2022-11-04
Fanno Romeo nazi, ma è un autogol clamoroso
La smania di inseguire il politicamente corretto mette una compagnia londinese nei guai: prima ambientano la storia d’amore tra Montecchi e Capuleti nel Terzo Reich, poi non fanno casting per attori ebrei. Sommersi dalle critiche, cancellano lo spettacolo.Romeo e Giulietta tornano a Verona con la coda fra le gambe. In loro nome teatranti squinternati hanno raggiunto il pavimento e hanno cominciato a scavare. A Londra i fanatici del gender, le vestali del politicamente corretto, volevano mettere in scena il dramma scespiriano in chiave queer ma hanno dovuto rinunciare; ora sono alle prese con un clamoroso autogol, stanno bruciando i copioni e chiedendo scusa alla comunità ebraica mentre il «volgare mondo» che non coglie le raffinatezze della transizione sessuale se la ride sommessamente da qualche parte. Il lettore abbia pazienza perché qui si sfiora il porno mentale, roba che forse neppure Laura Boldrini e Monica Cirinnà (il cane no di sicuro) riuscirebbero a metabolizzare senza una smorfia di disgusto.La compagnia teatrale britannica Icarus Theatre Collective ha avuto una pensata dadaista: mettere in scena una delle commedie più classiche e celebri del pianeta ambientandola durante il periodo nazista, nella Berlino in guerra, trasformando i Capuleti in ebrei e i Montecchi in una famiglia devota al Terzo Reich, con Romeo in divisa da Hitlerjugend. Già così la faccenda si fa problematica perché, a differenza dei protagonisti della storia originale, questi non sarebbero tecnicamente «sullo stesso piano, nemici giurati con la stessa dignità» come li voleva rappresentare il bardo. In questo caso i secondi storicamente finirebbero per massacrare i primi fino all’arrivo degli zii Sasha e Sam. Distinguo facilmente comprensibile in terza elementare. Non nella London gender fluid, dove ogni pulsione deriva dalla necessità di compiacere la potente minoranza Lgbtq+. E dove regista e addetti al casting erano impegnati nel reclutamento degli attori tenendo conto minuziosamente del manuale Cencelli del buon progressista, con tecnici e attori «non binari», in quota bianca, nera, immigrata, asiatica, trans, gay. Sembrava l’unico problema, risolto quello nessuno avrebbe osato guardare dentro le incongruenze del testo e il sentiero molto accidentato sul quale si era incamminata la compagnia. Invece ecco il primo errore: nel casting lanciato sui social media si faceva menzione a ogni genere e minoranza planetaria tranne che agli attori ebrei per interpretare i Capuleti. Dopo le proteste della comunità ebraica londinese per la sottovalutazione, il direttore artistico Max Lewendel (che peraltro ne fa parte) ha dovuto scusarsi pubblicamente gettando la colpa dello scivolone sul solito ignoto peone e licenziandolo. «Era nostra intenzione lanciare attori e attrici ebrei», ha detto intuendo la tempesta perfetta. «Siamo rimasti scioccati nello scoprire che il nostro addetto al casting aveva rimosso queste informazioni-chiave dal comunicato destinato al web e ai social. Abbiamo fatto sentire gli ebrei esclusi, siamo dispiaciuti per il dolore che abbiamo causato». Non sarebbe stato l’unico; quando la vicenda ha portato alla luce il progetto in costruzione, nel mondo del teatro si è scatenato l’inferno. Il settimanale The Jewish News ha duramente attaccato il Romeo Montecchi nazi, i critici chiamati a decrittare i messaggi storico-artistici hanno bocciato il pastrocchio. Due i commenti più urticanti. Il primo di opportunità: «L’uso della Shoah come cornice per la storia d’amore più piena di speranza del panorama teatrale mondiale è la negazione degli omicidi sistematici e della disumanità». Il secondo filologico: «Lo spettacolo viene radicalmente modificato per mostrare una mancanza di equilibrio tra le due famiglie e per aumentare la disparità fino a quando una non distrugge l’altra». A nulla è valsa la giustificazione della compagnia Icarus di avere consultato la comunità ebraica prima di modificare il copione di William Shakespeare. Quando un giornale ha pubblicato la notizia che Lewendel avrebbe dovuto mostrare più sensibilità nell’approccio poiché suo padre venne nascosto durante le persecuzioni hitleriane e sua nonna venne uccisa dai nazisti, nessuno avrebbe più scommesso una sterlina bucata sul destino della pièce teatrale. Che infatti è stata annullata, travolta anche da un articolo del Daily Telegraph particolarmente caustico sull’intera vicenda. «Il teatro è sperimentazione ma qui ci stiamo dirigendo in un territorio decisamente torbido», ha sintetizzato il giornale, descrivendo la sgangherata operazione come una «Kombucha girl» al contrario. Il riferimento è alla ragazza texana diventata meme a sua insaputa mentre beveva tè zuccherato e fermentato (la Kombucha) e licenziata, prima di trasformarsi in una star di Tik Tok.Dopo settimane di «profonde scuse» a chiunque passasse nelle vicinanze, la compagnia Icarus Theatre Collective ha gettato la spugna. Era così impegnata a rispettare con il bilancino le regole del gender (ebrei esclusi) da non tenere conto del caro vecchio conformismo collettivo. Prima di vedersi incenerire le ali e precipitare ha provato a buttarla in politica. «La nostra è una critica al fascismo nazista e alla sua rilevanza oggi. È una denuncia dell’attuale situazione in Europa. Volevamo ritrarre i Montecchi come i cattivi ragazzi a cui è stato fatto il lavaggio del cervello come al protagonista del film Jojo Rabbit». Nessuno ci ha creduto. Romeo e Giulietta hanno un motivo in più per saltare sul primo aereo e tornare a casa. Lei al balcone e lui sotto, variante estrema con i fiori come in Pretty Woman. Si corrono meno rischi.
Eugenia Roccella (Getty Images)
Carlotta Vagnoli (Getty Images)