2022-12-14
Rimettete le mascherine: lo chiede l’Europa
L’Ecdc lancia l’allarme sulla diffusione di influenza e virus respiratori. E, sebbene a indebolire i sistemi immunitari sia stato proprio il distanziamento, raccomanda smart working, vaccini e bavagli. Nonostante il rischio d’infezione sia alto solo per bimbi e fragili.Dall’Europa, ci fanno sapere che è meglio rimettere la mascherina in quanto salutare addobbo natalizio. Perché, nelle ultime settimane «la circolazione del virus respiratorio sinciziale (Rsv) si è intensificata», il numero di infezioni respiratorie acute gravi (Sari) «è crescente», e viene valutato «alto» il rischio che Rsv, Covid e virus influenzale, presenti insieme nel Vecchio continente, possano mettere «sotto pressione i sistemi sanitari dell’Ue». Mancano solo ulcere su uomini e animali, tra le nuove piaghe che l’European centre for disease prevention and control (Ecdc), il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, prospetta per le imminenti festività. Un rischio di infezioni stagionali con l’aggiunta del Covid, definito «alto», per la salute dei bimbi con più di sei mesi e per gli adulti over 65, oltre che per pazienti con più patologie, ma «basso» per la popolazione in generale. Eppure, a tutti vengono raccomandate mascherine, vaccinazioni e ricorso allo smart working. Il documento, che esce per guastarci ancora una volta le feste, spiega che l’infezione da sinciziale «generalmente causa una malattia lieve, ma la gravità delle manifestazioni cliniche varia considerevolmente», perciò non si può abbassare la guardia. La parte più grottesca, della circolare dell’Ecdc, è quella che riporta i limiti delle considerazioni esposte. «Poiché l’Rsv non è ancora notificabile a livello dell’Ue, esistono limitazioni ai dati sull’Rsv che l’Ecdc raccoglie tramite il sistema europeo di sorveglianza (Tessy)», basati su segnalazioni settimanali volontarie di campioni sentinella, e «solo pochi Paesi riportano dati Sari basati sugli ospedali». Come dire: non abbiamo dati certi però intanto generiamo allarme e preoccupazione, così fate i bravi e tornate a mettere dispositivi di protezione facciale, a rovinarvi le mani con gel alcolici e ad evitare spazi pubblici affollati. In poche parole, statevene a casa, anche con il telelavoro. L’Unione europea non vuole che usciamo da una situazione pandemica e, se l’emergenza Covid-19 non è più credibile, cerca comunque di lasciarci in una situazione di perenne crisi sanitaria. Elenca gli spauracchi del momento, il virus sinciziale tra le più comuni cause di bronchiolite e quello influenzale, che non sono certo la novità di quest’anno, ma dimentica di ammettere che se sono più frequenti e circolano con maggiore velocità che nel passato è perché il lockdown, l’imbavagliamento continuo e ossessivo hanno impoverito le difese immunitarie di grandi e piccoli. Oggi, bisogna fronteggiare le infezioni respiratori con le cure opportune, vaccinando le persone più a rischio, ma invitare a rimettersi la mascherina, a limitare momenti di vita sociale può solo accentuare il debito di immunità accumulato in tre anni di chiusure forzate e di mancata esposizione ai virus. Se ascoltassimo le nuove raccomandazioni dell’Ecdc, avremo bambini ancora più indeboliti nei confronti di virus stagionali, e adulti impauriti per ogni colpo di tosse o qualche linea di febbre. Il documento dell’agenzia indipendente dell’Ue che ha sede a Stoccolma, sembra ricalcare altre circolari emanate in tre anni di pandemia. Invita le autorità sanitarie di singoli Stati ad attivare «la comunicazione del rischio», nemmeno fosse arrivata l’ebola, e a promuovere le vaccinazioni contro l’influenza stagionale e Covid-19. Ben vengano le raccomandazioni per le persone a rischio, che vanno seguite e monitorate, ma tornare a consigliare «mascherine appropriate» (Ffp2 o Ffp3? Le chirurgiche?), «uso del telelavoro ove possibile e evitando spazi pubblici affollati, incluso il trasporto pubblico, per ridurre la diffusione di Rsv e altri virus respiratori», è un allarmismo del tutto ingiustificato. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ammette di non avere dati sull’effettiva circolazione delle infezioni, però sostiene che corriamo grossi, imminenti pericoli. Quindi pensiamoci due volte, se fare il pranzo di Natale con i parenti, o se festeggiare la fine di questo disgraziato anno in compagnia di amici. Il mantra dell’Unione europea è sempre lo stesso, non abbassate la guardia. Si limitasse a richiamare regole di buon senso, pazienza, invece esorta a fare un uso perpetuo di bavaglio e distanziamento. Vuole una popolazione poco sana, per non dire malaticcia, pronta a vaccinarsi contro ogni virus e ostile a ogni forma di socialità in quanto portatrice di pericolosi contagi. Gli individui asintomatici «non riconosciuti giocano un ruolo importante nella trasmissione di Rsv all’interno della famiglia e della comunità», dichiarano gli esperti europei, segnalando che il sinciziale «può sopravvivere su giocattoli, carta, tessuti e letti per diverse ore e sulle mani fino a 25 minuti». Per carità, stop a tutti i giochi con gli amichetti altrimenti l’epidemia di Rsv «si tradurrà in una forte pressione sui fornitori di cure primarie, sui servizi di emergenza e sulla capacità ospedaliera pediatrica» perché, purtroppo, «nonostante gli ampi sforzi di ricerca non esistono vaccini autorizzati per prevenire l’infezione». Già, al di fuori di vaccinare sembra che non si possa far altro. Questa, sarebbe la ritrovata normalità, dopo tre anni di restrizioni continue nell’assurdo tentativo di bloccare la circolazione del Covid-19?