2020-05-19
Renziani in ginocchio alla Consulta per salvare i dirigenti delle Entrate
Udienza sull'assunzione dei manager: molti uomini del Bullo dipendono dalla Cartabia. C'è un'udienza della Corte Costituzionale che tiene sulle spine l'Agenzia delle entrate dove a fine gennaio è arrivato l'avvocato Ernesto Maria Ruffini, molto vicino all'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. È prevista il 27 maggio, quando di fronte alla Corte presieduta da Marta Cartabia, anche lei di area renziana, saranno ascoltati due esperti che dovranno esprimere un parere sulla questione dell'assegnazione degli incarichi dirigenziali senza concorso. La vicenda è annosa, va avanti da anni, ma riguarda il cuore della pubblica amministrazione, nello specifico quella fiscale, tra le più delicate e importanti per i contribuenti italiani. E soprattutto la sentenza, che arriverà tra qualche mese, andrà a toccare le scelte politiche degli ultimi governi di centrosinistra che hanno sempre difeso la scelta di conferire gli incarichi dei dirigenti nell'Agenzia delle entrate senza ricorrere una procedura concorsuale aperta. Un modus operandi che di fatto favorisce il personale interno senza dare la possibilità a esterni, anche giovani laureati o più qualificati. E che crea malumori nel personale dell'agenzia, tanto che i sindacati sono da tempo sul piede di guerra. Proprio Ruffini da quando è entrato in carica ha già avviato la procedura per individuare 79 unità di personale da spostare in alcune strutture centrali e periferiche. Del resto già una sentenza della Consulta del 2015 dichiarò illegittime almeno 100 posizioni nate senza concorso. In pratica 5 anni fa la Corte stabilì che era incostituzionale la norma che autorizzava l'attribuzione di incarichi dirigenziali ai propri funzionari con «contratti di lavoro a tempo determinato, la cui durata è fissata in relazione al tempo necessario per la copertura del posto vacante tramite concorso». Agli impieghi nella pubblica amministrazione si accede tramite concorso pubblico. Altre modalità rischiano di creare contenziosi e creano scontento, perché le scelte possono essere dettate da decisioni discrezionali o politiche. Per di più il rischio, come poi evidenziato dalle sentenze del Tar e del consiglio di Stato, è che gli incarichi vengano assegnati a personale non qualificato. In questi anni i governi di Renzi e di Paolo Gentiloni hanno favorito altre modalità di reclutamento nelle agenzie fiscali, ovvero i Por «Posizioni organizzative di elevata responsabilità» come gli interpelli che nell'ultimo anno ha già prodotto 140 nuovi dirigenti tutti individuati all'interno della direzione centrale. Tra questi sono stati scelti anche il capo settore delle fiscalità diretta e il capo settore della fiscalità e compliance delle grandi imprese, entrambi senza concorso pubblico. Lo stesso governo giallorosso non sembra da meno, dal momento che l'attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, nel 2017 attaccava a testa bassa l'assegnazione di questi incarichi mentre adesso sembra essersene dimenticato. Ora tocca alla Consulta dirimere la questione. Caso vuole che i due esperti scelti siano sempre vicini all'area di centrosinistra. Il primo è il professor Elio Borgonovi, ordinario di Economia e amministrazioni pubblica alla Bocconi, tra i sostenitore del sì al referendum costituzionale del 2016 proposto dall'allora governo Renzi. L'altro è Vieri Ceriani, ex sottosegretario alle finanze nel governo Monti e consigliere per le politiche fiscali del ministro Pier Carlo Padoan. L'agenzia delle entrate è diventata negli anni un avamposto del centrosinistra tanto che a gennaio quando Ruffini fu nominato direttore si parlò di uno scambio tra il Pd e Italia viva. Renzi avrebbe assicurato il sostegno alla candidatura del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri alla Camera in cambio di una poltrona strategica come quella dell'Agenzia delle entrate.