2023-05-03
Resse e niente mezzi. Pure senza scudetto Napoli è andata in tilt
Treni bloccati, stazioni assediate, gente costretta a camminare per chilometri. Le prove generali della festa sono da film horror.«Partiamo dalla soddisfazione per aver dato, domenica, una bellissima immagine della città di Napoli» (Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli). «Ci tengo a dirlo pubblicamente: l’esperimento di domenica ha avuto aspetti estremamente positivi» (Claudio Palomba, prefetto di Napoli). Sta in queste due frasi, pronunciate ieri mattina al termine dell’ennesimo tavolo istituzionale convocato per annunciare l’ennesimo programma per la sicurezza della festa per lo scudetto del Napoli, il totale scollamento dalla realtà di chi ha la responsabilità di governare la terza città d’Italia. Quello che Manfredi e Palomba definiscono un successo, infatti, è stata una leggendaria disfatta, poiché la chiusura alle auto di una enorme zona della città, domenica scorsa, è stata accompagnata da un totale fallimento per quel che riguarda il servizio di trasporto pubblico. Decine di migliaia di persone, intere famiglie con bambini e anziani, che avevano il desiderio di partecipare alla festa per lo scudetto azzurro (poi rimandata a causa del pareggio con la Salernitana) non sono riuscite a raggiungere la città perché rimaste per ore e ore nelle stazioni della metropolitana ad aspettare un treno che non è mai passato, seduti in un vagone che non è mai partito o peggio ancora hanno rischiato di restare soffocati dalla calca che si è creata ogni volta che uno dei pochi treni in funzione, ovviamente pieno oltre ogni decenza, si è fermato in una stazione, provocando resse e litigi tra chi avrebbe voluto salire e chi faceva di tutto, stando già a bordo, per respingere il tentativo. Risultato: i social sono stati invasi dalle proteste degli utenti, e alla fine si è assistito alla scena da incubo di migliaia di persone che tornavano a casa a piedi, percorrendo anche molti chilometri. «Sono rimasta ferma su un treno della metro», racconta alla Verità una donna, «insieme ai miei figli e ai nipoti per due ore, finché non ci hanno avvertito che non sarebbe mai partito a causa di problemi sulla linea». «Dopo aver chiuso tutto il centro alla circolazione di auto e moto ci saremmo aspettati un vero potenziamento dei mezzi pubblici», ci scrive un’altra cittadina, «invece abbiamo assistito all’ennesimo scempio con scene di panico all’interno della stazione di piazza Garibaldi, con lunghe file e attese di un’ora e tanti bambini. Senza parlare del ritorno dove molti treni sono stati soppressi». «Nessuna metro straordinaria», racconta una giovane mamma, «gente che si sentiva male, sono stata costretta a spendere 25 euro di taxi per raggiungere Fuorigrotta. Al rientro c’era il delirio all’ingresso della metro, avevo la bimba con me che si stava sentendo male e ci hanno fatto passare». Eppure, si replica: ieri mattina sindaco e prefetto, alla presenza del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, hanno annunciato che la maxi isola pedonale sarà riproposta quando finalmente il Napoli avrà la certezza matematica di essere campione d’Italia. Già: quando? La vittoria potrebbe arrivare già questa sera se la Lazio non dovesse battere il Sassuolo (il match inizia alle 21). In caso di successo dei biancocelesti, al Napoli basterà un pareggio domani a Udine. Se gli azzurri dovessero perdere in Friuli, tutto sarebbe rimandato a domenica prossima al Maradona contro la Fiorentina. Il calcio del resto è imprevedibile, e quindi le autorità partenopee sono costrette a inseguire l’imponderabile: «Mercoledì (stasera, ndr) alle 21», dice ancora Palomba, «parte il sistema di stop alla circolazione già visto domenica scorsa con possibilità che venga revocato se alle 22.45 non ci sono condizioni di festa. Altrettanto accade giovedì sera (domani, ndr) quando sarà aperto lo stadio ai tifosi per vedere in diretta la partita Udinese-Napoli sui maxischermi. Per domenica, con Napoli-Fiorentina al Maradona, sarà poi messo in campo lo stesso sistema». Una minaccia o una promessa? Non si sa: quello che si sa è che a Napoli c’è profonda tristezza per l’immagine che questi comportamenti delle istituzioni stanno restituendo della città. Una drammatizzazione esasperata e controproducente di quello che sarà un evento di festa che si ripete, in occasione di successi sportivi significativi, in ogni parte del mondo. Grottesco poi il tema del segreto (di Pulcinella, è il caso di dirlo, visto che si verrà comunque a sapere) sul rientro della squadra azzurra da Udine in caso di risultato positivo: sindaco, prefetto e presidente sono terrorizzati dalla prospettiva dell’accoglienza festosa all’aeroporto, come del resto già accaduto, senza alcun tipo di problema, lo scorso 23 aprile, dopo la vittoria a Torino contro la Juve. «Quando torna la squadra da Udine? Sono fatti nostri», dice De Laurentiis in conferenza stampa, «dobbiamo tornare in sicurezza. Probabilmente atterreremo a Capodichino in tarda mattinata di venerdì, o nel pomeriggio. La libertà di stampa deve essere sempre garantita, ma voi», aggiunge De Laurentiis rivolgendosi ai cronisti, «dovreste coadiuvare le istituzioni e il Calcio Napoli per prevenire incidenti. Certe volte meno si parla e meglio è». Una richiesta di autocensura accompagnata da un sorriso, ma indicativa della sindrome da catastrofe incombente che attanaglia, in questi giorni di allegria, le autorità cittadine, che non dovrebbero fare altro che gestire la viabilità, organizzare un servizio di sicurezza decente e potenziare il servizio di trasporto pubblico per qualche ora, senza esasperare gli animi. Se fossero in grado di farlo, naturalmente.
Jose Mourinho (Getty Images)