2024-02-20
Romagna sott’acqua per i ritardi di Bonaccini
Dopo nove mesi la Regione ha fornito i dati chiesti dal centrodestra sull’alluvione del maggio 2023. Documenti che certificano come la zona più colpita potesse affrontare meglio la calamità se tutte le opere di contenimento previste fossero state eseguite.Nove mesi di attesa, come una gravidanza. Con un senso molto singolare della trasparenza, qualche giorno fa la Regione Emilia-Romagna ha risposto alla richiesta di accesso agli atti dell’opposizione e ha reso noto i dati che tutti attendevano dai tragici giorni di maggio 2023. Con una facile sintesi politica: se le vasche di laminazione previste per ammortizzare l’impeto delle acque dei fiumi fossero state realizzate e avessero funzionato, l’alluvione che ha travolto la Romagna (la parte più colpita) avrebbe avuto effetti meno devastanti.La relazione della direzione generale «Cura del territorio e dell’ambiente» guidata da Paolo Ferrecchi sottolinea che negli ultimi dieci anni, prima degli eventi calamitosi, nelle Province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini erano stati pianificati undici interventi per un totale di oltre 42 milioni, ma al momento delle bombe d’acqua solo due casse di compensazione funzionavano a pieno regime. Altre due erano parzialmente efficienti, una in fase di collaudo e le restanti erano nei sogni di Stefano Bonaccini. Chi ha buona memoria ricorderà l’impegno del governatore nel distribuire le responsabilità: all’inizio del disastro a Giove pluvio, in seguito a Giorgia Meloni (il classico «Piove, governo ladro») che lesinava i miliardi e, soprattutto, non voleva giustamente saperne di nominare proprio lui commissario dell’alluvione.È confermato che in tutta la Regione, su 23 vasche di laminazione presenti, ne funzionavano compiutamente 12. Ebbene, il caso della Romagna è ancora più eclatante. A trattenere le acque con efficienza normale, nei tragici giorni dal 2 al 17 maggio scorso, furono soltanto il manufatto sul fiume Savio, alla confluenza del torrente Borello a 13 km da Cesena, e quello sul torrente Uso a Bellaria di Rimini. Il torrente Senio a Riolo Terme si trovò davanti un’opera da 12,2 milioni «parzialmente funzionante» - quindi parzialmente inutile - come la definisce la stessa Regione nel documento di risposta a un’interrogazione di Marta Evangelisti, capogruppo di Fratelli d’Italia; identica sorte per il Ronco a Forlimpopoli. Entrambe erano state affidate all’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile.Uno scenario desolante anche perché, al di là di questi quattro manufatti, rimanevano i cantieri: cantiere sul fiume Savio (località San Carlo) nel Cesenate; cantiere sullo stesso corso d’acqua in località Ca’ Bianchi; neppure cantiere sul fiume Ronco, dov’erano stati stanziati 2,2 milioni per il completamento del sistema di mitigazione idraulica, ma il tutto era ancora in fase di progettazione. Campa cavallo. Sempre sul Ronco e sul Montone, per fortuna, era presente un sistema di aree di laminazione realizzato oltre 10 anni fa - nell’era pre Bonaccini - e ancora operativo pur con gli acciacchi dell’età.La situazione riguardante il reticolo di bonifica gestito dai Consorzi non era migliore. La cassa di espansione Rivalone sul canale dei Mulini «per la protezione degli abitanti di Castel Bolognese e Solarolo» (questa la dicitura della Regione per segnalare l’opera) in realtà non ha protetto un bel niente perché era in corso il collaudo. Ad arrivare a undici mancano quattro manufatti teorici, nel senso che al tempo dell’alluvione non esistevano. Tre riguardano sempre il reticolo di bonifica, per i quali sono stati finanziati 10,4 milioni. E l’ultimo è inserito nel nodo idraulico di Cesenatico; si tratta della realizzazione della cassa di laminazione del canale Madonnina, in fase di progettazione.Opere compiute, incompiute, compiute a metà, solo progettate; è il bilancio dell’amministrazione Bonaccini che il giorno uno del disastro idrogeologico con straripamenti e frane (17 morti, 20.000 sfollati, 10 miliardi di danni) aprì l’ombrello politico su sé stessa incolpando lo scioglimento delle nevi e al tempo stesso la siccità, secondo un mantra classico caro all’ecologismo da convegno. Durante il secondo mandato del governatore Fonzie con i Rayban, per due anni e mezzo il vicepresidente regionale e plenipotenziaria regionale alla transizione ecologica era Elly Schlein, accusata (con supporto della Corte dei conti) di non avere speso 55 milioni per la manutenzione dei corsi d’acqua e dei fiumi. Ma il Nazareno si è sempre difeso sostenendo che «quei fondi erano destinati ad altro».Ora la polemica torna in superficie, alimentata proprio dalla relazione regionale sui lavori (mancati) nelle Province romagnole. Marta Evangelisti commenta: «In base ai dati ufficiali fornitici dagli stessi uffici, fra il 2015 e il 2022 la Regione ha erogato finanziamenti per la realizzazione di 23 casse di espansione. Ad oggi ne funzionano 12 e in Romagna solo due. Il perché bisognerebbe chiederlo al governatore Bonaccini e all’assessore Irene Priolo. Non siamo tecnici ma riteniamo che, se tutte le casse di espansione fossero state integralmente funzionanti, la portata dell’alluvione e i conseguenti danni si sarebbero potuti mitigare. Piano piano i nodi vengono al pettine e le chiacchiere vengono superate dai fatti».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.