2021-02-05
Ruspe nella baraccopoli dei clandestini
Varato un progetto per sostituire la bidonville di Borgo Mezzanone, inaccessibile persino alla polizia, con un centro per lavoranti stagionali delle campagne foggiane. È la conclusione degli sgomberi iniziati da Matteo Salvini, però le mafie sono sempre in agguato. La «pista», come a Foggia viene chiamata l'area della baraccopoli di Borgo Mezzanone perché sorge a ridosso dell'ex aeroporto usato dagli americani nella seconda guerra mondiale (e che durante la guerra del Kosovo divenne base logistica), verrà bonificata. Da anni è sede di insediamenti abusivi di stranieri, in maggioranza impegnati come braccianti agricoli nei campi della provincia, ma è occupata anche da clandestini in cerca di un posto inaccessibile per le forze dell'ordine. Lì l'intervento dello Stato è cominciato con le ruspe inviate nel luglio 2019 dall'allora ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Buttarono giù 35 baracche nella porzione considerata più malfamata. Da allora il non luogo di Borgo Mezzanone è stato abbandonato a sé. Sono continuati gli incendi di baracche, gli accoltellamenti e le risse. Ora l'annuncio: per fine mese ci sarà la definizione del protocollo tra Prefettura di Foggia, Provincia e Regione Puglia per la bonifica dell'area circostante. Le autorità parlano di una «ipotesi concreta di recupero» per la realizzazione di una «cittadella dell'accoglienza» che costituisca un esempio di legalità contro caporalato, lavoro nero, sfruttamento e tratta degli immigrati. Da tempo quest'area della Puglia chiede strutture idonee per l'accoglienza, più che inutili sanatorie in stile Teresa Bellanova, ex ministro di Italia viva, originaria di questa terra e bersaglio della stampa foggiana che, proprio sull'accoglienza (ma non solo), le ha imputato un certo «menefreghismo». La questione della baraccopoli di Borgo Mezzanone è stata affrontata ieri in una riunione in Prefettura, dal capo dipartimento per le Libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno, Michele Di Bari, con il prefetto di Foggia Raffaele Grassi, con il vicepresidente della Regione Puglia, Raffaele Piemontese, e con il presidente della Provincia Nicola Gatta. Collegati in videoconferenza, invece, c'erano il vicecapo del dipartimento di Pubblica sicurezza, Maria Teresa Sempreviva, in qualità di autorità di gestione del Pon Legalità e i rappresentanti di Invitalia. Perché sarà Invitalia a gestire la gara per i lavori di bonifica dell'area, per la quale la Provincia di Foggia ha messo a disposizione la fetta più grossa, circa 3,4 milioni di euro. Un piccolo contributo - 150.000 euro - è arrivato anche dal dipartimento Libertà civili e immigrazione. La questione è cavalcata da tempo dai sindacati, Cisl in testa. «Già all'indomani dell'insediamento del nuovo prefetto», ha dichiarato in più di una occasione Carla Costantino, segretaria Cisl di Foggia, «avevo proposto di usare almeno una parte del Cara per ospitare i cittadini regolari che abitano all'ex pista, e che per un discorso logistico legato all'attività lavorativa sono costretti a restare lì». Ma ora che sembra esserci una svolta si pone già un primo problema: per rendere possibile la cantierizzazione dei lavori di bonifica, l'area dell'insediamento spontaneo dovrà essere liberata e i migranti trasferiti in strutture di accoglienza. Si è quindi ipotizzata la realizzazione di una foresteria utilizzando, sulla base di un protocollo d'intesa, le strutture del Cara di Foggia (svuotato progressivamente in vista della chiusura definitiva), che però hanno necessità di una ristrutturazione e di un adeguamento, e dei terreni circostanti nei quali sistemare i moduli abitativi. Il centro di accoglienza per richiedenti asilo (con due fabbricati da 17 e 18 stanze, con sei posti ciascuna, da 18 moduli abitativi da quattro unità e un dormitorio in grado di ospitare fino a 60 persone), controllato dall'Esercito, e la baraccopoli, in mano a caporali e mafie straniere, sono confinanti e comunicanti. E da tempo vengono considerati esempio di contraddizione nel sistema italiano dell'accoglienza. La Regione Puglia, poi, si è impegnata a presentare all'Autorità di gestione del Pon Legalità il progetto per la realizzazione della foresteria. L'idea iniziale per l'area della ex pista per aeroplani era quella di creare una zona polifunzionale con una parte in muratura da destinare a Cpt, Centro di permanenza temporanea per le persone in attesa di espulsione, poi soppiantati dai Cpr. E un'altra zona composta da moduli prefabbricati che avrebbero sostituito roulotte e baracche. E siccome il Cpt non è mai entrato in funzione, gli edifici sono stati presto occupati dagli stranieri che lavorano da stagionali nel settore agricolo (nell'area sono presenti in prevalenza aziende di pomodoro, il cui polo è considerato particolarmente rilevante nel settore). Il rischio è che nel sistema d'accoglienza poi possano infiltrarsi i soliti affaristi che, come hanno già raccontato decine di inchieste, speculano sugli ospiti. E al momento non sembrano essere state previste particolari misure legate alla prevenzione di attività illegali, in assenza delle quali la «Cittadella dell'accoglienza» potrebbe presto trasformarsi nel solito centro di interessi dal quale tirare fuori un bel po' di quattrini.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
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