2022-05-05
«L’aborto in America vale oltre 1 miliardo. Ma la Corte suprema può far saltare tutto»
Maria Rachele Ruiu (Ansa)
Per la mamma Provita Maria Rachele Ruiu «le polemiche sul possibile annullamento del presunto diritto nascondono la difesa di un ricco business».Lo scoop del quotidiano online Politico, che ha pubblicato la bozza dell’opinione di maggioranza della Corte suprema americana che, se approvata, ribalterà la Roe vs Wade, la sentenza che nel 1973 ha reso l’aborto un diritto costituzionale negli Stati Uniti, ha fatto il giro del mondo. E per gli attivisti pro life, anche italiani, rappresenta un segnale, un’opportunità da cogliere. Per capire meglio la portata di tale verdetto, confermato come autentico dalla suprema magistratura americana, ma diffuso illegalmente, motivo per cui l’Fbi è sulle orme dei responsabili della clamorosa fuga di notizie, La Verità ha avvicinato Maria Rachele Ruiu. Classe 1983, moglie, mamma, laureata in psicologia nonché volto noto dell’associazione Provita&famiglia, è, infatti, da tempo un’attivista in prima linea su questi temi. Dottoressa Ruiu, che significato avrebbe dal punto di vista anzitutto sociale e culturale l’annullamento della sentenza Roe vs Wade?«Da quella sentenza dipendono certamente le ideologie abortiste americane, ma dipende anche, per esempio, la legge 194. Quella è stata la sentenza che ha fatto da apripista, a livello internazionale, per l’introduzione del diritto all’aborto. Ed è il motivo per cui tanti, oggi, parlano, appunto, di diritto all’aborto. Ma l’aborto non è un diritto, bensì una grande fregatura per le donne in difficoltà, abbandonate alla solitudine della loro scelta. Ecco, poter smascherare questo mito è di grande rilevanza. Un conto infatti è poter dire ad una ragazza “tu hai diritto di abortire”, un altro, ben diverso, è dire a quella stessa ragazza “guarda, qualora tu fossi in difficoltà, qualora non sapessi proprio che fare, eccetera, tra le varie opzioni c’è anche quella di abortire”. Ma nessuna donna, in cuor suo, desidera abortire».Quanto hanno contato, per arrivare a questo punto, i decenni di battaglie pro life e manifestazioni? «La cosa che mi colpisce molto è che la Roe vs Wade è una sentenza figlia di una grande bugia, come fu figlia di una grande bugia la vittoria del referendum sull’aborto in Italia. Ci sono volute tante menzogne, infatti, per spianare la strada alle legislazioni abortiste. Ecco che allora l’essere stati, come pro life, sul pezzo per smascherare, ribattendo colpo su colpo a tutte queste bugie e per smascherare l’unica verità che non si può nascondere, cioè quella del legame e dell’abbraccio tra madre e figlio, che inizia ben prima del parto, ha sicuramente inciso, portando i frutti che vediamo oggi».Quali sono queste bugie abortiste? «Quello che non dicono alle donne che fanno una tale scelta, ovvero quello cui vanno incontro. L’idea che passa è che, dopo questa esperienza, si possa attivare il tasto rewind».Invece? «Invece resti madre, ma di un figlio morto. Checché ne pensi chi sostiene che abortire sia come prendere la Zigulì, le donne sanno, nella loro carne, che l’aborto è sempre una sconfitta. Il loro vero diritto è quello di non essere abbandonate nelle difficoltà che vivono, e che sia loro raccontato, davvero, cosa è l’aborto».Che colpo sarebbe, tornando a noi, l’annullamento della sentenza del 1973 per l’industria americana dell’aborto? «Rispondo con una domanda: ma perché si sono subito fatte le barricate, dopo la notizie del possibile annullamento della sentenza del 1973? Per assicurare il diritto di aborto? Non direi». E per che cosa? «Per difendere un business. Ogni anno gli Usa spendono circa 260 milioni di dollari in fondi del Titolo X per la pianificazione familiare per persone a basso reddito, e Planned parenthood è un enorme beneficiario di quei fondi, arrivando ad intascarne tra i 50 e i 60 milioni. C’è, poi, da dire che abortire in strutture private, in America, costa mediamente tra i 200 e i 500 dollari. Se consideriamo, quindi, che ogni anno gli aborti negli Usa sono oltre un milione e che la sola Planned parenthood ne «vanta» oltre 330.000 all’anno, facendo un rapido calcolo possiamo stimare che il business americano dell’aborto valga tra i 200 e i 500 milioni di dollari, quindi potenzialmente mezzo miliardo, di cui per la sola Planned parenthood tra i 65 e i 165 milioni di dollari. E questi sono ancora numeri al ribasso».Addirittura? «Nel solo 2014, Warren Buffett, il secondo uomo più ricco d’America, ha destinato oltre 1 miliardo di dollari all’industria dell’aborto. Alla fine, ogni anno negli Usa l’industria dell’aborto porta circa 900 milioni di dollari alle cliniche. Se si sommano a questi i milioni di dollari che Planned parenthood riceve ogni anno in contributi pubblici, si capisce che il business abortivo supera di molto il miliardo di dollari».A proposito di battaglie pro life, a Roma il 21 del mese c’è un appuntamento importante. «Sì, il 21 maggio a Roma c’è una manifestazione nazionale pro life, che abbiamo voluto chiamare “Scegliamo la vita” e a cui hanno aderito almeno 100 associazioni. Vuole essere un appuntamento di festa, ci sarà anche la rock band dei The Sun, e al tempo stesso serio, per lanciare un messaggio». Quale? «Vogliamo far capire che difendere la vita conviene, sotto ogni punto di vista. Vogliamo custodire la gioia, la bellezza e la dignità di ogni vita umana, incondizionata, senza discriminazioni. Non vogliamo rinunciare a nessuno, lanciando a ciascuno questo messaggio: “Tu vali la pena, anzi: per noi vali tutto”. Che si tratti di una mamma col suo bambino o di un anziano, che sia, cioè, la vita nascente o quella più matura, noi vogliamo custodirla e proteggerla. La vera libertà, a 360 gradi, è infatti una: quella che si prende cura di tutti, senza scartare nessuno».
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)