2023-04-26
«Quali restrizioni?». Trudeau e Fauci rinnegano le misure che hanno imposto
Il canadese dice di non aver obbligato nessuno a vaccinarsi (e i camionisti?). Il virologo fa lo gnorri sui lockdown.La storiella del faccino da bravo ragazzo, quello a cui perdoneresti tutto, anche la bugia più sfacciata, deve aver preso un po’ troppo la mano a Justin Trudeau. L’altro giorno, durante la conferenza stampa che ha tenuto per la visita a Ottawa del presidente della Repubblica tedesco, Frank-Walter Steinmeier, il premier canadese, uno dei più accaniti aguzzini del Covid, fan di divieti, punture coatte e green pass, ha provato a riscrivere la storia della pandemia. «Mentre non ho obbligato nessuno a vaccinarsi», ha spiegato, «ho scelto di assicurare che ci fossero tutti gli incentivi per incoraggiare i canadesi a farlo». Non ha obbligato nessuno. Lui. Ma ve lo ricordate cosa succedeva, nel Paese nordamericano, mentre qui da noi la sparuta minoranza dei portuali di Trieste si opponeva coraggiosamente alla carta verde rafforzata per i lavoratori, venendo sommersa dagli idranti di Luciana Lamorgese? Una specie di rivoluzione. Una tenzone tra il governo presieduto dall’esponente liberal, campione di lacrimucce e pronomi politicamente corretti, e i camionisti. Ai quali Trudeau aveva rifilato proprio quella misura che, adesso, nega gli sia mai anche solo passata per l’anticamera del cervello: l’obbligo vaccinale. Pena il divieto di lavorare. Eccolo qua, il cosiddetto «incentivo». O, come dicevano in Italia ai tempi della carta verde, la «spinta gentile».Il movimento degli autotrasportatori, ribattezzato Freedom convoy, nacque a gennaio 2022, quando sia in Canada sia negli Usa venne meno l’esenzione dall’inoculazione forzata, che fin lì era stata concessa a chi guidava i tir per evitare che saltassero le forniture transfrontaliere di merci. Da quel momento, iniziò una serie di dimostrazioni, animate da una folla di autisti che oscillava tra le 3.000 e le 18.000 persone: blocchi di strade, occupazioni del centro della capitale, cortei, manifestazioni sfociate in repressioni e arresti. E, soprattutto, coronate dalla dichiarazione dello stato d’emergenza nell’Ontario e dalla decisione del primo ministro dal viso d’angelo, quello che non ha costretto nessuno a vaccinarsi, di bloccare i conti attraverso i quali gli attivisti raccoglievano fondi per le proteste. Ora, il correlato di una misura come l’obbligo vaccinale sta nella responsabilità che ci si deve assumere per gli effetti collaterali di un farmaco. Se ci si vaccina sotto ricatto, la colpa delle reazioni avverse finisce in capo a chi ha imposto il trattamento sanitario. Su questo, le argomentazioni di Trudeau risultano persino più sconcertanti del suo candido auto rinnegamento.Il premier canadese, in primo luogo, ha ammesso che «ci sono potenziali effetti collaterali». Alla buon’ora. Dunque, qualcuno, dopo essersi sottoposto all’inoculazione anti Covid, «è stato molto male». Qualcuno, tra «miliardi di persone che si sono vaccinate». Ma «ci sono molte più persone che sono morte di Covid perché non erano vaccinate». Bella logica: siccome c’è un’emergenza, te ne infischi della dignità della persona e della sua facoltà di rifiutare una terapia; la minacci di toglierle lavoro e stipendio; e se finisce al creatore perché è tra i pochi - dovevano pure essere tanti? - colpiti dalle reazioni all’antidoto per il Covid, te la cavi con una scrollata di spalle. Amen, era il prezzo da pagare per salvare altra gente.È la stessa filosofia che ha informato le decisioni del «governo dei migliori», qui nello Stivale. Ed è indicativo che, per giustificarla, Trudeau si sia cimentato in un sermone contro la disinformazione. Tipo quella di Mario Draghi? Quella del «se non ti vaccini muori e fai morire»? Quella del green pass come «garanzia di trovarsi tra persone che non sono contagiose»? Quella del «tutti i nostri problemi sono colpa dei no vax»? Quella dei cardiologi che, per minimizzare le miocarditi postvaccino, le definivano «lievi e autolimitanti»? Quella di chi terrorizzava i genitori, per indurli a portare negli hub i figli, benché vaccinarli fosse praticamente inutile?Vantaggi e svantaggi dei preparati ad adenovirus o a mRna non erano gli stessi per ogni categoria anagrafica e per ogni soggetto, a prescindere dal suo stato di salute. Un’adolescente che muore perché Astrazeneca le provoca una trombosi non può essere concepita come un «piccolo numero», tutto sommato accettabile, se raffrontato con le migliaia di anziani e infermi protetti dal farmaco. Il fio per tutelare un iperteso di 70 anni non può essere una fibrosi sul miocardio di un ragazzo di 30. Essersene fregati di questi principi per due anni grida vendetta. Mettersi a fischiettare oggi, fingendo che nulla sia successo, è financo peggio. Ne sa qualcosa l’ex virologo della Casa Bianca, Anthony Fauci, che in una lunga intervista al New York Times ha visto improvvisamente la luce: «Chiaramente qualcosa è andato storto», ha riconosciuto. Ma dai. A scoppio ritardato, il neoconsulente del Biotecnopolo di Siena, voluto da Roberto Speranza, ha scoperto che forse gli obblighi vaccinali, anziché convincere gli indecisi, hanno alimentato le loro paranoie. E ci ha tenuto a scrollarsi di dosso l’etichetta di maniaco delle restrizioni: «Mostratemi una scuola o una fabbrica che io abbia fatto chiudere. Mai. Non l’ho mai fatto». Certo: lui ha soltanto «dato una raccomandazione di salute pubblica». Se ci sono stati i lockdown - peraltro, meno che nel Belpaese di Giuseppe Conte - è colpa del presidente, o del genio maligno di Cartesio. È tutto chiuso, governo ladro. Strano: i «competenti» sono stati così bravi, che ormai fanno a gara per dissociarsi da sé stessi. Vale per Trudeau come per Fauci e gli altri: è breve il passaggio dalla faccia bella alla faccia di tolla.
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