2021-11-15
Ruffini esalta la riforma catastale ma fa lo gnorri sulla stangata fiscale
Ernesto Maria Ruffini (Ansa)
Il capo dell'Agenzia delle Entrate spiega: con più dati sulle case si possono alzare le tasse. Poi però svicola: deciderà l'Aula.In un altro Paese sarebbe impensabile, ma in Italia accade ormai con sconcertante naturalezza: il direttore dell'Agenzia delle Entrate dice la sua su manovra e riforma fiscale, come se fosse il ministro dell'Economia o un leader parlamentare. La scena si è ripetuta ieri da Lucia Annunziata a Rai 3 (Mezz'ora in più) dove il primo ospite è stato proprio Ernesto Maria Ruffini. Sul fondo relativo alla riduzione delle tasse previsto in manovra (solo 8 miliardi), Ruffini, dapprima, si è prudentemente tenuto vago: «Le opinioni di Ruffini - ha esordito - non sono di grande interesse, e l'Agenzia non può esprimere opinioni. Il Parlamento si deve esprimere se andare verso il mondo produttivo o verso le persone fisiche». Poi però è entrato nel merito, accennando a un intervento sull'Irpef: «Una scelta può essere andare a ridurre alcuni scaglioni di imposta Irpef: si può alleggerire il salto di scaglione e quel tipo di aliquota» (Ruffini si riferisce al fatto che, con un lieve incremento di reddito, il contribuente possa finire nello scaglione successivo ed essere sottoposto a un'aliquota maggiore). Altro caos sui bonus edilizi e sulla relativa cedibilità alle imprese che svolgono i lavori, che a loro volta possono venderlo. Com'è noto l'Agenzia interviene alla fine della procedura, quando qualcuno usa il bonus per detrarre qualcosa dalle imposte. Secondo un copione classico, si è iniziato (politicamente e mediaticamente) a parlare di frodi proprio nel momento in cui iniziava il dibattito sulla restrizione del perimetro di applicazione del bonus. Ruffini, dopo il recente decreto del governo sul tema (che consente all'Agenzia di sospendere i giorni necessari alla verifica sull'eventuale frode), ha parlato di 950 milioni di frodi sui 19 miliardi complessivi di cessione di bonus. Ma la parte più rovente della conversazione è stata quella relativa alla riforma del catasto inserita nella delega fiscale (giova ricordarlo: nonostante che, nel documento conclusivo della recente indagine conoscitiva, le due Commissioni Finanze di Camera e Senato avessero deciso di espungere il tema). La Annunziata ha ricordato il teorico impegno di Mario Draghi a non aumentare le tasse fino al 2026. Ma è evidente che rimane un'incognita pesantissima.Ruffini ha intonato il consueto refrain: «Il catasto è il registro dove gli immobili sono censiti, ed è necessario avere aggiornato questo registro indipendentemente dagli effetti fiscali. Aggiornare il catasto e quindi riformarlo per consentire l'aggiornamento potrebbe avere effetti anche per la Protezione civile, per gli effetti a carattere sismico. Se c'è un terremoto in una zona dove non risultano immobili…». Davanti a questa divagazione, la stessa Annunziata si è dichiarata scettica e ha obiettato: «È inutile girarci intorno, se si fa una rivalutazione del catasto le tasse aumentano».Ruffini è rimasto vago, in prima battuta: «È una scelta: laddove il Parlamento facesse questa scelta, la deve fare avendo alle spalle un dato concreto. La riforma del catasto serve per fare chiarezza, per avere una fotografia corrispondente alla realtà». E qui Ruffini, in modo piuttosto stravagante, ha evocato l'esibizione di un documento per l'ingresso negli studi Rai, aggiungendo che non avrebbe potuto mostrare ai cancelli Rai la sua foto di quando era bambino, e ha poi aggiunto: «Ma se poi non passo col rosso, non devo preoccuparmi della foto». Quindi il direttore dell'Agenzia ha tentato la carta dello zuccherino: «Se venisse dimezzata l'evasione fiscale, potremmo anche immaginare di togliere qualunque imposizione sugli immobili». Ma alla fine ha dovuto ammettere l'amara realtà, già compresa dai contribuenti: «È difficile prevedere adesso cosa potrà avvenire alla fine dell'aggiornamento catastale». La realtà è fin troppo semplice: non serve nessuna riforma per migliorare la cosiddetta fotografia. Se il tema è solo una nuova anagrafe degli immobili, perché avventurarsi sul terreno degli estimi? Ecco perché è ben difficile credere a queste rassicurazioni. Consegnare una pistola carica a un governo (quello che ci sarà nel 2026) e immaginare che quell'esecutivo non la usi, richiede un grado di ingenuità dei contribuenti francamente eccessivo. A maggior ragione, c'è da augurarsi che i parlamentari abbiano la schiena dritta e il coraggio di votare un emendamento di stralcio, rimettendo fuori dalla legge delega l'articolo sul catasto.Comprensibilmente molto duro il commento del presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa: «Non serve una riforma fiscale per permettere allo Stato di sapere dove si trovano gli immobili italiani. La revisione del catasto contenuta nella delega ha un chiaro indirizzo politico, fortemente orientato alla tassazione patrimoniale, e lascia estrema libertà di azione al governo stesso per la sua attuazione».