2023-04-10
«Roma non ha gli anticorpi della lotta alla mafia»
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Una spirale di violenza simile nella Capitale non la si respirava da tempo. I clan presenti sul territorio sembrano aver scatenato una guerra quasi senza precedenti. Per comprendere cosa stia realmente accadendo La Verità ha avuto un lungo confronto con Alfonso Sabella, già assessore alla Legalità e alla Trasparenza (nella giunta di Ignazio Marino) e magistrato con un lungo passato nell’antimafia.Dottor Alfonso Sabella in tutto il 2022 a Roma sono stati commessi 26 omicidi. I delitti di un certo tipo, anche in questi primi mesi dell’anno, riempiono le pagine di cronaca nera. La Capitale sta vivendo una stagione di violenza senza precedenti?«Al di là di tutti i discorsi di tipo sociologico, numerico che si possono fare su aumento generico dell’aggressività e uso della violenza per la risoluzione delle controversie c’è un dato inequivocabile: la “camorrizzazione” di Roma, un fenomeno di cui parlo da anni. In questa precisa fase storica vari gruppi criminali di ispirazione camorristica - sia per modus operandi, sia per rapporti di egemonia - si stanno muovendo all’interno della città, e risolvono i conflitti nel modo a loro congeniale: ossia con la violenza. Quindi da qui l’incremento del numero degli omicidi. Mi faccia aggiungere una cosa».Prego. «Purtroppo questa è una città che comprensibilmente continua a negare la presenza delle mafie sul suo territorio, eppure Roma non è una città mafiosa. Coloro che lo sostengono, lo fanno sapendo di mentire. Quando ero assessore alla Legalità ho combattuto strenuamente affinché il Comune capitolino non fosse sciolto per mafia. Perché Roma è una città che ha dei problemi serissimi di corruzione, ma certamente la criminalità organizzata non è il suo problema principale. Detto ciò deve riconoscere che nel suo territorio sono presenti gruppi criminali di tipo mafioso. Sodalizi che si sono alternati nel corso del tempo: penso agli Anni ’80 quando nella Capitale vivevano stabilmente una decina di uomini di onore riconducibili a Cosa nostra. Senza dimenticare persone legate a vari gruppi camorristici o alla ‘Ndrangheta. E poi soprattutto la presenza di fenomeni di tipo locale: i Fasciani, gli Spada, i Casamonica, Marco “barboncino” Esposito, soggetti che sono nati e cresciuti in questo territorio».Alcuni dei sodalizi che ha appena citato sono stati duramente colpiti da magistratura e forze dell’ordine negli ultimi anni.«Perché la Procura di Roma ha affrontato con gli strumenti tipici del contrasto alle mafie i fenomeni criminali romani. Con la disarticolazione di questi gruppi bisogna riconoscere che c’è stato un cambio di passo. Inevitabilmente si è creato un vuoto di potere che deve essere colmato in città, dove mi dispiace dirlo la presenza dello Stato sembra inavvertibile. E stiamo parlando della Capitale d’Italia».Oltre al vuoto di potere quanto influisce nella lotta fra clan la supremazia per il mercato criminale di Roma?«Stiamo parlando di una città di tre milioni di abitanti, praticamente il cinque per cento della popolazione italiana. È inevitabile che sia un mercato molto interessante, soprattutto per il traffico di stupefacenti. Però non è controllabile per intero, proprio a causa della sua grandezza, da un solo sodalizio. Sempre a proposito della lotta alla droga c’è un tema che non viene mai preso con la giusta attenzione. Mi riferisco alle piazze di spaccio che molte persone confondono con i luoghi in cui si vende la sostanza stupefacente. Ci sono frammenti di città, penso per citarne uno, ad alcune aree di San Basilio dove il controllo non è dello Stato ma dei gruppi criminali che vi fanno affari. Zone in cui sono presenti vedette, sentinelle, immobili occupati più o meno illegalmente, nei cui scantinati ci sono grate e telecamere: il contesto perfetto per alimentare il mercato degli stupefacenti. Aree come queste, in cui sono i clan a dare lavoro alla gente, non possono essere tollerate dallo Stato. È il fenomeno più inquietante, per questo parlo di “camorrizzazione” di Roma».Che strumenti vanno adottati per invertire la rotta?«Noi Stato dovremmo portare servizi dove non ci sono. Un esempio? La gestione delle case popolari ad Ostia, in mano agli Spada invece che agli uffici competenti del Comune o della Regione. Se ci riuscissimo avremmo fatto fatto qualcosa di realmente utile. Perché paradossalmente la repressione, per quanto giusta e doverosa, da sola non può risolvere il fenomeno. Dunque servono studio e prevenzione del fenomeno».Quindi a suo giudizio Roma non ha gli anticorpi della lotta alla mafia?«Pensi al tristemente noto funerale di Vittorio Casamonica. È stato celebrato (il 20 agosto 2015, ndr) con quella modalità proprio perché in questa città non sono maturati gli anticopri necessari per contrastare le mafie. Le dico di più: a Palermo il funerale di Vittorio Casamonica non si sarebbe potuto mai realizzare. Ormai Palermo gli anticorpi li possiede. Quando è morto Luciano Liggio l’abbiamo seppellito alle 6 del mattino, con quattro carabinieri che scortavano il feretro e la vedova. Non c’era nessuno. Si immagina cosa sarebbe potuto essere il funerale di Liggio se non fosse stato controllato dalle forze dell’ordine?». Torniamo all’attualità: gli ingenti fondi del Giubileo e del Pnrr per Roma rappresentano un rischio?«È un tema che mi fa arrabbiare non poco perché penso agli strumenti che questa città avrebbe potuto mettere in campo. L’Italia in generale, ma Roma in particolare, sconta l’inadeguatezza della sua struttura burocratica. Una realtà quasi del tutto impreparata sotto il profilo professionale, qualitativo e organizzativo a gestire quello che dovrebbe amministrare. Spesso le decisioni vengono prese all’ultimo. Una logica ben precisa: quella di creare volutamente l’emergenza, così si possono non rispettare le regole. E a Roma molte cose, anche le più prevedibili come il freddo, vanno in emergenza. E ancora: se dobbiamo comprare 15 sedie per 15 presidenti di municipio facciamo 15 gare d’appalto, anziché farne una. Le sembra una cosa razionale? Così ci saranno 15 occasioni di corruzione e decine, invece che una manciata, di impiegati comunali che dovranno lavorare sul progetto».Dalle sue parole sembra che l’unica forma di contrasto al malaffare sia l’istruzione.«Forse il grande intellettuale Gesualdo Bufalino non aveva sbagliato nel dire che “la mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari”».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.