2023-06-06
Verso la resa dei conti in Vigilanza. La Lega chiederà a Sergio di cacciare Damilano
L'ad della Rai Roberto Sergio (Ansa)
Giovedì sarà battaglia. L’unico a sostenerlo è Mario Orfeo, non certo gli ascolti sottozero.Giù dal cavallo e anche dalla torre. Dopo la bufala Metropol contro la Lega, Marco Damilano rischia di ritrovarsi in un colpo solo senza programma e senza amici. Due settimane fa, sollecitato da Fabio Fazio in uscita dalla Rai fra le lacrime («Tu che fai, resti?»), l’ex direttore de L’Espresso fu molto prudente e non si fece coinvolgere nella diaspora democratica collettiva. «Non ho ancora incontrato i nuovi vertici perché si sono appena insediati. Ma una cosa la voglio dire: ormai la Rai è diventata un album di figurine. Quello va, quello resta, come se fosse calciomercato. Abbiamo dimenticato il pubblico che paga il canone». Banalità assortite per tenere il piede in tutte le scarpe, destinate a evaporare dopo lo scoop de La Verità sul suo ruolo nel pacco regalo a Matteo Salvini. Ora Damilano è sulla graticola, giovedì i rappresentanti della Lega in Commissione di Vigilanza sono intenzionati a chiedere la testa del giornalista al nuovo ad Roberto Sergio, convocato per spiegare le uscite di Fabio Fazio e Lucia Annunziata, e per parlare di canone da togliere dalla bolletta come chiede Bruxelles. Quanto ai palinsesti (da presentare entro fine giugno) per Mezz’ora in più salgono le quotazioni di Monica Maggioni, mentre un nuovo spazio informativo dovrebbe essere affidato il lunedì sera a Francesco Giorgino. Alessandro Cattelan ha smentito di essere interessato a sostituire Fazio.Tornando a Damilano, sarà un problema per il vero numero uno di Rai3, Mario Orfeo, difenderlo. Anche perché il programma Il cavallo e la torre galleggia al 7% di share pur con il traino micidiale della storica soap Un posto al sole. E quando il conduttore si avventura in speciali come quello pasquale sui migranti (titolo «Rotta Tunisia») ottiene flop squassanti con il 2% (250.000 telespettatori), degno di una Tv locale. L’unica moltiplicazione riuscita riguarda i tempi: inizialmente la striscia doveva occupare dieci minuti, poi ha cominciato a sforare fino a 18, facendo imbufalire Federica Sciarelli costretta a partire in ritardo con Chi l’ha visto?.Non ci sono motivi televisivi né oceaniche folle a proteggere uno spazio resistenziale, creato l’agosto scorso in chiave elettorale dall’ex ad Carlo Fuortes per tentare di arginare l’avanzata del centrodestra in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. Dopo le recenti rivelazioni sulla vicenda Metropol, la Lega ha fatto sapere di ritenere intollerabile «l’afonia di Damilano che dirigeva L’Espresso e poi è stato premiato dalla sinistra con un posto in Rai a spese degli italiani. Per anni lui e altri commentatori hanno insinuato sui rapporti tra Lega e Russia, nonostante l’archiviazione della magistratura: ora non hanno nulla da osservare?».Damilano ha un contratto per 200 puntate a 1.000 euro a puntata: 200.000 euro per esercizi ginnici di Tv (pubblica) a senso unico. Un Fort Apache dell’opposizione - che in Rai nonostante tutto rimane larga maggioranza - con una linea chiarissima fin dalle prime uscite. Tutti ricordano l’exploit senza contraddittorio del filosofo macroniano Bernard Henri Levy con frasi come «L’Italia merita di meglio di Salvini, Meloni e Berlusconi, traditori della patria», «Salvini è patetico e ridicolo». Per concludere, a pochi giorni dal voto, con la delirante convinzione che «non bisogna sempre rispettare l’elettorato, quando gli elettori portano al potere Mussolini, Hitler, Putin, la loro scelta non è responsabile». Alla fine Damilano sussurrò un «mi permetta di dissentire» che non bastò neppure all’Agcom, costringendo il conduttore a prendere le distanze e chiedere scusa ai telespettatori qualche sera dopo.Caso più unico che raro, anche l’Usigrai guarda il tramonto del cavallo di Damilano (morente come quello bronzeo di Francesco Messina fuori dalla sede di viale Mazzini) con apparente disinteresse. Il sindacato fu molto critico sul suo ingaggio (un esterno con quasi 2000 giornalisti interni) e dopo lo show di Levy si domandò «dove fosse il valore del pluralismo». Mai trovato.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.