2024-10-06
Roccella sale sul ring e difende le atlete donne
Eugenia Maria Roccella, ministro per le Pari opportunità e la Famiglia (Getty)
Dopo il caso Imane Khelif alle Olimpiadi, il vertice del G7 sulle pari opportunità chiede regole chiare per trans e intersex nello sport. Sugli scudi il ministro per la Famiglia: «Urgono criteri scientifici». E riesce a far cambiare idea pure alle colleghe arcobaleno.C’è un paragrafo di grande rilevanza nella dichiarazione finale del vertice ministeriale del G7 sulle pari opportunità e sull’empowerment femminile, che si conclude oggi a Matera. Per quanto riguarda lo sport, al punto 41 si dichiara: «Ci impegniamo ad assicurare pari opportunità per le donne e le ragazze nelle attività sportive in tutti i settori, quali l’accesso, la formazione, l’allenamento, le competizioni, le remunerazioni e i premi, e riconosciamo l’importanza di competizioni sportive per tutte le donne e le ragazze basate su pertinenti standard scientifici, condivisi e trasparenti, regolati in maniera indipendente dalle istituzioni sportive, al fine di evitare discriminazioni e avanzare le pari opportunità». Finalmente è stata fatta chiarezza. Eugenia Roccella, ministro per le Pari opportunità, la famiglia e la natalità, è riuscita a impegnare le colleghe del G7, il commissario europeo alla Parità Helena Dalli, l’Ocse e le Nazioni Unite in una presa di posizione netta a difesa delle donne, che detta nuove condizioni a prescindere dalle singole posizioni di federazioni sportive. Non era scontato l’accordo conclusivo ed è sicuramente merito dell’Italia (il primo vertice era stata organizzata nel 2017, a Taormina), aver messo attorno a un tavolo ministri che hanno posizioni non analoghe quanto a gender e pari opportunità, arrivando a definire un paragrafo sullo sport che rappresenta una pietra miliare. Dalla Germania era arrivata Lisa Paus, ministro federale della Famiglia, degli anziani, delle donne e della gioventù; dalla Francia Salima Saa, segretario di Stato per l’Uguaglianza tra donne e uomini; dal Canada Frances McRae, viceministro per le Donne, l’uguaglianza di genere e i giovani; dagli Stati Uniti Katrina Fotovat, vicedirettore dell’ufficio del segretario di Stato per le questioni globali delle donne; dal Regno Unito Alicia Herbert, inviato speciale per l’uguaglianza di genere; dal Giappone Keiko Takegawa, consigliere politico senior per Tokyo.Non dimentichiamo che la Paus ha definito la nuova legge tedesca che consente ai ragazzi di 14 anni di cambiare il proprio nome e genere negli uffici del registro governativo con una semplice autodichiarazione, «un grande momento per le persone transgender e intersessuali in Germania». E che lo scorso giugno, assieme al commissario queer del governo federale Sven Lehmann, aveva fissato la bandiera del Progress pride davanti al ministero federale per gli Affari della famiglia.O che il nuovo ministro francese Salima Saa ha detto di recente sull’educazione sessuale nelle scuole: «Dovremo trovare nuove idee e garantire che la legge sia realmente applicata».Sull’importanza di tutelare le donne che gareggiano, il nostro ministro per le Pari opportunità è riuscita ad assicurare una posizione unanime al G7. «Quello sullo sport è il punto più innovativo dello statement», ha sottolineato Roccella in conferenza stampa. «Da una parte abbiamo un problema di equità di accesso allo sport e di valorizzazione, perché tra uomini e donne c’è ancora una notevole differenza nei premi assegnati nelle gare sportive. Ma c’è anche un’ingiustizia che può essere consumata sul piano dell’equità delle gare, come abbiamo visto negli ultimi mesi», ha ricordato, con chiaro riferimento alle contestate atlete Imane Khelif e Lin Yu-ting durante le Olimpiadi di Parigi. La questione, non nuova, è stata dunque affrontata al vertice del G7 «anche perché la prossima settimana sarà presentato un rapporto delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, che potenzia l’attenzione sull’equità negli sport e sulle gare a cui partecipano trans, o persone con caratteristiche sessuali diciamo incerte», ha sottolineato il ministro. Martedì, infatti, all’assemblea plenaria di New York si parlerà dello «Special Rapporteur on violence against women and girls, its causes and consequences», che fa luce sulle varie forme, cause e conseguenze della violenza contro le donne e le ragazze nello sport. Nel documento, al capitolo Opportunità per una competizione equa e sicura, la relatrice delle Nazioni Unite, la giordana Reem Alsalem, afferma: «Le politiche implementate dalle federazioni internazionali e dagli organi di governo nazionali, assieme alla legislazione nazionale in alcuni Paesi, consentono agli uomini che si identificano come donne di competere nelle categorie sportive femminili. In altri casi, questa pratica non è esplicitamente vietata e quindi tollerata». Queste le conseguenze: «La sostituzione della categoria sportiva femminile con una mista ha portato a un numero crescente di atlete che hanno perso opportunità, tra cui medaglie, quando gareggiavano contro uomini. Secondo le informazioni ricevute, al 30 marzo 2024, oltre 600 atlete in più di 400 competizioni hanno perso più di 890 medaglie in 29 sport diversi». Il rapporto delle Nazioni Unite ricorda che «gli atleti maschi hanno attributi specifici considerati vantaggiosi in determinati sport, come forza e livelli di testosterone superiori a quelli della gamma media per le donne […] alcune federazioni sportive impongono la soppressione del testosterone per gli atleti al fine di qualificarsi per le categorie femminili negli sport d’élite. Tuttavia, la soppressione farmacologica del testosterone per gli atleti geneticamente maschi, indipendentemente da come si identifichino, non eliminerà l’insieme di vantaggi comparativi in termini di prestazioni che hanno già acquisito». Evidenzia la relazione: «Pertanto, i livelli di testosterone ritenuti accettabili […] sono, nella migliore delle ipotesi, non basati su prove, sono arbitrari e favoriscono in modo ingiusto i maschi». La conclusione è evidente: «Per evitare la perdita di una giusta opportunità, i maschi non devono competere nelle categorie femminili dello sport». Il vertice di Matera l’ha messo nero su bianco.