2023-09-18
Salvini flirta con Le Pen ma rassicura Giorgia
Matteo Salvini e Marine Le Pen (Ansa)
Il segretario della Lega porta sul palco di Pontida la leader della destra francese: lottiamo insieme per la libertà. Poi manda un messaggio al premier: nessuno potrà dividerci. Dal pratone, il popolo padano invoca l’autonomia e il blocco navale.«Lega di lotta e di governo», «Padroni a casa nostra» e soprattutto «blocco navale subito». Sono gli slogan stampati sulle magliette indossate dai militanti e simpatizzanti della Lega ieri a Pontida: in decine di migliaia per la festa del Carroccio. La giornata inizia di buon mattino con un pensiero rivolto dal segretario Matteo Salvini a Roberto Maroni «un militante più militante di altri che ha fatto, prima di me e meglio di me, il segretario federale e il ministro dell’Interno». E dopo l’omaggio allo storico leader della Lega, arriva il momento del ricordo di Silvio Berlusconi a tre mesi e mezzo dalla sua morte: «Non era uomo della Lega ma sicuramente un amico della Lega». Tanti i temi affrontati durante la kermesse, ma i più sentiti dai leghisti sono sicuramente quelli dell’autonomia e dell’immigrazione. Su quest’ultima è intervenuta Marine Le Pen, numero uno del Rassemblement National, l’ospite più atteso della giornata. Accolta tra applausi e urla nel salire sul palco assieme a Salvini, non tradisce le aspettative: «Eravamo orgogliosi della Lega e di Salvini quando difendeva i porti. Aspettiamo con il vostro successo che quel momento torni per l’Italia ma anche per la Francia», ha spiegato, «perché guai a quei leader che non si rendono conto dei segnali di allarme che rappresentano i massicci arrivi a Lampedusa. Guai a quei popoli i cui leader non prendono immediati provvedimenti per far fronte a questa sfida gigantesca, e a quelli che per giustificarsi dicono che non c’è alternativa. Voi avete dimostrato e incarnato la volontà politica di cui l’Europa ha bisogno, avete dimostrato che ci sono ancora europei disposti a difendere la nostra cultura e civiltà».La visita di Le Pen a Pontida è più di un semplice endorsement e si concretizza nella volontà di organizzare entro la fine dell’anno un maxievento internazionale con la partecipazione di tutti i partiti alternativi alla sinistra in vista delle Europee del 2024. Salvini ha proposto di farlo in Italia e ha sottoscritto la dichiarazione dei popoli e delle nazioni presentata da Le Pen il giorno prima. I due ne avevano già parlato in settimana, nei giorni dedicati alla preparazione di Pontida, e Salvini lo ha confermato al termine del comizio di ieri. L’intesa è stata suggellata con un pranzo a base di salumi e formaggi della zona, cui ha partecipato anche il presidente della Camera Lorenzo Fontana. Salvini dal palco di Pontida è un fiume in piena. «Di lotta», appunto, ma soprattutto «di Governo». Precisa: «Matteo a Pontida e Giorgia a Lampedusa sono la sintesi di un obiettivo e di un destino comuni. Non riusciranno a dividerci». Concetto chiarito in «poche parole perché qualsiasi cosa io dica qualcuno e pronto a cercare l’avverbio che segni la lontananza tra Pontida e Lampedusa». E aggiunge: «Provino a dire che questa splendida Pontida, con questa marea umana sarà un problema per il governo. Io dico che è vero l’esatto contrario: la Lega è garante del fatto che durerà per tutti e 5 gli anni che gli italiani ci hanno chiesto durasse. Non un minuto di meno». E anzi rincara: «Abbiamo l’ambizione che questo governo duri non solo il primo mandato ma anche il secondo». Il vicepremier nei suoi 40 minuti di intervento ricorda le priorità del suo partito e della maggioranza: «In questa manovra economica non ci sarà tutto per tutti, ma priorità per la Lega e penso per l’intero centrodestra saranno stipendi e pensioni: cancellare quell’errore umano economico e sociale della legge Fornero così come estendere la flat tax a lavoratori autonomi e dipendenti». E sull’Europa è chiaro: «Vivono su Marte quelli che a Bruxelles pensano di reintrodurre e reimporre sulle teste degli italiani e dei cittadini europei il Patto di stabilità tutto tagli, rigore e sacrificio. Non è il momento di chiedere sacrifici a chi ne ha fatti abbastanza». Ma i discorsi di Marine Le Pen e Matteo Salvini chiudono una giornata ricchissima di contenuti e interventi.Tra i più attesi, senza dubbio quello del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti che ai suoi chiede pazienza: «Ce lo ha insegnato Bossi, tutto subito non si può fare. Questi non sono i cento metri, è una mezzo fondo». E spiega: «L’equilibrio è anche un atto di coraggio. Ho una realtà che non è fatta solo della guerra in Ucraina e con tutte le conseguenze economiche e sociali, ma anche di tante altre guerre del grano, utilizzando gli immigrati, utilizzando l’energia. Questo equilibrio, questo coraggio noi lo metteremo anche sulle scelte che faremo. Premiando chi ha fiducia, chi investe sul futuro, significa che chi lavora e vuol lavorare in più deve pagare meno, chi vuole investire di più deve pagare di meno, e soprattutto le famiglie con figli, che sono il nostro futuro, dovranno essere premiate in termini fiscali».Su Patto di stabilità, come Salvini, è chiaro e aggiunge che non può tornare com’era prima: «Come governo, rivendichiamo a ogni livello che il Patto di stabilità escluda dal conteggio gli investimenti». Infine sulla manovra: «Condivido le preoccupazioni e le angosce di tanti imprenditori e di tante famiglie che si alzano con il debito sulle spalle, anch’io come ministro dell’Economia mi alzo con un grande debito sulle spalle: 2859 miliardi che significano soltanto l’anno prossimo per interessi in più 14 miliardi, sottratti ad aiuti, alla sanità, alla riduzione delle tasse».Ma come la lotta all’immigrazione illegale è l’autonomia a scaldare gli animi dei militanti di questa Pontida da partecipazione record. È il ministro delle per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, a fare il punto: «La maggioranza è assolutamente convinta di portarla a casa l’Autonomia. In commissione nessuno si è mai tirato indietro. Risolvere la questione settentrionale e la questione meridionale è il mio obiettivo». Nonostante le minacce ricevute spiega: «Abbiamo accelerato in Commissione, noi andiamo avanti. Sono convinto che ad ottobre 2023 arriverà in Aula al Senato, questo vuol dire che il 2024 è l’anno dell’autonomia. Mi hanno insegnato “Mai mulà”. E io non mollo».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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