2022-03-19
Rivolta dei Tir sardi: cargo bloccati
La protesta continua. Grendi e Grimaldi sospendono le partenze delle navi. Rischio contagio in tutta Italia: i camionisti sconfessano l’accordo con il ministero.La Sardegna è sempre più un’isola alla deriva. Il governo pare non saperlo e spera di chiudere la vertenza dei camion con i provvedimenti presi ieri sera dal Consiglio dei ministri: 25 centesimi di sconto sul carburante, 38,5 milioni di sconto su ferrobonus e marebonus, 20 milioni per i pedaggi, 1,4 milioni di sconto sui contributi per l’Autorità di settore. Poi si parla di un fondo che per ora è dotato di 0 euro, della norma per l’automatico adeguamento delle tariffe ai prezzi del carburante e di una revisione trimestrale dei costi. Calcolando che le imprese del settore sono 25.000, fanno 2.400 euro a testa, cioè due pieni di gasolio di un bisonte della strada. I Tir sardi sono al quinto giorno di protesta e bloccano i porti e tutto il traffico merci. Due compagnie di navigazione tra le più importanti, Grimaldi e Grendi, hanno sospeso le partenze e anche Tirrenia cargo ha ridotto l’operatività. Invoca con una lettera un’ azione dei prefetti Confindustria Sardegna, sostenendo che ormai i comparti industriali sono alla paralisi e si chiuderanno le fabbriche. Egualmente sono preoccupati gli agricoltori e gli allevatori mentre nei supermercati ormai le merci scarseggiano. Gli autotrasportatori non fanno alcun passo indietro, anzi hanno rafforzato il blocco a Cagliari dove ci sono 400 contenitori e 300 semirimorchi a bloccare i piazzali. È una sconfessione palese dell’accordo che Unatras ha sottoscritto con il governo due giorni fa cambiando opinione nel giro di otto ore. Prima Unatras aveva rifiutato bollandole come insufficienti le proposte del viceministro Teresa Bellanova che sta gestendo la «vertenza Tir», poi ha detto che andava tutto bene. Maurizio Longo di Trasportounito anche alla luce delle decisioni del cdm prevede che quell’accordo sarà sconfessato: «La montagna ha partorito il topolino anche se sono intervenute le associazioni di categoria a far cambiare idea a Unatras, ma l’accordo sottoscritto con la Bellanova è uguale a quello bocciato il 15 marzo. Unatras lo aveva respinto e aveva indetto per oggi delle manifestazioni e uno sciopero per il 4 aprile. In realtà quello era uno sciopero finto perché non è mai stata inviata una comunicazione alla Commissione di garanzia. Dai territori sale una forte contestazione e la situazione rischia di peggiorare». In particolare le aziende contestano che sulle norme che dovrebbero adeguare i regimi contrattuali del trasporto non c’è alcun testo, che il taglio delle accise è marginale e che c’è un paradosso: «Hanno annunciato», nota Longo, «ulteriori 7 centesimi di sconto al litro di gasolio per i camion Euro 5 ed Euro 6 che sono meno del 20% del parco circolante». Sul prezzo del gasolio si è mossa anche l’Antitrust che ha chiesto alla Finanza di indagare sulle compagnie petrolifere. Dalla Sicilia Pippo Richichi, autotrasportatore e animatore delle proteste ribatte: «Le imprese del Sud sono sotto ricatto delle agenzie del Nord. Noi non abbiamo contatti diretti con il cliente. Da fonti certe sappiamo che un carico da Palermo a Milano viene fatturato dalle agenzie a 2.600 euro, a noi ne danno 1.400 e un pieno di gasolio ci costa 1.200 euro. Siamo sotto una forma di caporalato». In Sicilia come in Sardegna si sente aria di contestazione dura. «Le manifestazioni di oggi », aggiunge Longo, «serviranno a valutare l’accordo firmato da Unatras e quanto deciso dal governo, ma nel Centro Sud la categoria è pronta a sfiduciare Unatras e a mobilitarsi». Il rischio? Che Cagliari sia solo l’inizio.
Jose Mourinho (Getty Images)