2022-10-25
Salvini battezza la Guardia costiera. Piantedosi già al lavoro sugli sbarchi
Quasi pronta la lista dei sottosegretari, ma prima vanno definite le deleghe dei ministeri: Infrastrutture, Mare e anche Mise. L’ex dicastero di Vittorio Colao (digitale e spazio) finirà sotto Palazzo Chigi. Valentino Valentini agli Esteri divide.Iniziata la composizione della lista dei viceministri e dei sottosegretari. Una quarantina di posti suddivisi, ovviamente tra Fdi, Lega e Forza Italia. I nomi vanno e vengono anche perché mancano ancora i confini esatti di ciascun ministero. Prima si decidono le competenze e le deleghe complessive e poi si riempiono le caselle. Non a caso ieri a rendere palesi le prime frizioni è stato lo stesso vicepremier Matteo Salvini, che nel corso della mattinata ha incontrato il comandante della Guardia costiera, Nicola Carlone, e si è subito dopo premurato di pubblicare la foto, riuniti attorno al tavolo. Due i motivi. Il primo è che la Guardia costiera dipendente storicamente dal ministero delle Infrastrutture e il secondo è una sorta di ius primae noctis rispetto al collega indicato quale titolare del dicastero del Mare e del Sud. L’obiettivo era zittire le voci di un possibile passaggio delle deleghe sui porti e sulle capitaneria al collega di Fratelli d’Italia. Controllare le navi e i porti ha un forte significato politico. L’immigrazione è stato uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale leghista. Salvini sa bene anche che l’altro dicastero è senza portafoglio e non potrebbe gestire i circa 10.000 dipendenti della Guardia costiera. Da qui lo scatto di velocità per marcare il terreno. D’altra parte nel pomeriggio di ieri ha anche diffuso una nota per anticipare le dichiarazioni rilasciate a Porta a Porta. «Le competenze sui porti resteranno alle Infrastrutture», ha detto. Inserendo in ogni caso il suo piano in uno schema più ampio di priorità. A quanto risulta alla Verità, sempre ieri il neo ministro Matteo Piantedosi ha convocato la prima riunione del Comitato nazionale dell’ordine e della sicurezza pubblica, il Cnosp. Sono tenuti a partecipare i vertici delle Forze armate, di polizia, carabinieri, intelligence e se convocati anche quelli delle Capitanerie di porto. È quanto avverrà in questo caso visto che l’ordine del giorno è proprio il problema immigrazione. Insomma, una partenza decisamente politica che potrà essere usata come assist per chiudere i perimetri e le competenze dei dicasteri. Lasciando per esclusione al ministero di Musumeci competenze sulle spiagge e sulle pesca. Più semplice politicamente, anche se più complicato tecnicamente, sarà il ricollocamento delle competenze dell’ex ministero della Transizione digitale, guidato da Vittorio Colao. L’idea del governo è indicare un sottosegretario alla presidenza del Consiglio con le deleghe di attuazione del digitale, dal cloud fino alla rete unica che inglobi a sé il più possibile le competenze del comparto. Restano infatti ancora da definire le esatte competenze del Mise, guidato da Adolfo Urso. Il precedente governo aveva creato il dicastero della Transizione lasciando numerosi punti di contatto e creando per gli operatori non poche duplicazioni. L’idea è quella di snellire e semplificare affidando poi l’incarico a un politico di Fdi con un curriculum nel mondo delle tlc e della digitalizzazione. Da lì passerà l’attuazione dell’enorme progetto della nuvola di Stato e la matassa delle rete unica tutta da sbrogliare. Ieri Il Sole 24 Ore leggeva il balzo in Borsa di Tim come l’attesa da parte del mercato dell’assegnazione delle relative deleghe. Il quotidiano di Confindustria cita esplicitamente il piano Minerva elaborato dal senatore di Fdi Alessio Butti che prevede un riassetto attraverso innanzitutto «un’Opa di Cdp su Tim e un successivo scorporo delle attività». Tale ipotesi, alternativa a quella dell’immediata aggregazione tra l’infrastruttura di rete di Tim e Open Fiber, aveva già più volte acceso l’attenzione del mercato durante la campagna elettorale. Di certo la situazione langue da troppo tempo e il mercato cerca per prima cosa stabilità e scelte chiare e trasparenti. C’è infine, il tema Spazio. Comparto affidato nel 2021 a Colao, è stato poi riorganizzato sotto la presidenza del Consiglio. Adesso è nel mirino di Lega e Forza Italia. Motivo per cui potrebbe rimanere sotto Palazzo Chigi assieme al digitale. Non è affare da poco. Si tratta di settore che cuba tanti miliardi e non va trascurato, forse ci sarebbe la possibilità di rimediare a un po’ di errori commessi dal precedente governo che ha accettato di buon grado di affidare gran parte dei relativi fondi del Pnrr destinati all’Asi direttamente all’Esa. Con il conseguente indebolimento della filiera nostrana, a discapito magari di Leonardo, ma soprattutto delle società francesi che in Europa dettano la linea. Già da domani, sistemati i confini dei diversi dicasteri, si entrerà nel vivo sui sottosegretari. Dati per certi, Giovanbattista Fazzolari a Palazzo Chigi per supervisionare l’intera macchina del governo e Maurizio Leo al Mef. Molto probabile Matteo Perego non rieletto tra Forza Italia e possibile Roberto Ferrari (leghista non candidato) alla Difesa. Concreta l’ipotesi di Claudio Durigon al Lavoro. Meno certi, Deborah Bergamini e Alberto Barachini all’editoria e Sestino Giacomoni al Mef. Divisiva l’idea di portare l’azzurro Valentino Valentini agli Esteri, visto il ruolo di «ambasciatore» a Mosca. Potrebbe andare agli Affari europei.