2021-11-09
«Figli di», ex premier e padri della Patria: la corte dei Benetton
Nel libro «La sacra famiglia» la lista dei superlobbisti difensori della dinasty veneta: da Mattarella jr a Enrico Letta fino a Massimo D'Alema.Appiattirsi sulla «verità» giudiziaria è il modo peggiore per legarsi le mani e non capire più nulla dei grandi fatti della storia economica e politica di una nazione. Il crollo del ponte Morandi, avvenuto il 14 agosto del 2018, ha causato la morte di 43 persone e non ha ancora neppure una sentenza penale di primo grado. Le intercettazioni dell'inchiesta della Procura di Genova, con gli ex manager di Atlantia e Autostrade che parlano a ruota libera di controlli mancati su ponti e gallerie, sono indubbiamente istruttive e di forte impatto mediatico. Ma il processo appena cominciato, come sempre accade in Italia, sarà seguito molto meno delle indagini. Poi, l'ombra della prescrizione e la mancanza di memoria collettiva faranno il resto, come per l'amianto di Casale, le popolari venete, Parmalat e le scalate bancarie del 2006 dei «furbetti del quartierino». Ci sono invece modi di indagare che sono più faticosi che riportare un verbale allungato da un pm o da un avvocato, ma hanno il pregio di non legare il giudizio su un dato scandalo alla fortuna delle rispettive inchieste penali. Anche nel caso del Morandi e delle eventuali responsabilità della famiglia Benetton, è possibile farsi un'idea di quanto è accaduto (e perché), soprattutto ricostruendo e collegando tra loro incarichi, soldi, carriere, errori di sistema. Leggendo La sacra famiglia, l'inchiesta scritta da Gianni Dragoni per Chiarelettere, è per esempio possibile delineare le connessioni politiche e le condotte dei singoli che hanno consentito alla famiglia di Ponzano Veneto, dai tempi delle privatizzazioni di Romano Prodi fino alle concessioni autostradali rinnovate senza colpo ferire da governi di ogni colore ed estrazione (tecnica o politica). Al termine della lettura di questo libro, che riporta anche molti scoop della Verità che il giorno dopo della pubblicazione sono stati perfettamente ignorati dagli altri giornali, il lettore può farsi un'idea delle responsabilità morali e politiche di quelle 43 morti che, non appiattendosi sui brogliacci d'inchiesta, sopravviverà al dato penale.Come si diventa intoccabili in Italia? Nel capitolo «I superlobbisti», c'è una carrellata di personaggi noti (da Massimo D'Alema a Enrico Letta) e meno noti (da Antonio Mastrapasqua a Luisa Torchia) che nel corso degli ultimi trent'anni sono stati in qualche modo o a libro paga o, comunque legati finanziariamente, ai Benetton. E alcuni sono pure delle specie di padri della Patria. Dragoni ricorda per esempio la complessità del curriculum di un grande giurista come Sabino Cassese, 86 anni, ex giudice costituzionale (2005-2014) ed ex ministro della Funzione Pubblica (governo Ciampi, 1993-1994), che appena crolla il Ponte sembra quasi incaricarsi di stendere una cortina fumogena sulle responsabilità dell'accaduto. Sul Corriere della sera, Cassese invita immediatamente a guardare altrove: «Compito della politica è costruire il futuro o distruggere il passato?», scrive appena il primo governo Conte osa parlare di revoca delle concessioni. È crollato un ponte sul Polcevera, ma per lui «la colpa è del paese che fa e disfa» e ci mette in mezzo le discussioni infinite sulla Tav o sul gasdotto Tap, le polemiche e le inchieste intorno all'Ilva di Taranto. Per carità, tutti possono sbagliare nel focalizzare o meno un ragionamento. Ma Cassese forse, a far confusione si è aiutato da solo. Come si legge nella Sacra Famiglia, il giurista che per due anni si spenderà sui giornali contro la revoca o, in subordine, a favore di un «equo indennizzo» ai Benetton in caso di «esproprio» delle concessioni, è lo stesso che il 19 aprile del 2000, appena Autostrade viene privatizzata, entra nel Cda e vi rimane fino al 4 novembre 2005, quando Ciampi lo nomina alla Consulta. Dragoni calcola che «nei quasi sei anni in cui è nel consiglio della società dei Benetton riceve compensi per 300.997 euro per la carica e per 389.750 euro per consulenze, in totale 690.747 euro. C'è scritto nei bilanci. Allora può venire il dubbio che il sommo interprete non sia imparziale riguardo ad Autostrade». Già, ma a chi dovrebbe venire il dubbio? Perché i giornali in lotta perenne con le fantomatiche fake news, dal Foglio al Sole 24 Ore, fanno a gara a intervistare l'oracolo Cassese senza chiarire, quantomeno, che forse non è un osservatore imparziale sulle cose di Ponzano Veneto? Alla scuola di Cassese sono cresciuti altri giuristi di vaglia che hanno incrociato le loro strade con i Benetton, ma non solo al volante o con l'autista. Dragoni ricorda due grandi «figli di» come Giulio Napolitano e Bernardo Giorgio Mattarella. «Cassese è mentore di Giulio Napolitano […] che ha una brillante carriera accademica , ricca di incarichi che vanno dal Coni alla Lega Calcio, dalla Consob a Telecom Italia», e a tempo perso insegna amministrativo a Roma Tre, dove era rettore Guido Fabiani (1998-2013), cognato di Giorgio Napolitano per aver sposato la sorella di sua moglie Clio. Napolitano junior, Cassese e il figlio di Mattarella sono tutti nell'Irpa, un centro studi sulla pubblica amministrazione del quale fa parte anche Luisa Torchia, a sua volta ex segretario generale della fondazione Astrid di Franco Bassanini e Giuliano Amato, l'eterno quirinabile. Anche la Torchia è stata nel Cda di Autostrade, e dopo il crollo del Morandi viene di nuovo arruolata dai Benetton, questa volta come amministrativista. Anche costei scrive sulla vicenda per il giornale della Confindustria, ma senza ricordare che è una dei legali di Ponzano Veneto. E però bisogna ammettere che in Paese fondato sulla famiglia e sulle relazioni amicali come l'Italia non sempre è facile tenere il conto delle poltrone ricoperte da un singolo personaggio. Se è facile ricordare che Enrico Letta, per consolarsi di Matteo Renzi che nel 2014 gli fece le scarpe, si sedette nel Cda di Abertis, soci di Atlantia-Benetton, è molto più complicato contare tutti gli incarichi dell'ex presidente Inps, Antonio Mastrapasqua, commercialista di stretta osservanza lettiana (ma nel senso di zio Gianni). Dragoni gliene attribuisce 25 e ricorda che è stato nel consiglio di Autostrade dal 2003 al 2013 e dopo i guai giudiziari per il crac dell'Ospedale Israelitico, viene spostato nel collegio sindacale (2015-2018). Perché i Benetton hanno così bisogno di Mastrapasqua? «Visti i rapporti stretti con Gianni Letta e il centrodestra», si legge nel libro, «è presumibile che, a parte le prestazioni professionali, Mastrapasqua porti in dote i suoi legami con Letta e la sua capacità di lobbista con Forza Italia, ma le sue relazioni vanno oltre questa cerchia». A cominciare dal Pd e da Matteo Renzi, che con i Benetton hanno legami stretti.
Jose Mourinho (Getty Images)