2017, ha anche accettato di approvare una legge di amnistia che stabilisce che le procedure giudiziarie che hanno portato alle condanne dei leader sono state inappropriate e ingiustificate. La legge di amnistia prevede anche la sottomissione della giustizia al controllo politico, con la creazione di una commissione parlamentare capace di interrompere i processi legali ritenuti dai socialisti e dai loro partner come «guerra giudiziaria» o «lawfare». Inoltre, Sanchez estenderà l’amnistia a coloro che sono stati condannati per terrorismo, cancellando i crimini di attivisti legati a organizzazioni come Cdr o Td, responsabili di atti violenti negli ultimi anni. La legge di amnistia cancellerà anche i reati dei politici dei separatisti condannati per corruzione. Inoltre, Sanchez ha annunciato che il governo centrale assorbirà 15 miliardi di euro del debito regionale catalano precedentemente «salvato» dai contribuenti di tutto il Paese. Senza dubbio, queste concessioni dissennate possono assicurare la rielezione di Sanchez, ma non fermeranno i separatisti che hanno già annunciato la preparazione di un nuovo referendum sull’indipendenza.La fame insaziabile di potere di Pedro Sanchez sta pesando su tutti i cittadini spagnoli, che vedono ogni giorno come le loro istituzioni democratiche, i loro diritti politici e la loro produzione economica vengono messi al servizio delle ambizioni personali di un aspirante dittatore. La comunità internazionale deve voltare le spalle a Sanchez e sostenere coloro che lottano per la libertà e la democrazia spagnola.
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