2018-12-17
Renzi ha meno audience dei filmetti di Natale
Il programma del Rottamatore registra un misero 1,8%, fra i peggiori della serata. L'ha battuto persino «La fabbrica dei biscotti», pellicola natalizia che strappa il 2,2%. L'ex premier ha avuto 367.000 spettatori: meno degli abitanti di Firenze, oggetto dello show. Il sito Matteo Renzi news potrebbe vincere il campionato mondiale di supercazzola: «Firenze secondo me è stato il programma più visto su Nove, registrando il 20% di share a Firenze, e il più commentato sui social! Grazie!», hanno scritto ieri. Peccato che Matteo non sia più il presidente della Provincia di Firenze, ma abbia cercato di sedersi agli stessi tavoli di Barack Obama e Tony Blair. Il suo Pd è passato dal 40,9% delle Europee del 2014 al 18,76% delle ultime elezioni politiche, cioè 6.161.896 elettori. Se spostiamo la virgola, avremo lo share del suo strombazzatissimo programma: 1,8%, 367.000 spettatori per la prima delle quattro puntate. Significa che solo 6 elettori del Pd renziano ogni 100 hanno sintonizzato sabato il televisore sul Nove e neppure tutti gli abitanti di Firenze (che nel 2017 risultavano essere 382.000). Numeri ancora più impietosi se confrontati con il bombardamento di tweet, post su Facebook, spot e servizi televisivi e articoli su siti e giornali. Un battage che ha fatto impallidire quello per la nuova serie di interviste di Roberto Saviano sempre sul Nove (Kings of crime) che pure nella prima puntata ha totalizzato poco meno di Renzi (l'1,6% e 341.000 spettatori), crollato all'1% nella seconda puntata (238.000 spettatori) e a 132.000 (0,5%) nella terza. Un trend che non lascia presagire nulla di buono per i prossimi episodi di Firenze secondo me. Chissà se i capataz di Discovery saranno contenti dei loro nuovi volti tv che, nelle speranze, avrebbero dovuto pescare nella tifoseria progressista delle due star (Saviano su Facebook «piace» a 2.523.553 persone e Renzi a 1.129.238), ma evidentemente i like non si trasformano necessariamente in telespettatori. Al Nove, per completare il capolavoro, potrebbero pensare di offrire una trasmissione all'ex presidente della Camera Laura Boldrini. Di certo sabato il Nove è stato spianata da tutti gli altri canali generalisti: su Rai 1 Telethon–Festa di Natale con Antonella Clerici ha conquistato quasi 10 volte gli spettatori di Renzi, 3.159.000, pari al 16.2% di share. Il peggior Natale della mia vita con Fabio De Luigi (2.873.000 spettatori e 13,9% di share su Rai 2) potrebbe essere il titolo perfetto per rappresentare lo stato d'animo di Lucio Presta, l'agente delle star che tanto si era speso per il progetto (distribuito dalla sua Arcobaleno Tre e scritto da Renzi con Sergio Rubino).La trattativa di Presta con Mediaset per portare il format sulle reti del Biscione si era bruscamente arenata a inizio luglio. La premiata ditta Presta e Renzi aveva chiesto tra 3 e 4 milioni di euro per otto puntate di programma, cioè, nell'ipotesi più costosa, 500.000 euro a serata. Il che significa più di 1 euro a spettatore. Domenica mattina a Mediaset devono aver festeggiato per aver rinunciato al prodotto. Persino Rete 4, con la centesima replica del Padrino, ha quasi doppiato l'ex premier con 568.000 spettatori e il 3,5% di share. Al fotofinish Renzi è stato fregato anche dal «collega» Giacomo Matteotti: la puntata sul delitto del parlamentare socialista su La7 ha registrato 395.000 spettatori. Ma la vera pugnalata all'ego di Renzi arriva dai risultati di Tv8, dove il film La fabbrica dei biscotti, la storia di una manager mandato a chiudere un'azienda di dolci, ha raccolto 463.000 spettatori (2,2%).Eppure l'ex premier alla vigilia della messa in onda era tutto un friccico: «Sono molto felice» aveva scritto sui social. «Grazie a Lucio Presta e a tutta la sua straordinaria squadra che ha lavorato per mesi sotto il sole di Firenze. E grazie a Discovery che metterà in onda in Italia sulla Nove quello che per me era un sogno e adesso è diventato realtà. Sì, un sogno». Che rischia di trasformarsi in incubo. Nonostante ieri abbia cercato di dissimulare la delusione e su Facebook abbia continuato a fare il televenditore, annunciando i contenuti della prossima puntata e postando clip di quella appena andata in onda.Certo, mentre uscivano i dati auditel che certificavano il flop del suo documentario, l'ex premier si trovava dall'altra parte del mondo, come ha svelato lui stesso: «Sono in Cina per qualche ora, rientro domani per la legge di bilancio». E cosa vada a fare Renzi nel Paese del Dragone nei weekend lo aveva raccontato questo giornale lo scorso ottobre: va a tenere discorsi ben remunerati, circa 20.000 euro a botta. E quindi, Renzi, nonostante l'1,8% di share e il crollo di popolarità, sta monetizzando al massimo la sua esperienza politica e passerà un Natale più sereno di quello del suo agente.Tornando al documentario, in sé è poco più di un bignamino video per quei turisti che non hanno mai sentito parlare del Rinascimento o di Leonardo da Vinci. Una mappa interattiva dei luoghi più famosi della città come se ne trovano a migliaia su Google. Un reportage su cui Matteo ha però lasciato visibili impronte digitali. Frecciatine e battutine a sfondo politico hanno impoverito il messaggio culturale riducendo il reportage a una rielaborazione in chiave autobiografica della sua storia attraverso la storia della città. Come quando, parlando della Calunnia di Botticelli ha evocato le fake news, suo cavallo di battaglia come segretario del Partito democratico. Oppure quando, magnificando i Medici che in appena otto mesi erano riusciti a costruire il Corridoio Vasariano, che collega Palazzo Pitti a Palazzo Vecchio, si è rammaricato della mancata rottamazione della burocrazia di oggi. E un po' pensava probabilmente a sé stesso quando, raccontando il lascito di tutto il patrimonio di famiglia di Anna Maria Luisa de' Medici alla città di Firenze, ha guardato fisso in camera per suggerire che «oggi ci vorrebbero leader politici capaci di guardare al futuro». E «ritorno al futuro» non era il motto dell'ultima Leopolda?Da Firenze a Fi-Renzi, certe volte, è un attimo.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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