
Le dichiarazioni della donna verranno acquisite dai giudici e non sarà possibile per gli avvocati fare il controesame.«Fadil non c'è»: si apre con questa frase del giudice, Giuseppe Fazio, l'udienza del processo Ruby ter a carico di Silvio Berlusconi. La teste chiave Imane Fadil non c'è e non potrebbe esserci, perché è morta lo scorso primo marzo all'Humanitas di Rozzano. La causa è ancora avvolta nel mistero: forse avvelenata da un mix di sostanze radioattive, forse stroncata da un male che i medici non sono riusciti a individuare. Di certo è più che sospetto che una donna di 34 anni, che non aveva mai sofferto di gravi patologie, si spenga tra atroci sofferenze dopo un'agonia durata oltre un mese.L'unico a parlare, alla fine dell'udienza, è l'avvocato dell'ex premier, Federico Cecconi: «Dal punto di vista tecnico processuale la morte della Fadil», spiega il legale, «nuoce alla difesa e determina una conseguenza negativa, perché le sue dichiarazioni entrano nel processo direttamente e così noi non possiamo procedere con il controesame. Sulla sua morte non voglio esprimere opinioni, di fronte alla scomparsa di una persona c'è la massima forma di dolore». Adesso le affermazioni rilasciate dalla modella marocchina entreranno direttamente e senza possibilità di correzioni negli atti del dibattimento che vede il leader di Forza Italia imputato per corruzione in atti giudiziari. In pratica è accusato di aver pagato le ragazze delle cene eleganti con circa 400.000 euro, in denaro e altre utilità, perché rendessero testimonianze reticenti o aggiustate nel processo Ruby, conclusosi con la sua assoluzione definitiva dai reati di concussione e prostituzione minorile.Berlusconi nei giorni scorsi aveva negato di conoscere la Fadil, che invece giurava di essere stata presente a diverse serate ad Arcore e di avere «molte cose ancora da dire». La donna aveva chiesto di costituirsi parte civile. Secondo un retroscena, svelato sul Giornale da Augusto Minzolini, il Cavaliere avrebbe parlato di questo caso a cena con Denis Verdini: «Sono dispiaciuto per la morte di quella ragazza. Anche se davvero tra le tante persone che sono venute ad Arcore non la ricordo. E mi amareggiano le strumentalizzazioni che stanno facendo di questa tragedia». Tra queste, secondo i parlamentari azzurri, c'è l'editoriale di Marco Travaglio intitolato «I delitti eleganti»: «Purtroppo nessuno può escludere che c'entrino i vari ambienti criminali che circondano B. da quasi mezzo secolo», scrive il direttore del Fatto, «da Cosa nostra alla massoneria deviata, dal sottobosco dell'eterna Tangentopoli ai gigli di campo di Vladimir Putin. Cioè che qualcuno abbia voluto fargli un favore non richiesto».Anche Ruby, all'anagrafe Karima El Mahroug, ha dichiarato di non avere mai conosciuto Imane: «Non ci siamo mai incontrate. Ma provo una pena grande per lei. Prima gli scandali, poi la malattia e ora questa fine terribile».Intanto le indagini su cosa e come abbia ucciso la modella procedono in una fitta nebbia. Di certezze neppure l'ombra. Il procuratore aggiunto, Tiziana Siciliano, e il pm, Luca Gaglio, fanno sapere che le ipotesi che la morte sia dovuta a una malattia rara o ad avvelenamento sono sullo stesso piano e «hanno pari dignità». Anche se l'eventuale malattia non è mai stata scoperta, nonostante tutti gli accertamenti clinici svolti all'Humanitas. Durante il ricovero la paziente è stata infatti testata per moltissime patologie: dalla leptospirosi che avrebbe potuto contrarre dai topi nella sua casa in campagna, al lupus, ai linfomi e agli altri i tumori ematologici, fino alle sindromi autoimmuni. Tutte patologie scartate.E poi a instradare sulla via del delitto c'è il fatto che la donna avesse confidato al fratello Tarek Fadil e al suo avvocato di temere d'essere stata avvelenata. Per questo motivo il fascicolo aperto dalla Procura è per omicidio volontario.Gli inquirenti sottolineano però che le indagini sono a 360 gradi e che stanno prendendo in considerazione tutte le ipotesi a partire da una malattia autoimmune rara. «Ci sono molte malattie autoimmuni», spiegano, «e quindi sono necessari notevoli approfondimenti. Comunque è indiscutibile anche il sospetto di avvelenamento». Finché non ci sarà una risposta scientifica, tutte le piste restano aperte. L'autopsia, affidata a un pool di esperti guidati dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo, sarà effettuata tra oggi e domani. L'esame inizierà con alcuni prelievi di organi per determinare l'eventuale presenza di radioattività. Le analisi hanno riscontrato nel sangue e nelle urine della modella livelli superiori rispetto alla norma di antimonio, cadmio, molibdeno, cobalto, ma comunque al di sotto dei livelli di tossicità e non tali da uccidere. Sostanze che però in base all'isotopo potrebbero anche essere radioattive, e allora si spiegherebbe la morte. Per cautela all'obitorio è stato infatti imposto il divieto assoluto di avvicinamento alla salma, almeno finché non sarà escluso il rischio di contaminazioni.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





