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2023-08-23
Salvini rincara: non siamo in Corea. Vannacci contattato da altri politici
Matteo Salvini (Ansa)
Il caso scaturito dalle opinioni espresse dal generale Roberto Vannacci nel suo libro Il mondo al contrario continua a infiammare il dibattito politico, con Matteo Salvini che ieri è tornato sulla vicenda: «Governo diviso su Vannacci? Il governo», argomenta Salvini, «sta pensando agli stipendi e alle pensioni degli italiani, al lavoro e alla ricchezza da creare, ma vorrei vivere in un Paese in cui ognuno è libero di leggere i libri che ritiene. Ritengo di essere libero di leggere il libro del generale, poi se su alcuni passaggi non sarò d’accordo lo dirò, perché si può essere d’accordo o non d’accordo. Per quello che riguarda ad esempio il dibattito su omosessuali ed eterosessuali», aggiunge il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, «io credo che sia superato, per me ci sono uomini, donne, ragazzi e ragazze, quella sulla sessualità è una scelta personale, siamo in un paese libero, ognuno vive la sua vita privata come vuole. Detto questo», sottolinea ancora Salvini, «mi rifiuto di vivere in un Paese che mette all’indice Tizio o Caio perché quel libro non s’ha da leggere. Questo succede nei regimi, magari in Unione sovietica funzionava così, in Corea del Nord funziona così. Ma siamo in un Paese libero, in Europa, nel 2023. Se a uno non piace un libro non lo compra, se non è d’accordo lo contesta, ma il rogo lo facevano con la caccia alle streghe qualche secolo fa. Per fortuna».
Il leader della Lega non si tira indietro di fronte alle domande dei cronisti, a margine della sua visita a San Marino: «Quando andavo al liceo leggevo i libri di Ernesto Che Guevara», racconta Salvini, «se uno a 50 anni ha voglia di leggere quello che scrive un generale della Folgore che ha fatto missioni in Iraq, Somalia, Afghanistan, salvando vite e rischiando la sua di vita, ritengo di essere libero di leggerlo, se poi ci saranno dei passaggi su cui non sarò d’accordo lo dirò». Salvini, ricordiamolo, due giorni ha avuto un colloquio cordiale con Vannacci, e le indiscrezioni sulla possibilità di una candidatura dello scrittore con le stellette nelle liste della Lega alle prossime Europee, prospettiva anticipata dalla Verità, si rincorrono vorticosamente.
Il generale, da parte sua, sembra perfettamente a suo agio nel ruolo di corteggiato speciale, in termini politici, di questa estate 2023: «Oltre a Salvini», rivela Vannacci, «sono stato contattato da altri esponenti politici di cui non farò il nome, se vorranno renderlo pubblico lo faranno loro. Ho ricevuto tantissimi messaggi e manifestazioni di supporto. Non ho avuto alcun colloquio con il ministro Crosetto, il quale ha tutta l’autorità per criticarmi. Ho ricevuto diversi inviti per la presentazione del mio libro. Da Vipiteno a Lampedusa sono in tantissimi ad avermelo proposto, si tratta di associazioni, organizzazioni, di singoli privati e personaggi famosi. Non dico di aver accettato, le valuterò. L’inchiesta preliminare sul mio caso», precisa Vannacci, «è partita da uno o due giorni e una volta finita si vedrà se si configura l’ipotetica partenza dell’iter per un provvedimento disciplinare: sono un incursore e non mi arrendo alzando le mani, qualora ci fosse un provvedimento disciplinare rappresenterò le mie ragioni nelle sedi opportune». A proposito di Guido Crosetto, va registrato come in queste ore il ministro della Difesa sia difeso a spada tratta dalle opposizioni. «La posizione del ministro Crosetto su Vannacci è ineccepibile», dice Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, «ma preoccupa il silenzio della premier Meloni che ritiene di non dover difendere il proprio ministro. Non c’entra nulla con la libertà di pensiero offendere ebrei, donne, migranti, ambientalisti. Tutto ciò è contro la nostra Costituzione perché il generale è un pubblico ufficiale e deve servire il proprio Paese con disciplina e onore».
«Crosetto ha ragione», scrive sui social il deputato di Più Europa Benedetto Della Vedova, «quando sottolinea che in questo caso non si tratta di difendere la libertà di espressione, il free speech, ma di altro. Vannacci è stato e continuerà ad essere libero di esprimersi avendo come unico limite la legalità, ma un generale è un servitore e un difensore della Repubblica».
«Dire a uno», sottolinea il presidente del Pd, Stefano Bonaccini, «che non può assumere un incarico istituzionale di un certo tipo e di grande rilievo nel momento in cui dice che esistono le razze e che i gay non sono persone normali, perdonatemi ma ha fatto bene il ministro Crosetto».
Durissimo l’attacco a Vannacci del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri: «Se uno ha un problema perché si ritiene accantonato all’Istituto geografico», dice Gasparri all’Adnkronos, «messo in un ruolo non centrale nella struttura militare, forse pensa: “Creo un bel casino estivo, stampa e giornali non sanno cosa scrivere ad agosto». Ma io non mi presto a questo casino. Ne ho visti tanti di questi personaggi anche nel mondo militare. Alcuni bravi, altri meno bravi. L’esperienza di vita mi ha fatto emettere questa sentenza», aggiunge Gasparri, «poi i fatti ci diranno come vanno le cose: molti di questi cercano il seggio, ma non lo trovano. Perché una cosa è candidarsi un’altra essere eletti».
«Sono dalla parte del ministro Crosetto», commenta il leader di Italia viva Matteo Renzi, «è la discussione fra due tipi di destra, una sovranista e una più conservatrice, è in corso un regolamento di conti fra di loro, Crosetto è una persona perbene e a lui vanno il mio affetto e la mia solidarietà».
Alemanno: alla Difesa farneticano
Il caso Vannucci è una occasione d’oro per il Forum dell’Indipendenza italiana, il coordinamento tra varie esperienze politiche e culturali il cui portavoce è Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, ex ministro e esponente storico di quella «Destra sociale» che è stata esperienza culturale e componente politica di grande rilevanza nel nostro Paese. «Il Forum dell’Indipendenza italiana», spiega Alemanno, «lancia una campagna sui social per chiedere se ad essere farneticante è il comportamento del generale Vannacci o quello del ministro Crosetto. Crosetto ha definito le idee di Vannacci come le farneticazioni personali di un generale in servizio, e ha aggiunto: “Il generale Vannacci ha espresso opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione. Salvo poi dire», aggiunge Alemanno, «che la questione è demandata agli organi disciplinari militari, come se lui con quello che ha scritto non abbia già pesantemente influito su questi organi. Per questo, basandoci sul significato di questa parola, siamo noi a chiedere al pubblico se l’aggettivo “farneticante” non sia più appropriato al comportamento di Crosetto su questa vicenda, almeno fino a quando il ministro non ritirerà quello che ha detto e non chiederà scusa a Vannacci».
Alemanno coglie al volo l’assist fornito dal governo, che ha castigato il generale Vannacci per aver espresso opinioni: sui social, termometro del sentimento dell’elettorato, sta crescendo a dismisura l’ondata di sdegno dell’elettorato di destra per l’operato del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che viene sommerso dagli insulti ormai da giorni. Inoltre, il caso Vannacci ha scoperchiato il vaso di Pandora dell’insoddisfazione di una parte dell’elettorato di destra nei confronti dell’esecutivo: «Il malcontento», spiega Alemanno alla Verità, «è diffuso, anche in Fratelli d’Italia, ma è bilanciato dal carisma di Giorgia Meloni, che per ora regge. È chiaro che vedere l’unico partito che è stato all’opposizione di Draghi portare avanti l’agenda Draghi, crea sconcerto. In politica estera risulta incomprensibile il totale appiattimento sulla linea ultra bellicista di Joe Biden, e manca attenzione alle classi sociali più deboli».
State per fondare un partito? «Vedremo», risponde Alemanno, «a breve prenderemo una decisione».
Al fianco di Alemanno troviamo, tra gli altri, Marcello Taglialatela, ex deputato di Fdi, ora leader dell’associazione Campo Sud che aderisce al Forum per l’indipendenza italiana: «A settembre», dice Taglialatela alla Verità, «il governo dovrà affrontare un problema spinoso che non appare essere ancora entrato nei suoi radar. All’aumento della benzina si sommeranno gli effetti di una inflazione che riguarda soprattutto i generi alimentari con particolare riguardo a frutta e verdura. In Francia questo problema è stato affrontato con un provvedimento che ha istituito un paniere di generi alimentari per i quali si è raggiunto un accordo con la grande distribuzione per un controllo dei prezzi. Sarebbe auspicabile», propone Taglialatela, «che un provvedimento analogo possa essere preso anche dal governo di centrodestra che nonostante le vacanze pugliesi del suo premier non sembra essersi accorto che i prodotti agricoli italiani costano più di quelli che provengono dall’estero. Ma la Meloni si è accorta che ananas e banane costano la metà di mele e pesche?». In sintesi, c’è chi non si rassegna alla scomparsa della Destra sociale: vedremo nelle prossime settimane se le componenti del Forum riusciranno a trovare una sintesi programmatica per dare vita a un partito di opposizione «da destra» al governo guidato da Giorgia Meloni.
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Il capo della Lega: «Sulla sessualità la penso diversamente, ma è inaccettabile che un testo finisca al rogo» Il generale: «Ora mi dedicherò alle presentazioni». La sinistra e Fi difendono Guido Crosetto: suo intervento giustoL’affondo dell’ex sindaco di Roma contro il ministro meloniano: chieda scusa all’ex comandante della Folgore, è stato offensivo. Un nuovo partito? A breve decideremo.Lo speciale contiene due articoliIl caso scaturito dalle opinioni espresse dal generale Roberto Vannacci nel suo libro Il mondo al contrario continua a infiammare il dibattito politico, con Matteo Salvini che ieri è tornato sulla vicenda: «Governo diviso su Vannacci? Il governo», argomenta Salvini, «sta pensando agli stipendi e alle pensioni degli italiani, al lavoro e alla ricchezza da creare, ma vorrei vivere in un Paese in cui ognuno è libero di leggere i libri che ritiene. Ritengo di essere libero di leggere il libro del generale, poi se su alcuni passaggi non sarò d’accordo lo dirò, perché si può essere d’accordo o non d’accordo. Per quello che riguarda ad esempio il dibattito su omosessuali ed eterosessuali», aggiunge il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, «io credo che sia superato, per me ci sono uomini, donne, ragazzi e ragazze, quella sulla sessualità è una scelta personale, siamo in un paese libero, ognuno vive la sua vita privata come vuole. Detto questo», sottolinea ancora Salvini, «mi rifiuto di vivere in un Paese che mette all’indice Tizio o Caio perché quel libro non s’ha da leggere. Questo succede nei regimi, magari in Unione sovietica funzionava così, in Corea del Nord funziona così. Ma siamo in un Paese libero, in Europa, nel 2023. Se a uno non piace un libro non lo compra, se non è d’accordo lo contesta, ma il rogo lo facevano con la caccia alle streghe qualche secolo fa. Per fortuna».Il leader della Lega non si tira indietro di fronte alle domande dei cronisti, a margine della sua visita a San Marino: «Quando andavo al liceo leggevo i libri di Ernesto Che Guevara», racconta Salvini, «se uno a 50 anni ha voglia di leggere quello che scrive un generale della Folgore che ha fatto missioni in Iraq, Somalia, Afghanistan, salvando vite e rischiando la sua di vita, ritengo di essere libero di leggerlo, se poi ci saranno dei passaggi su cui non sarò d’accordo lo dirò». Salvini, ricordiamolo, due giorni ha avuto un colloquio cordiale con Vannacci, e le indiscrezioni sulla possibilità di una candidatura dello scrittore con le stellette nelle liste della Lega alle prossime Europee, prospettiva anticipata dalla Verità, si rincorrono vorticosamente. Il generale, da parte sua, sembra perfettamente a suo agio nel ruolo di corteggiato speciale, in termini politici, di questa estate 2023: «Oltre a Salvini», rivela Vannacci, «sono stato contattato da altri esponenti politici di cui non farò il nome, se vorranno renderlo pubblico lo faranno loro. Ho ricevuto tantissimi messaggi e manifestazioni di supporto. Non ho avuto alcun colloquio con il ministro Crosetto, il quale ha tutta l’autorità per criticarmi. Ho ricevuto diversi inviti per la presentazione del mio libro. Da Vipiteno a Lampedusa sono in tantissimi ad avermelo proposto, si tratta di associazioni, organizzazioni, di singoli privati e personaggi famosi. Non dico di aver accettato, le valuterò. L’inchiesta preliminare sul mio caso», precisa Vannacci, «è partita da uno o due giorni e una volta finita si vedrà se si configura l’ipotetica partenza dell’iter per un provvedimento disciplinare: sono un incursore e non mi arrendo alzando le mani, qualora ci fosse un provvedimento disciplinare rappresenterò le mie ragioni nelle sedi opportune». A proposito di Guido Crosetto, va registrato come in queste ore il ministro della Difesa sia difeso a spada tratta dalle opposizioni. «La posizione del ministro Crosetto su Vannacci è ineccepibile», dice Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, «ma preoccupa il silenzio della premier Meloni che ritiene di non dover difendere il proprio ministro. Non c’entra nulla con la libertà di pensiero offendere ebrei, donne, migranti, ambientalisti. Tutto ciò è contro la nostra Costituzione perché il generale è un pubblico ufficiale e deve servire il proprio Paese con disciplina e onore». «Crosetto ha ragione», scrive sui social il deputato di Più Europa Benedetto Della Vedova, «quando sottolinea che in questo caso non si tratta di difendere la libertà di espressione, il free speech, ma di altro. Vannacci è stato e continuerà ad essere libero di esprimersi avendo come unico limite la legalità, ma un generale è un servitore e un difensore della Repubblica». «Dire a uno», sottolinea il presidente del Pd, Stefano Bonaccini, «che non può assumere un incarico istituzionale di un certo tipo e di grande rilievo nel momento in cui dice che esistono le razze e che i gay non sono persone normali, perdonatemi ma ha fatto bene il ministro Crosetto». Durissimo l’attacco a Vannacci del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri: «Se uno ha un problema perché si ritiene accantonato all’Istituto geografico», dice Gasparri all’Adnkronos, «messo in un ruolo non centrale nella struttura militare, forse pensa: “Creo un bel casino estivo, stampa e giornali non sanno cosa scrivere ad agosto». Ma io non mi presto a questo casino. Ne ho visti tanti di questi personaggi anche nel mondo militare. Alcuni bravi, altri meno bravi. L’esperienza di vita mi ha fatto emettere questa sentenza», aggiunge Gasparri, «poi i fatti ci diranno come vanno le cose: molti di questi cercano il seggio, ma non lo trovano. Perché una cosa è candidarsi un’altra essere eletti». «Sono dalla parte del ministro Crosetto», commenta il leader di Italia viva Matteo Renzi, «è la discussione fra due tipi di destra, una sovranista e una più conservatrice, è in corso un regolamento di conti fra di loro, Crosetto è una persona perbene e a lui vanno il mio affetto e la mia solidarietà».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/salvini-rincara-non-siamo-in-corea-vannacci-contattato-da-altri-politici-2664270813.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="alemanno-alla-difesa-farneticano" data-post-id="2664270813" data-published-at="1692751674" data-use-pagination="False"> Alemanno: alla Difesa farneticano Il caso Vannucci è una occasione d’oro per il Forum dell’Indipendenza italiana, il coordinamento tra varie esperienze politiche e culturali il cui portavoce è Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, ex ministro e esponente storico di quella «Destra sociale» che è stata esperienza culturale e componente politica di grande rilevanza nel nostro Paese. «Il Forum dell’Indipendenza italiana», spiega Alemanno, «lancia una campagna sui social per chiedere se ad essere farneticante è il comportamento del generale Vannacci o quello del ministro Crosetto. Crosetto ha definito le idee di Vannacci come le farneticazioni personali di un generale in servizio, e ha aggiunto: “Il generale Vannacci ha espresso opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione. Salvo poi dire», aggiunge Alemanno, «che la questione è demandata agli organi disciplinari militari, come se lui con quello che ha scritto non abbia già pesantemente influito su questi organi. Per questo, basandoci sul significato di questa parola, siamo noi a chiedere al pubblico se l’aggettivo “farneticante” non sia più appropriato al comportamento di Crosetto su questa vicenda, almeno fino a quando il ministro non ritirerà quello che ha detto e non chiederà scusa a Vannacci». Alemanno coglie al volo l’assist fornito dal governo, che ha castigato il generale Vannacci per aver espresso opinioni: sui social, termometro del sentimento dell’elettorato, sta crescendo a dismisura l’ondata di sdegno dell’elettorato di destra per l’operato del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che viene sommerso dagli insulti ormai da giorni. Inoltre, il caso Vannacci ha scoperchiato il vaso di Pandora dell’insoddisfazione di una parte dell’elettorato di destra nei confronti dell’esecutivo: «Il malcontento», spiega Alemanno alla Verità, «è diffuso, anche in Fratelli d’Italia, ma è bilanciato dal carisma di Giorgia Meloni, che per ora regge. È chiaro che vedere l’unico partito che è stato all’opposizione di Draghi portare avanti l’agenda Draghi, crea sconcerto. In politica estera risulta incomprensibile il totale appiattimento sulla linea ultra bellicista di Joe Biden, e manca attenzione alle classi sociali più deboli». State per fondare un partito? «Vedremo», risponde Alemanno, «a breve prenderemo una decisione». Al fianco di Alemanno troviamo, tra gli altri, Marcello Taglialatela, ex deputato di Fdi, ora leader dell’associazione Campo Sud che aderisce al Forum per l’indipendenza italiana: «A settembre», dice Taglialatela alla Verità, «il governo dovrà affrontare un problema spinoso che non appare essere ancora entrato nei suoi radar. All’aumento della benzina si sommeranno gli effetti di una inflazione che riguarda soprattutto i generi alimentari con particolare riguardo a frutta e verdura. In Francia questo problema è stato affrontato con un provvedimento che ha istituito un paniere di generi alimentari per i quali si è raggiunto un accordo con la grande distribuzione per un controllo dei prezzi. Sarebbe auspicabile», propone Taglialatela, «che un provvedimento analogo possa essere preso anche dal governo di centrodestra che nonostante le vacanze pugliesi del suo premier non sembra essersi accorto che i prodotti agricoli italiani costano più di quelli che provengono dall’estero. Ma la Meloni si è accorta che ananas e banane costano la metà di mele e pesche?». In sintesi, c’è chi non si rassegna alla scomparsa della Destra sociale: vedremo nelle prossime settimane se le componenti del Forum riusciranno a trovare una sintesi programmatica per dare vita a un partito di opposizione «da destra» al governo guidato da Giorgia Meloni.
Il meccanismo si applica guardando non a quando è stato pagato il riscatto, ma a quando si maturano i requisiti per l’uscita anticipata: nel 2031 non concorrono 6 mesi tra quelli riscattati; nel 2032 diventano 12; poi 18 nel 2033, 24 nel 2034, fino ad arrivare a 30 mesi nel 2035. La platea indicata è quella del riscatto della «laurea breve», richiamata anche come diplomi universitari della legge 341/1990. La conseguenza pratica è che il riscatto continua a «esistere» come contribuzione accreditata, ma diventa progressivamente molto meno efficace come acceleratore del requisito contributivo. Con una triennale piena (36 mesi) il taglio a regime dal 2035 (30 mesi) lascia, per l’anticipo del diritto, un vantaggio residuo di appena 6 mesi; nel 2031, invece, la sterilizzazione è limitata a 6 mesi e, quindi, restano utilizzabili 30 mesi su 36 per raggiungere prima la soglia. Il punto che rende la stretta economicamente esplosiva è che il costo del riscatto non viene rimodulato. Nel 2025, per il riscatto a costo agevolato, l’Inps indica come base il reddito minimo annuo di 18.555 euro e l’aliquota del 33%, da cui deriva un onere pari a 6.123,15 euro per ogni anno di corso riscattato (per le domande presentate nel 2025).
In altri termini: si continua a pagare secondo i parametri ordinari dell’istituto, ma una fetta crescente di quel «tempo comprato» smette di essere spendibile per andare prima in pensione con l’anticipata. La contestazione più immediata riguarda l’effetto «a scadenza»: chi ha già riscattato oggi, ma maturerà i requisiti dopo il 2030, potrebbe scoprire che una parte dei mesi riscattati non vale più come si aspettava per centrare prima l’uscita dalla vita lavorativa.
La norma, in realtà, è destinata a creare dibattito politico. «Non c’è nessunissima intenzione di alzare l’età pensionabile», ha detto il senatore della Lega. Claudio Borghi, «e meno che mai di scippare il riscatto della laurea. Le voci scritte in legge di bilancio sono semplici clausole di salvaguardia che qualche tecnico troppo zelante ha inserito per compensare un possibile futuro aumento dei pensionamenti anticipati, che la norma incentiva sfruttando la possibilità data dal sistema 64 anni più 25 di contributi inclusa la previdenza complementare. Quello che succederà in futuro verrà monitorato di anno in anno ma posso dire con assoluta certezza che non ci sarà mai alcun aumento delle finestre di uscita o alcuno scippo dei riscatti della laurea a seguito di questa norma». «In assenza di intervento immediato del governo, noi sicuramente presenteremo emendamenti», conclude il leghista. A spazzare via ogni dubbio ci ha pensato il premier, Giorgia Meloni: «Nessuno che abbia riscattato la laurea vedra’ cambiata la sua situazione, la modifica varra’ per il futuro, in questo senso l’emendamento deve essere corretto» a detto in Senato.
Dal canto suo, il segretario del Pd, Elly Schlein, alla Camera, ha subito dichiarato la sua contrarietà all’emendamento. «Ieri (due giorni fa, ndr) avete riscritto la manovra e con una sola mossa fate una stangata sulle pensioni che è un furto sia ai giovani che agli anziani. È una vergogna prendervi i soldi di chi ha già pagato per riscattare la laurea: è un’altra manovra di promesse tradite. Dovevate abolire la Fornero e invece allungate l’età pensionabile a tutti. Non ci provate, non ve lo permetteremo».
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(IStock)
Novità anche per l’attività delle forze dell’ordine. Un emendamento riformulato dal governo prevede che anche gli interventi di soccorso promossi da polizia e carabinieri, a partire dal prossimo anno, andranno «rimborsati» se risulteranno non «giustificati», ovvero se dietro sarà rinvenuta l’ombra del dolo o della colpa grave di chi è stato soccorso. La stretta era stata già prevista nel testo uscito dal Consiglio dei ministri il 17 ottobre ma era limitata a uomini e mezzi della Guardia di finanza, ora con questa proposta di modifica viene estesa agli interventi effettuati dagli altri due corpi. Dal 2026 la richiesta di aiuto che verrà rivolta a polizia di Stato e Arma dei carabinieri, impegnati nel soccorso alpino e in quello in mare, andrà giustificata e motivata. E se non ci sarà una motivazione adeguata e reale la ricerca, il soccorso e il salvataggio in montagna o in mare diventeranno tutte operazioni a pagamento. Non solo. Il contributo sarà dovuto anche da chi procura, per dolo o colpa grave, un incidente o un evento che richiede l’impiego di uomini e mezzi appartenenti alla polizia di Stato e all’Arma. L’importo sarà stabilito con decreti dal ministro dell’Interno e da quello della Difesa, di concerto con l’Economia. L’emendamento precisa, infine, che «il corrispettivo è dovuto qualora l’evento per il quale è stato effettuato l’intervento sia imputabile a dolo o colpa grave dell’agente».
Nessuna novità, invece, per maggiori fondi, che restano rinviati a quando il Paese uscirà dalla procedura d’infrazione. I sindacati di polizia continuano a martellare l’esecutivo dicendo che «per il governo la sicurezza è uno slogan adatto ai discorsi pubblici ma non è una priorità quando si tratta di mettere in campo risorse concrete». In una lettera inviata da Sap, Coisp-Mosap, Fsp Polizia, Silp-Cgil al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si attacca «l’ipotesi di un innalzamento dell’età pensionabile, inaccettabile per chi ha trascorso una vita professionale tra rischi e responsabilità enormi e si pretende di allungare ulteriormente la carriera dei poliziotti senza alcun confronto con i sindacati». Per i sindacati è anche «grave, lo stanziamento simbolico di appena 20 milioni di euro per la previdenza dedicata. Una cifra che condanna molti a pensioni indegne dopo una vita spesa al servizio dello Stato».
Intanto hanno avuto il via libera in commissione Bilancio una serie di modifiche alla manovra sui temi di interesse comune alla maggioranza e all’opposizione in materia di enti locali e calamità naturali. In totale sono 64 gli emendamenti. Tra questi, la possibilità di assumere a tempo indeterminato il personale in servizio presso gli Uffici speciali per la ricostruzione e che abbia maturato almeno tre anni di servizio. Arriva anche un contributo di 2,5 milioni per il 2026 per il disagio abitativo finalizzato alla ricostruzione per i territori colpiti dai terremoti in Marche e Umbria.
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha sottolineato i maggiori fondi per la sanità. «Sul fronte del personale», ha detto, ci sono degli aumenti importanti e delle assunzioni aggiuntive. Le Regioni possono assumere con il Fondo sanitario nazionale che viene ripartito tra di loro».
Soddisfatto il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani. La manovra, infatti, contiene +7,4 miliardi per il Fondo sanitario nazionale e un ulteriore +0,1% che consente di far scendere il payback a carico delle aziende farmaceutiche. «Il segnale è ampiamente positivo», ha commentato Cattani.
Intanto ieri alla Camera, nel dibattito sulle comunicazioni alla vigilia del Consiglio europeo, c’è stato un botta e risposta tra la segretaria del Pd, Elly Schlein, e Meloni. Tema: le tasse e la manovra. «La pressione fiscale sale perché sale il gettito fiscale certo anche grazie al fatto che oggi lavora un milione di persone in più che pagano le tasse», ha detto il premier. E a fronte del rumoreggiamento dell’Aula, ha incalzato: «Se volete facciamo un simposio ma siccome siamo in Parlamento le cose o si dicono come stanno o si studia».
Ma per Schlein «le tasse aumentano per il drenaggio fiscale». Il premier ha, poi, ribadito che la manovra «è seria» e che «l’Italia ha ampiamente pagato in termini reputazionali, e non solo, le allegre politiche degli anni passati».
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Il direttore di Limes, Lucio Caracciolo (Imagoeconomica)
«A tutto c’è un Limes». E i professoroni se ne sono andati sbattendo la porta, accompagnati dal generale con le stellette e dall’eco della marcetta militare mediatica tutta grancassa e tromboni, a sottolineare come fosse democratica e dixie la ritirata strategica da quel covo di «putiniani sfegatati». La vicenda con al centro la guerra in Ucraina merita un approfondimento perché è paradigmatica di una polarizzazione che non lascia scampo a chi semplicemente intende approfondire i fatti. Nell’era del pensiero igienista, ogni contatto con il nemico e ogni lettura (anche critica) dei testi che egli produce sono considerati contaminanti.
Già la narrazione lascia perplessi e l’uscita dei martiri da un consiglio scientifico che vede nelle sue file Enrico Letta, Romano Prodi, Andrea Riccardi, Angelo Panebianco, Federico Fubini (atlantisti di ferro più che compagni di merende dello zar) indebolisce le ragioni dei transfughi. Se poi si aggiunge che in cima al comitato dei saggi della rivista campeggia il nome di Rosario Aitala - il giudice della Corte penale internazionale che due anni fa firmò un mandato di cattura per Vladimir Putin - ecco che le motivazioni del commando in doppiopetto si scaricano in fretta come le batterie dell’auto full electric guidata da Ursula von der Leyen.
Eppure Federico Argentieri (studioso di affari europei), Franz Gustincich (giornalista e fotografo), Giorgio Arfaras (economista) e Vincenzo Camporini (ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica) hanno preso la porta e hanno salutato Lucio Caracciolo con parole stizzite per «incompatibilità con la linea politica». Avvertivano una «nube tossica» aleggiare su Limes. Evidentemente non sopportavano che ogni dieci analisi filo-occidentali ce ne fossero un paio dedicate alle ragioni russe. Un’accusa pretestuosa al mensile di geopolitica più importante d’Italia e a uno storico direttore che in 30 anni si è guadagnato prestigio e indipendenza pur rimanendo nell’alveo del grande fiume navigabile (e spesso limaccioso) della sinistra culturale.
«Io quelli che se ne sono andati non li ho mai visti. Chi ci accusa di essere filorusso non ha mai sfogliato la rivista», ha dichiarato il giornalista Mirko Mussetti a Radio Cusano Campus. Dietro le rumorose dimissioni ci sarebbero cause tutt’altro che culturali, forse di opportunità. Arfaras è marito della giornalista russa naturalizzata italiana Anna Zafesova, studiosa del putinismo, firma della Stampa e voce di Radio Radicale. Il generale Camporini ha solidi interessi politici: già candidato di + Europa, è passato con Carlo Calenda e ha tentato invano la scalata all’Europarlamento. Oggi è responsabile della difesa dell’eurolirica Azione. La tempistica della fibrillazione è sospetta e chiama in causa anche le strategie editoriali. Limes fa parte del gruppo Gedi messo in vendita (in blocco o come spezzatino) da John Elkann; la rivista è solida, quindi obiettivo di qualcuno che potrebbe avere interesse a destabilizzarne la catena di comando.
Ieri Caracciolo ha replicato ai transfughi sottolineando che «la notizia è largamente sopravvalutata». Lo è anche in chiave numerica, visto che i consiglieri (fra scientifici e redazionali) sono un esercito: 106, ben più dei giornalisti che lavorano. Parlando con Il Fatto Quotidiano, il direttore ha aggiunto: «Noi siamo una rivista di geopolitica. Occorre analizzare i conflitti e ascoltare tutte le voci, anche le più lontane. Non possiamo metterci da una parte contro l’altra ma essere aperti a punti di vista diversi. Pubblicare non significa condividere il punto di vista dell’uno o dell’altro».
Argentieri lo ha messo sulla graticola con un paio di motivazioni surreali: avrebbe sbagliato a prevedere l’invasione russa nel febbraio 2022 («Non la faranno mai») e continua a colorare la Crimea come territorio russo sulle mappe, firmate dalla formidabile Laura Canali. Caracciolo non si scompone: «Avevo detto che se Putin avesse invaso l’Ucraina avrebbe fatto una follia. Pensavo che non l’avrebbe fatta, ho sbagliato, mi succede. Non capisco perché a distanza di tempo questo debba provocare le dimissioni». Capitolo cartina: «Chiunque sbarchi a Sebastopoli si accorge che si trova in Russia e non in Ucraina; per dichiarazione dello stesso Zelensky gli ucraini non sono in grado di recuperare quei territori».
Gli analisti lavorano sullo stato di fatto, non sui desiderata dei «Volenterosi» guidati da Bruxelles, ai quali i media italiani hanno srotolato i tradizionali tappetini. E ancora convinti come Napoleone e Hitler che la Russia vada sconfitta sul campo. Se Limes non ha creduto che Putin si curava con il sangue di bue; che uno degli eserciti più potenti del mondo combatteva con le pale; che Mosca era ridotta a usare i microchip delle lavatrici per far volare i missili, il problema non è suo ma di chi si è appiattito sulla retorica dopo aver studiato la Storia sui «Classici Audacia» a fumetti. Nel febbraio del 2024 Limes titolava: «Stiamo perdendo la guerra». Aveva ragione, notizia ruvidamente fattuale. La disinformazione da nube tossica aleggia altrove.
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Il nuovo numero di Polizia Moderna con Annalisa Bucchieri, Cristina Di Lucente assistente Capo coordinatore. Mauro Valeri ispettore, Cristiano Morabito Sovrintendente capo tecnico coordinatore.