2022-01-22
Salta la delega fiscale in attesa del Colle
La norma in Aula a fine febbraio: sventata l’idea dell’esecutivo, che voleva chiudere tutto prima dell’elezione del presidente. Concluso il primo esame degli emendamenti: su 460 bocciati solo 10. Centrodestra compatto per fermare la riforma del catasto.La delega fiscale si ferma in attesa dell’elezione del presidente della Repubblica. Questa settimana, tra mercoledì e giovedì, si sono decisi gli emendamenti inammissibili, e la commissione Finanze alla Camera riprenderà le votazioni dopo l’elezione del capo dello Stato. In Aula la delega dovrebbe invece arrivare a fine febbraio. E, dunque, i membri della commissione Finanze avranno più tempo per poter mettere in piedi e discutere nel merito la delega fiscale. Ricordiamo infatti che fino a poche settimane fa, l’idea del governo Draghi era quella di chiudere tutte le questioni, comprese quelle fiscali, prima del 24 gennaio. Calendario che non è stato seguito dai membri della commissione Finanze che hanno fin da subito chiesto maggior tempo per poter studiare e mettere in campo i diversi emendamenti alla delega. Il presidente della commissione ha infatti accolto fin da subito la richiesta anche perché il testo su cui si lavorare è molto delicato, visto che andrà a modificare la fiscalità futura. Inoltre la fretta di chiudere tutto prima delle elezioni del presidente della Repubblica non era nemmeno giustifica dalla «scadenza» dell’entrata in vigore della delega, che vede come qualsiasi provvedimento deciso partirà non prima dal 1° gennaio del 2023. E dunque questo ulteriore slittamento al mese di febbraio è sicuramente un aspetto positivo, che dà il giusto peso a una delega che deciderà il futuro fiscale degli italiani per i prossimi anni.Questa settimana si è dunque concluso il primo esame degli emendamenti. Giovedì si sono dichiarati inammissibili solo 13 proposte presentate dai vari partiti; 460 sono invece quelle che dovranno passare al vaglio successivo dei parlamentari. Una peculiarità è che non ci saranno emendamenti segnalati, dato l’esiguo numero, e l’importanza della materia che si sta andando a trattare. Tra i 460 troviamo anche 4 dei 5 emendamenti che il centrodestra ha presentato congiuntamente. Questi, ricordiamo, riguardano il mantenimento e l’ampliamento della mini flat tax (65.000), la rateizzazione e l’ampliamento degli acconti e riduzione della ritenuta d’acconto sul lavoro autonomo e lo stralcio della riforma del catasto. Per quanto riguarda l’emendamento sulla costituzionalizzazione dello Statuto dei contribuenti è stata dichiarata inammissibile la frase: «elevando a rango costituzionale lo Statuto dei diritti dei contribuenti», perché risulta essere in contrasto con il sistema costituzionale vigente. Non è infatti possibile delegare il governo affinché elevi al rango costituzionale queste norme. Dato però l’importanza della questione posta, «e considerato che la proposta emendativa verrà discussa ed esaminata per la parte ammissibile, si potrà valutare, eventualmente, in quella sede, un intervento volto a valorizzare l’intendimento dei proponenti. In proposito ricorda come la necessità di un maggiore rispetto dello Statuto dei diritti del contribuente sia emersa e sia stata unanimemente condivisa nel corso dello svolgimento dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario», si legge dalla seduta della commissione Finanze del 19 gennaio. Strategia dunque, quella del centrodestra, che è risultata essere vincente in questa prima fase di selezione. Per quanto riguarda gli altri partiti il M5s si dichiara soddisfatto, dato che i suoi cavalli di battaglia principali sono tra i 460 emendamenti accolti. Vita Martincigno, capogruppo del Movimento in commissione Finanze alla Camera sottolinea come solo 6 emendamenti presentati dal M5s siano stati dichiarati inammissibili «ma non faremo ricorso». Sono invece passate le proposte riguardanti il cashback fiscale, che ipotizza la digitalizzazione delle detrazioni e deduzioni fiscali con il fine di poter accreditare le somme direttamente sul conto corrente degli italiani durante l’anno in corso. Iniziativa che è stata presa in considerazione anche da Italia viva, che ha presentato un emendamento simile sul tema. Altra proposta passata è stata la easy tax, che risulta essere molto vicina all’emendamento presentato dal centrodestra sulla flat tax. Il M5s vorrebbe infatti introdurre uno scivolo per accompagnare tutti quei contribuenti che sono nel regime piatto ma che l’anno successivo superano la soglia dei 65.000. Un agevolazione di 2 anni, con annessa maggiorazione fiscale graduale, per accompagnare il contribuente verso l’entrata nel regime ordinario dell’Irpef. Da ricordare come sul tema della flat tax si sia anche espresso il Pd, che non demonizza lo strumento ma precisa come questa debba avere dei limiti temporali ben precisi e debbaessere rivolta a una platea di soggetti determinati. Altro tema cardine per il Movimento è la rateizzazione degli acconti Irpef per agevolare le piccole e medie imprese. Contrariamente al centrodestra, il M5s ha invece proposto di continuare sul tema della riforma del catasto, con l’obiettivo di creare un sistema più equo. Per quanto riguarda il Pd, i temi più centrali e su cui si discuterà, dopo l’elezione del capo dello Stato in commissione Finanze, sono la semplificazione tributaria, il lavoro femminile (agevolazioni temporanee per l’ingresso lavorativo del secondo percettore di reddito), le vari tasse ambientali, sulle quelli si vorrebbero proporre delle agevolazioni sulle aliquota Iva e le accise per i soggetti che impiegano nella loro produzione materie prime secondarie.
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