2018-06-20
A sinistra si indignano ma a schedare i rom hanno cominciato loro
Per l'Istat mancano informazioni sui nomadi. E infatti le amministrazioni dem hanno realizzato censimenti nei campi: Giuliano Pisapia a Milano e Vasco Errani in Emilia.Nelle case popolari la trasparenza è d'obbligo. Ogni due anni le Regioni fanno lo «screening» agli affittuari. Basta un documento mancante e addio alloggio.Il commissario Ue Pierre Moscovici contro Matteo Salvini: «Raggelante». Il capogruppo di Leu, Roberto Speranza, lo denuncia per odio razziale.Com'era prevedibile, tutti sono partiti in quarta. C'è chi ha gridato al razzismo, chi ha tirato in ballo le «leggi speciali», chi ha ricordato l'Olocausto e chi si è trincerato dietro una cortina di sdegno. Il commissario europeo Pierre Moscovici ha definito «scioccanti» e «raggelanti» le parole di Matteo Salvini a proposito dei rom. Due giorni fa, durante un intervento a Telelombardia, Salvini ha dichiarato: «Al ministero mi sto facendo preparare un dossier sulla questione rom in Italia, perché dopo Maroni non si è fatto più nulla, ed è il caos». Poi ha aggiunto: «Vedremo di capire come si può intervenire facendo quello che all'epoca fu chiamato “censimento" e apriti cielo… Chiamiamola anagrafe, chiamiamola una situazione, una fotografia per capire di che cosa stiamo parlando». Che cosa c'è di scandaloso? Forse l'utilizzo del termine «censimento», che pure Salvini ha preso con le molle? Secondo qualcuno, censire la popolazione su base etnica sarebbe incostituzionale. Molti hanno fatto riferimento a ciò che avvenne nel 2008, quando l'allora ministro Roberto Maroni decise di procedere a una «schedatura» dei nomadi. Vero, l'Unione europea intervenne per tramite del commissario alla giustizia, Jacques Barrot, e si lamentò della violazione dei diritti umani. Ma l'argomento del contendere, in quel caso, erano le impronte digitali, cosa a cui Salvini nemmeno ha accennato. Semplicemente, il nuovo inquilino del Viminale ha espresso l'intenzione di raccogliere informazioni dettagliate sulla popolazione nomade presente nel nostro Paese. Pensate che sia una cosa inutile, una trovata propagandistica? Beh, allora dovreste sfogliare il rapporto intitolato Gli insediamenti rom, sinti e camminanti in Italia, scaricabile dal sito dell'Istat e realizzato da Anci (l'associazione dei Comuni italiani) e Unar (l'ente contro il razzismo). Nella prima pagina si legge: «Uno dei principali problemi con cui ci si scontra nell'affrontare le questioni che riguardano le popolazioni rom è quello dell'assenza di dati certi e questo “vuoto" informativo risulta una difficoltà comune a gran parte dei Paesi europei». Quindi sì, forse c'è bisogno di avere dati chiari su i rom e gli altri gitani presenti nel nostro Paese. Anche perché molti di loro vivono in condizioni allucinanti, completamente al di fuori della legalità e della decenza. Del resto, a «schedare» i rom, nel corso degli anni, hanno provveduto un bel po' di associazioni di provata fede progressista. Per esempio l'Associazione 21 luglio, che si occupa di difendere i diritti dei gitani e ogni anno realizza un dettagliato rapporto sui «nomadi» presenti nella Penisola. Perché se la radiografia la fa una Onlus o una cooperativa va bene e se la fa il Viminale no? Magari si risparmiano pure dei soldi… Di vero e proprio «censimento» parlò anche la Croce rossa italiana nel 2008, all'epoca di Maroni. Poco prima, nel dicembre 2007, la Fondazione Giovanni Michelucci Onlus realizzò un'iniziativa analoga in Toscana, producendo lo studio intitolato Rom e sinti in Toscana: le presenze, gli insediamenti, le politiche, in cui si spiegava che «chiudere i campi è possibile, e vantaggioso». Un lavoro simile lo ha svolto anche la Caritas ambrosiana, che nel marzo di quest'anno ha pubblicato la ricerca In-visibili. La presenza rom e gli insediamenti spontanei, relativa alla situazione di Milano. Nel 2015, fu Il Sole 24 Ore a tentare di disegnare una mappa. Sul sito del giornale si trova facilmente l'inchiesta, che contiene alcune interessanti dichiarazioni attribuite a Marcello Zuinisi, «rappresentante legale di Nazione rom, associazione nazionale che si occupa di promuovere l'integrazione e l'inclusione di rom, sinti e camminanti». Diceva Zuinisi: «Lo Stato italiano, l'attuale governo in modo marcato, non si impegna affinché ci sia chiarezza sui rom». Insomma, era lo stesso rappresentante dei rom a chiedere più dati e dettagli. Proprio l'associazione Nazione rom ha dichiarato nei giorni scorsi che esiste un dossier, «elaborato dall'Istat nel 2017», il cui scopo è proprio quello di catalogare i nomadi italiani. Delle due l'una: o si attacca Salvini perché è un razzista che vuole fare una cosa inaudita, oppure lo si critica perché è poco informato e vuole rifare una cosa già fatta da altri. L'atteggiamento più ipocrita, tuttavia, è quello esibito dal Partito democratico. Gli esponenti dem fanno a gara a chi la spara più grossa contro Salvini. Forse non sanno che in Emilia Romagna, regione che la sinistra governa da quando esiste, il censimento dei rom si è fatto eccome. Nel rapporto, realizzato nel 2014 con dati relativi al 2012, compare una slogan curioso: «Far rispettare le regole rispettando le diverse culture». Sul sito della Regione (all'epoca governata da Vasco Errani) è rintracciabile il comunicato che annunciava il suddetto studio: «Sono 2.745 le persone che vivono sul territorio, in 129 campi e aree», si legge nel testo. Nessuno, però, ha mai parlato di razzismo. Nessuno scandalo nemmeno quando a censire i rom fu il Comune di Milano. Era il 2012, sindaco Giuliano Pisapia. Pierfrancesco Majorino (assessore oggi come allora) e il collega Marco Granelli realizzarono una nota intitolata «Sinti, rom e camminanti. Un progetto per includere le famiglie e i bambini e contrastare irregolarità e illegalità». Tra le loro proposte c'era il «censimento dei nuclei familiari delle popolazioni rom, sinti e camminanti presenti a Milano». Salvini ha notato l'incongruenza e ha commentato: «Se lo faccio io è razzista, se lo propone la sinistra va bene». L'assessore Majorino si è molto risentito: «Il censimento della popolazione rom a Milano proposto da me e dall'assessore Granelli nel 2012 non c'entra niente con quello proposto dal ministro dell'Interno», ha detto ieri. «Noi abbiamo stilato un elenco delle persone presenti nei cosiddetti campi rom, qua siamo, invece, di fronte ad un censimento su base etnica». Già: loro censivano i campi rom, ma se si imbattevano in un rom era solo per caso, mica per razzismo...Francesco Borgonovo<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/salvini-rom-sinistra-2579530267.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="nelle-case-popolari-la-trasparenza-e-dobbligo" data-post-id="2579530267" data-published-at="1757979350" data-use-pagination="False"> Nelle case popolari la trasparenza è d’obbligo «Non è nostra intenzione schedare o prendere le impronte digitali a nessuno, nostro obiettivo è una ricognizione della situazione dei campi rom». Non è bastata la precisazione del ministro dell'Interno Matteo Salvini ad attenuare l'indignazione del fronte progressista. Diversi esponenti del Pd hanno parlato di misura che evoca la pulizia etnica. L'immancabile Roberto Saviano lo ha definito un «abominio», mentre Laura Boldrini «disumanità al potere». L'elenco è ancora lungo, non ce n'è uno però che ricordi che censimenti dei campi rom ne sono stati fatti a decine anche da amministrazioni di centrosinistra. Ma soprattutto, rinchiusi nei loro attici ai Parioli a Roma e in Zona uno a Milano, i guardiani della democrazia non possono sapere che, da decenni, nelle case popolari italiane i censimenti sulle residenze, le composizioni del nucleo familiare, i redditi e le proprietà degli inquilini vengono fatti ogni due anni. Quello che una volta era lo Iacp (Istituto autonomo case popolari) e che ora sono le Ater nel Lazio (Azienda territoriale per l'edilizia residenziale) o le Aler in Lombardia, ogni 24 mesi inviano all'inquilino un apposito modulo di autocertificazione che va compilato e riconsegnato. Questi i documenti che è obbligatorio presentare per farsi confermare l'assegnazione dell'alloggio: codici fiscali dei membri del nucleo familiare e documento di riconoscimento dell'assegnatario dell'alloggio; eventuali dati sul decesso o uscita dell'assegnatario e degli altri componenti usciti o entrati nell'alloggio nel biennio precedente; certificazione dei redditi complessivi percepiti da tutti i componenti del nucleo; modulo Obis-m (in caso di pensione sociale, assegno sociale o invalidità); visura catastale delle case di proprietà (in caso si abbiano proprietà immobiliari); eventuale certificato di invalidità; eventuale certificazione di disoccupazione. Basta un figlio che abbia iniziato a lavorare e addio casa del Comune. Infatti se nel biennio precedente si è superato un certo livello reddituale si perde il diritto alla casa popolare e in attesa dello sfratto viene immediatamente applicato il canone più alto, quello da occupante. Stessa cosa se non si risponde alla lettera del censimento: applicazione del canone massimo in attesa dell'ispezione dell'Ater che può portare anche allo sfratto. Prevedere controlli similari nei campi nomadi è un atto nazista? Questo il parere del segretario del sindacato degli inquilini Federcasa, Gianluigi Pascoletti: «Se si tratta di campi regolari, con casette assegnate, hanno lo stesso Dna dell'edilizia sociale e dell'alloggio popolare, ovvero sono finanziate con soldi pubblici per sopperire ad un'emergenza abitativa». «Per questo motivo», conclude Pascoletti, «si applica lo stesso ragionamento del censimento Ater. Bisogna conoscere il nucleo familiare e i redditi. Non si tratta di discriminazione ma di rispetto delle norme e contrasto ai furbi». Marco Guerra <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/salvini-rom-sinistra-2579530267.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="il-capo-lumbard-tiro-dritto-e-lue-lo-bacchetta" data-post-id="2579530267" data-published-at="1757979350" data-use-pagination="False"> Il capo lumbard: «Tiro dritto». E l’Ue lo bacchetta Dalle parole ai fatti. «Questa mattina a Carmagnola (Torino), dove amministra la Lega, è stata abbattuta una casa abusiva in un campo sinti non autorizzato. Prima gli italiani». Matteo Salvini non molla e va avanti con la sua idea di «censimento dei rom» lanciata lunedì provocando un mare di polemiche perché la parola censimento sarebbe sinonimo di «schedatura etnica». E così ieri il ministro dell'Interno ha risposto a muso duro su Facebook pubblicando la foto della demolizione della casa abusiva: «Censimento dei rom e controllo dei soldi pubblici spesi. Se lo propone la sinistra va bene, se lo propongo io è razzismo. Io non mollo e vado dritto! Prima gli italiani e la loro sicurezza». A parte che gli italiani ogni 10 anni vengono regolarmente censiti, alcune amministrazioni come Milano o Roma, hanno già fatto i loro censimenti di rom. Nel luglio del 2012, con Pisapia sindaco, l'assessore ai servizi sociali Pierfrancesco Majorino, firmò un rapporto dal titolo «Sinti, rom e camminanti. Un progetto per includere le famiglie e i bambini e contrastare irregolarità e illegalità» che aveva come primo obiettivo il «Censimento dei nuclei familiari delle popolazioni Rom, Sinti e Camminanti presenti a Milano». Dal 2002 al 2015 il comune di Roma ha speso circa 27 milioni di euro per la scolarizzazione dei minori, circa 2.000, presenti nei campi rom della capitale. Soldi buttati considerato che uno su cinque non è mai andato a scuola e meno di 200 hanno frequentato circa tre quarti dell'orario scolastico. Ma tant'è e l'obiettivo risparmio per le amministrazioni e sicurezza per i cittadini non convince l'opposizione e neanche l'Europa. Il commissario Ue Pierre Moscovici, infatti, ha affermato: «Anche se interferire negli affari interni di un Paese, commentare questa o quell'altra dichiarazione scioccante o raggelante può essere una tentazione a cui è estremamente difficile resistere, resisterò con tutte le forze. Dico che la Commissione Ue eserciterà le sue competenze con le regole di cui dispone. Ci sono regole in materia economica e finanziaria ma anche per quanto riguarda lo stato di diritto. Sono le nostre regole comuni e vanno rispettate da tutti». Contro il responsabile del Viminale il deputato di Leu Roberto Speranza che ha annunciato una denuncia contro Salvini per istigazione all'odio razziale mentre l'ex presidente della Camera Laura Boldrini parla di «disumanità al potere» e accusa il vicepremier di «stimolare i peggiori istinti del Paese». E se il sindaco di Napoli Luigi De Magistris dice: «Se Salvini alza il tiro, noi pronti alle barricate», pieno sostegno arriva dai governatori di Veneto e Lombardia, Zaia e Fontana, e dall'ex ministro leghista Roberto Maroni tutti spinti dall'esigenza di sicurezza per i cittadini. Non manca l'attacco del mondo cattolico. Per l'arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi: «I cittadini italiani e europei il ministro dell'Interno se li deve tenere tutti, rispettare e difendere, fino a prova contraria. È giusto anche che si superino i campi rom, che sono in condizioni inumane, ma se li si toglie dai campi, si devono offrire soluzioni abitative». Sarina Biraghi
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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