Jay Bhattacharya, il nuovo direttore del Nih, l’Iss americano: «Non era possibile fermare il Covid, i lockdown furono follia. Studieremo gli eventi avversi dei vaccini e ci concentreremo su malattie croniche, cardiache e diabete».La nomina di Jay Bhattacharya al Nih (National Institute of Health), la principale agenzia governativa Usa per la ricerca e la salute pubblica, equivalente al nostro Istituto Superiore di Sanità (Iss), rappresenta un cambio di paradigma epocale nel sistema sanitario pubblico americano (e, per forza di cose, globale). Bhattacharya ha preso le redini del più grande ente pubblico che finanzia la ricerca biomedica: il Nih eroga ogni anno quasi 48 miliardi di dollari alla ricerca scientifica, con circa 50.000 sovvenzioni a più di 300.000 ricercatori in 2.500 università, ospedali e altre istituzioni. L’autorevole epidemiologo, professore all’università di Stanford dove ha insegnato medicina e politiche di sanità pubblica, ha lottato con grande coraggio durante la pandemia per ristabilire la verità, andando incontro alla censura non soltanto dei media ma anche dell’istituzione che, ironia della sorte, oggi si trova a dirigere. «Sì, la mia nomina a capo dell’Agenzia che ha contribuito a censurarmi è un evento un po’ karmico», ammicca sorridendo.Lei è uno dei tre autori della Great Barrington Declaration (Gbd), che durante il Covid ha promosso l’immunità di gregge e la protezione mirata degli anziani e dei fragili. All’epoca lei e gli altri due autori (Martin Kulldorff dell’università di Harvard e Sunetra Gupta di Oxford) siete stati pesantemente criticati. Oggi possiamo dirlo: avevate ragione.«Non era possibile fermare il virus. Potevamo proteggere i più vulnerabili, ma fermare la società e chiudere le scuole è stata una follia. Non avevamo la tecnologia per fermare la diffusione di un virus come questo». Ma come: e i vaccini?«Il vaccino era inefficace nel fermare la diffusione del Sars Cov-2».Prima di marzo 2020, lei era uno stimatissimo docente di medicina a Stanford. Dopo la pubblicazione della Gbd siete finiti nella lista nera.«L'amministrazione Biden ha deciso che fosse una buona politica censurare gli scienziati che non erano d’accordo con la linea governativa. Di conseguenza, il dibattito che avrebbe dovuto esserci su obblighi e chiusura delle scuole non c’è mai stato. A rimetterci è stata la popolazione. È stata diffusa una falsa illusione di consenso, mettendo a tacere chi non era d’accordo».Lei ha dichiarato che scienza e salute pubblica sono state politicizzate. Anche la sua nomina, però, è politica.«Sfortunatamente, lei ha ragione: il dibattito è politicizzato ed è triste che sia così. La scienza non dovrebbe essere politicizzata. Io voglio depoliticizzare il dibattito scientifico, coinvolgendo scienziati che hanno visioni diverse. Più che “la scienza non è democratica”, credo che “la scienza non è dei Democratici”: i Dem non sono gli unici detentori della verità, così come non lo sono i repubblicani. È la realtà che determina chi ha ragione e chi ha torto, non la politica». È riuscito a far breccia sui democratici?«Durante le audizioni erano concentrati sul voto, ma nel corso delle conversazioni private che ho intrattenuto con alcuni di loro, ci siamo trovati allineati su diversi obiettivi. Durante gli incontri al Senato sono emersi interrogativi che però mi riguardano poco, ad esempio il lavoro di Elon Musk per tagliare le spese». Beh, in effetti lei conosce Musk da quando i Twitter Files hanno smascherato la censura dell’amministrazione Biden. Inoltre, la mattina dopo la sua nomina, il Nih ha ordinato al personale di compilare un elenco delle sovvenzioni alla «lotta contro la disinformazione», al fine di sopprimerle. «Preciso che quella lettera non l’ho mandata io, ma il direttore ad interim. Il mio primo giorno di lavoro è stato l’altro ieri. Ma nella sostanza sono d’accordo».Sospenderete quei finanziamenti?«Il presidente Trump ha deciso che nessuna agenzia governativa debba sostenere attività che sopprimono la libertà di parola degli americani. Durante la pandemia, gran parte di quei finanziamenti sono stati usati per sopprimere diritti. L’amministrazione Biden ha fatto pressione sui social media sostenendo che non esistevano eventi avversi da vaccino anti Covid e che chiunque lo diceva dovesse essere censurato: hanno sbagliato».Più in generale, riformerete i criteri di finanziamento dell’Nih?«Ritengo che i dollari spesi per contrastare la cosiddetta “disinformazione” siano stati dollari sottratti alla lotta contro il diabete, il cancro, le malattie croniche. Perché gli americani dovrebbero spendere i loro soldi per qualcosa che rischia di ledere i diritti del Primo Emendamento anziché per politiche che migliorino salute e benessere?».Quindi non taglierete i fondi alla ricerca.«Non credo che ci saranno tagli al budget: continueremo a spendere 50 miliardi di dollari l’anno o forse anche più, ma per la scienza». Quale scienza? «Più scienza per migliorare la salute, meno scienza per sopprimere i diritti».Marty Makary (nominato all’Fda) e lei siete stati due figure critiche nei confronti dell’establishment scientifico. Come potrete riformare le agenzie se Trump vuole tagliare i costi?«Ribadisco che non c’è urgenza di tagliare la spesa ma di spendere meglio i fondi. Gli Stati Uniti producono scienza eccellente, dobbiamo assicurarci che quei dollari servano a migliorare la salute degli americani, che negli ultimi anni è peggiorata. Ciò vuol dire che la scienza che l’Nih ha prodotto nell’ultimo decennio non si è tradotta in miglioramenti della salute della popolazione. Vorrei dunque ridefinire il focus dell’Nih sulle esigenze sanitarie della popolazione: le malattie croniche, l’obesità, il diabete, le malattie cardiache».Durante le audizioni, i democratici hanno concentrato le loro domande sui vaccini, che ormai sono un totem. È una posizione ideologica oppure i dem pensano davvero che la panacea di tutti i mali siano i vaccini?«I vaccini, soprattutto in pandemia, sono diventati una questione politica. L’amministrazione Biden, così come il governo italiano di allora, hanno obbligato la popolazione a vaccinarsi, rendendo miserabile la vita di chi aveva scelto di non farlo. Di fatto, hanno creato una cittadinanza di serie B per i non vaccinati e ciò ha provocato scetticismo in tutto il mondo. Se le vaccinazioni infantili sono crollate, è necessario sapersi rivolgere in maniera corretta ai genitori. Ma ci sono due approcci diversi». Quali?«Da un lato quasi tutti i Democratici, ma non solo loro, credono che il metodo più corretto consista nel costringere le persone ad accettare la scienza esistente, per cui chi la mette in discussione o è un pazzo oppure agisce contro l'interesse della salute pubblica; dall’altra parte - e questa è la mia filosofia - dobbiamo affrontare e sciogliere i dubbi facendo buona scienza».L’idea di ascoltare le voci critiche ha turbato il senatore repubblicano Cassidy, presidente della commissione che l’ha audita: «La gente pensa ancora che Elvis sia vivo», ha ironizzato.«Il senatore Cassidy è un medico, molte delle sue opinioni sono condivisibili. Il problema è che non tutti sono d’accordo con noi, pur avendo accesso alle stesse evidenze scientifiche. La mia filosofia è che se non sono riuscito convincere qualcuno con le prove di cui dispongo, non devo denigrarlo ma fornire più dati: questa è la nostra attitudine etica. Soltanto dopo ulteriori indagini abbiamo scoperto, ad esempio, gli effetti collaterali del vaccino contro il Covid, che provoca miocarditi nei giovani maschi. Abbiamo un principio chiamato “consenso informato” in medicina, secondo il quale non si danno medicinali alle persone, a meno che non siano state informate su rischi e benefici».Perché non si vogliono approfondire le conoscenze sulle evidenze scientifiche consolidate?«Molti scienziati ritengono che non ce ne sia bisogno. L'establishment scientifico molto spesso crede che sia sbagliato o persino immorale mettere in discussione queste convinzioni. Anthony Fauci ha detto in un’intervista che chi osa sollevare dubbi non sta mettendo in discussione lui ma la Scienza con la S maiuscola: penso che quest'atteggiamento sia il vero problema. È autoreferenziale, noi dobbiamo essere umili. Siamo servitori dello Stato, non dobbiamo decidere sulla testa delle persone, ma aiutarle a prendere le proprie decisioni nel contesto più informato possibile».Vaccinazioni e autismo: lei ha dichiarato che c’è bisogno di più studi. La replica di Cassidy è che i dati esistono già. Chi ha torto?«Io sono d’accordo con lui, ma al tempo stesso bisogna prendere atto che i tassi di autismo sono saliti alle stelle. Attualmente negli Usa un bambino su 36 è autistico e non sappiamo perché. Di conseguenza, non devo escludere alcuna ipotesi: l’esposizione ambientale, l’alimentazione dei bambini e anche l’esposizione vaccinale. È così che funziona la scienza». Si studieranno anche gli eventi avversi dei vaccini anti Covid?«Sì, certo, lo faremo, così come studieremo gli effetti del long Covid».L’America vieterà la ricerca «gain-of-function», che potrebbe aver causato la diffusione del virus Sars Cov-2?«Non posso annunciarlo in questo momento. Personalmente ci sono molte prove investigative che dimostrano che il governo degli Stati Uniti ha finanziato attraverso il Nih il laboratorio cinese, grazie ai finanziamenti concessi alla società EcoHealth Alliance. Di conseguenza, sostengo fermamente una modifica dei regolamenti in modo che questo tipo di pericoli non si verifichino mai più».
Agostino Ghiglia e Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
Il premier risponde a Schlein e Conte che chiedono l’azzeramento dell’Autorità per la privacy dopo le ingerenze in un servizio di «Report»: «Membri eletti durante il governo giallorosso». Donzelli: «Favorevoli a sciogliere i collegi nominati dalla sinistra».
Il no della Rai alla richiesta del Garante della privacy di fermare il servizio di Report sull’istruttoria portata avanti dall’Autorità nei confronti di Meta, relativa agli smart glass, nel quale la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci punta il dito su un incontro, risalente a ottobre 2024, tra il componente del collegio del Garante Agostino Ghiglia e il responsabile istituzionale di Meta in Italia prima della decisione del Garante su una multa da 44 milioni di euro, ha scatenato una tempesta politica con le opposizioni che chiedono l’azzeramento dell’intero collegio.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Imagoeconomica)
La direttiva Ue consente di sforare 18 volte i limiti: le misure di Sala non servono.
Quarantaquattro giorni di aria tossica dall’inizio dell’anno. È il nuovo bilancio dell’emergenza smog nel capoluogo lombardo: un numero che mostra come la città sia quasi arrivata, già a novembre, ai livelli di tutto il 2024, quando i giorni di superamento del limite di legge per le polveri sottili erano stati 68 in totale. Se il trend dovesse proseguire, Milano chiuderebbe l’anno con un bilancio peggiore rispetto al precedente. La media delle concentrazioni di Pm10 - le particelle più pericolose per la salute - è passata da 29 a 30 microgrammi per metro cubo d’aria, confermando un’inversione di tendenza dopo anni di lento calo.
Bill Gates (Ansa)
Solo pochi fanatici si ostinano a sostenere le strategie che ci hanno impoverito senza risultati sull’ambiente. Però le politiche green restano. E gli 838 milioni versati dall’Italia nel 2023 sono diventati 3,5 miliardi nel 2024.
A segnare il cambiamento di rotta, qualche giorno fa, è stato Bill Gates, niente meno. In vista della Cop30, il grande meeting internazionale sul clima, ha presentato un memorandum che suggerisce - se non un ridimensionamento di tutto il discorso green - almeno un cambio di strategia. «Il cambiamento climatico è un problema serio, ma non segnerà la fine della civiltà», ha detto Gates. «L’innovazione scientifica lo arginerà, ed è giunto il momento di una svolta strategica nella lotta globale al cambiamento climatico: dal limitare l’aumento delle temperature alla lotta alla povertà e alla prevenzione delle malattie». L’uscita ha prodotto una serie di reazioni irritate soprattutto fra i sostenitori dell’Apocalisse verde, però ha anche in qualche modo liberato tutti coloro che mal sopportavano i fanatismi sul riscaldamento globale ma non avevano il fegato di ammetterlo. Uscito allo scoperto Gates, ora tutti possono finalmente ammettere che il modo in cui si è discusso e soprattutto si è agito riguardo alla «crisi climatica» è sbagliato e dannoso.
Elly Schlein (Ansa)
Avete presente Massimo D’Alema quando confessò di voler vedere Silvio Berlusconi chiedere l’elemosina in via del Corso? Non era solo desiderare che fosse ridotto sul lastrico un avversario politico, ma c’era anche l’avversione nei confronti di chi aveva fatto i soldi.
Beh, in un trentennio sono cambia ti i protagonisti, ma la sinistra non è cambiata e continua a odiare la ricchezza che non sia la propria. Così adesso, sepolto il Cavaliere, se la prende con il ceto medio, i nuovi ricchi, a cui sogna di togliere gli sgravi decisi dal governo Meloni. Da anni si parla dell’appiattimento reddituale di quella che un tempo era la classe intermedia, ma è bastato che l’esecutivo parlasse di concedere aiuti a chi guadagna 50.000 euro lordi l’anno perché dal Pd alla Cgil alzassero le barricate. E dire che poche settimane fa la pubblicazione di un’analisi delle denunce dei redditi aveva portato a conclusioni a dir poco sor prendenti. Dei 42,6 milioni di dichiaranti, 31 milioni si fanno carico del 23,13 dell’Irpef, mentre gli altri 11,6 milioni pagano il resto, ovvero il 76,87 per cento.
In sintesi, il 43 per cento degli italiani non paga l’imposta, mentre chi guadagna più di 60.000 euro lordi l’anno paga per due. Di fronte a questi numeri qualsiasi persona di buon senso capirebbe che è necessario alleggerire la pressione fiscale sul ceto medio, evitando di tartassarlo. Qualsiasi, ma non i vertici della sinistra. Pd, Avs e Cgil dunque si agitano compatti contro gli sgravi previsti dal la finanziaria, sostenendo che il taglio dell’Irpef è un regalo ai più ricchi. Premesso che per i redditi alti, cioè quello 0,2 per cento che in Italia dichiara più di 200.000 euro lordi l’anno, non ci sarà alcun vantaggio, gli altri, quelli che non sono in bolletta e guadagnano più di 2.000 euro netti al mese, pare davvero difficile considerarli ricchi. Certo, non so no ridotti alla canna del gas, ma nelle città (e quasi sempre le persone con maggiori entrate vivono nei capoluoghi) si fa fatica ad arrivare a fine mese con uno stipendio che per metà e forse più se ne va per l’affitto. Negli ultimi anni le finanziarie del governo Meloni hanno favorito le fasce di reddito basse e medie. Ora è la volta di chi guadagna un po’di più, ma non molto di più, e che ha visto in questi anni il proprio potere d’acquisto eroso dall’inflazione. Ma a sinistra non se la prendono solo con i redditi oltre i 50.000 euro. Vogliono anche colpire il patrimonio e così rispolverano una tassa che punisca le grandi ricchezze e le proprietà immobiliari. Premesso che le due cose non vanno di pari passo: si può anche possedere un appartamento del valore di un paio di milioni ma, avendolo ereditato dai geni tori, non avere i soldi per ristrutturarlo e dunque nemmeno per pagare ogni anno una tassa.
Dunque, possedere un alloggio in centro, dove si vive, non sempre è indice di patrimonio da ricchi. E poi chi ha una seconda casa paga già u n’imposta sul valore immobiliare detenuto ed è l’I mu, che nel 2024 ha consentito allo Stato di incassare l’astronomica cifra di 17 miliardi di euro, il livello più alto raggiunto negli ultimi cinque anni. Milionari e miliardari, quelli veri e non immaginati dai compagni, certo non hanno il problema di pagare una tassa sui palazzi che possiedono, ma non hanno neppure alcuna difficoltà a ingaggiare i migliori fiscali sti per sottrarsi alle pretese del fisco e, nel caso in cui neppure i professionisti sia no in grado di metterli al riparo dall’Agenzia delle entrate, possono sempre traslocare, spostando i propri soldi altrove. Come è noto, la finanza non ha confini e l’apertura dei mercati consente di portare le proprie attività dove è più conveniente. Quando proprio il Pd, all’e poca guidato da Matteo Renzi, decise di introdurre una flat tax per i Paperoni stranieri, migliaia di nababbi presero la residenza da noi. E se domani l’imposta venisse abolita probabilmente andrebbero altrove, seguiti quasi certamente dai ricconi italiani. Del resto, la Svizzera è vicina e, come insegna Carlo De Benedetti, è sempre pronta ad accogliere chi emigra con le tasche piene di soldi. Inoltre uno studio ha recentemente documentato che l’introduzione negli Usa di una patrimoniale per ogni dollaro incassato farebbe calare il Pil di 1 euro e 20 centesimi, con una perdita secca del 20 per cento. Risultato, la nuova lotta di classe di Elly Schlein e compagni rischia di colpire solo il ceto medio, cancellando gli sgravi fiscali e inasprendo le imposte patrimoniali. Quando Mario Monti, con al fianco la professoressa dalla lacrima facile, fece i compiti a casa per conto di Sarkozy e Merkel , l’Italia entrò in de pressione, ma oggi una patrimoniale potrebbe essere il colpo di grazia.
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