È la fastosa cornice di Palazzo Pallavicini ad accogliere, sino al 12 marzo 2023, ben 60 opere di Roberto Ferri, interessante artista figurativo contemporaneo che ha fatto propria, reinterpretandola in modo originale, la tradizione rinascimentale e barocca, con uno sguardo particolare al Caravaggio e alla sua scuola.
È la fastosa cornice di Palazzo Pallavicini ad accogliere, sino al 12 marzo 2023, ben 60 opere di Roberto Ferri, interessante artista figurativo contemporaneo che ha fatto propria, reinterpretandola in modo originale, la tradizione rinascimentale e barocca, con uno sguardo particolare al Caravaggio e alla sua scuola.Curata dalla storica dell’arte Francesca Bogliolo, è una mostra di grande impatto visivo ed emotivo quella di Roberto Ferri (artista tarantino classe1978), una mostra a tinte forti, intrisa di suggestioni barocche e caravaggesche, di rimandi preraffaeliti , di pose plastiche e nudità care anche a LaChapelle. Ma con quell’originalità necessaria a fare di ogni artista un «unicum». «Io guardo il mondo che vivo. Tutto ciò che osservo, che sogno, tutto ciò che mi da un’emozione…Ogni mio quadro lo sento come uno specchio interiore » ha dichiarato l’artista. Ed è questa la chiave di lettura delle sue opere: l’emozione. L’emozione dell’artista che crea e l’emozione dello spettatore che osserva, immerso in un percorso espositivo tra il sacro e il profano, visionario ed onirico, potente e seducente, a tratti provocatorio, in cui l’estremo realismo si sposa e si confonde con il simbolismo puro. Eros, tinte fosche, corpi avvinghiati, nudi sensuali e languidi, drappi rossi, ori, creature alate, draghi, volti intensi e drammatici, rappresentano, per Ferri, l’allegoria delle pulsioni umane, la sublimazione delle tensioni dello spirito. Innegabile e fortissima, soprattutto in alcune opere (per esempio nel San Giovanni), l’influenza del Caravaggio. Ma un Caravaggio reinterpretato in chiave moderna, con una forza e un’attualità (basta guardare il quadro per capirlo) tutta «ferriana », che si sprigiona da ogni opera in mostra, dalle tele di grandi dimensioni soprattutto: ne Le delizie infrante, elaborata messa in scena di un conflitto interiore, così come in L'amore la morte e il sogno, indagine personificata degli estremi che reggono le fila della vita, quella vita che l’arte di Roberto Ferri rende in tutte le sue infinite e più misteriose sfumature.Roberto Ferri, breve biografiaNato a Taranto nel 1978, dopo la maturità artistica comincia a studiare pittura da autodidatta. Nel 1999 si trasferisce a Roma e dedica particolare attenzione allo studio dell’arte, soprattutto al periodo che va dall’inizio del Cinquecento alla fine dell’Ottocento, concentrandosi in particolare sulla pittura caravaggesca e accademica di David Ingres, Girodet, Géricault, Gleyre e Bouguereau.Nel 2006 si laurea con lode in Scenografia presso l’Accademia di Belle arti di Roma. Nel 2011 partecipa alla 54° Biennale di Venezia e nel corso degli anni espone presso importanti istituzioni pubbliche e private, in Italia e all’estero. Le sue opere si trovano all’interno di importanti collezioni internazionali, fra cui il Castello Picasso e Dora Maar di Menerbes in Provenza.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Giornalista di «Fuori dal coro», sequestrata in Francia nel ghetto musulmano di Roubaix.
Sequestrata in una macelleria da un gruppo di musulmani. Minacciata, irrisa, costretta a chiedere scusa senza una colpa. È durato più di un’ora l’incubo di Costanza Tosi, giornalista e inviata per la trasmissione Fuori dal coro, a Roubaix, in Francia, una città dove il credo islamico ha ormai sostituito la cultura occidentale.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.







