2021-05-13
Regioni all’attacco dei parametri ma il semaforo per ora non si tocca
Mariastella Gelmini (Elisabetta A. Villa/Getty Images)
Il presidente Massimiliano Fedriga incontra l'esecutivo per superare l'attuale modello. Difficile pensionare i colori, più probabile favorire il tasso di occupazione dei letti rispetto all'indice Rt. Accordo atteso in settimana.Restano i colori, ma cambiano i parametri per il monitoraggio dell'epidemia, con maggiore importanza alla situazione degli ospedali. Sembra orientarsi così l'intesa tra Regioni e governo, in vista della stagione turistica, per agire tempestivamente ed evitare repentine restrizioni. «L'obiettivo è quello di avere parametri chiari, fortemente semplificati e in grado di generare automatismi per quel che riguarda gli scenari che coinvolgono le attività sociali ed economiche», ha dichiarato ieri il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, dopo l'incontro con i ministri Mariastella Gelmini e Roberto Speranza, che pare intenzionato ad accogliere le richieste parlando di una «fase nuova». Un accordo è atteso in settimana, ma sembra difficile che passi la proposta delle Regioni di togliere il sistema dei quattro colori (bianco, giallo, arancione, rosso). In compenso, dovrebbe cambiare il peso dei parametri, con l'incidenza e il tasso di occupazione dei letti in area medica e terapia intensiva pronti a diventare prevalenti sull'indice Rt di trasmissione del contagio. Come ha spiegato infatti il presidente Fedriga, «la Conferenza delle Regioni e il governo stanno lavorando per superare l'Rt. Non ha più senso così com'è, il parametro sarà l'occupazione dei posti letto negli ospedali», indice più tempestivo e reale sull'andamento della gravità dell'epidemia. Entrando nel dettaglio della proposta delle Regioni, si nota innanzitutto che, avendo l'incidenza come parametro prevalente, vengono fissate delle soglie minime di tamponi in base al numero di casi giornalieri su 100.000 abitanti. Sulla questione dei colori, si stabilisce che una Regione è bianca se ha un'incidenza settimanale minore di 50 casi per 100.000 abitanti. La zona gialla scatta se l'incidenza settimanale è compresa tra 50 e 149 casi per 100.000 abitanti. Una Regione è arancione se, su 100.000 cittadini, ha un'incidenza settimanale compresa tra 150 e 249 casi. Se però l'occupazione di letti in terapia intensiva è superiore al 30% e in area medica è superiore al 40% la Regione passa al rosso. Al contrario se l'occupazione dei letti in rianimazione è inferiore al 20% e, in area medica, sotto al 30%, la Regione è gialla. Infine, la zona rossa è automatica con un'incidenza settimanale dei casi superiore a 250 per 100.000 abitanti. A proposito dell'applicazione delle misure per l'area rossa, le Regioni chiedono di modulare le valutazioni su base sub regionale - e non quindi necessariamente per tutta la Regione - adeguando il mantenimento delle attività produttive e ricreative in base a misure di controllo di tipo straordinario. Un'altra questione riguarda il monitoraggio settimanale che dovrebbe essere articolato in più indicatori anche di allerta precoce - inclusi Rt sintomi (decisamente ridotti se non annullati) e Rt ospedaliero con valori da definire - per l'adozione di misure di mitigazione e di contenimento utili a prevenire l'evoluzione verso l'area rossa. Tra i nodi da sciogliere c'è anche quello della richiesta, fatta dalle Regioni, di prevedere il passaggio a un colore inferiore, in presenza di dati compatibili, dopo una settimana e non due, come attualmente previsto. In ogni caso, nell'immediato non cambia nulla. Se tutto andrà bene, il nuovo meccanismo dovrebbe entrare in vigore con un decreto a cui stanno lavorando i tecnici di Regioni e ministero, ma comunque non per questa settimana, il cui monitoraggio verrà fatto considerando in primis l'Rt di contagio. Mentre il parametro dell'occupazione dei letti in ospedale dovrebbe essere inserito a partire dal 15 giugno. Ogni ulteriore modifica (coprifuoco, orari di apertura delle attività, della ristorazione al chiuso…) sarà contenuta nel prossimo decreto che chiarirà, zona per zona, le limitazioni. Sulla questione del coprifuoco, ieri Fedriga a Rai Radio 1, ospite di Un giorno da pecora, si è dichiarato favorevole, osservando che «si potrebbe ampliare anche più delle 23, ma io voglio portare il punto di equilibrio che si è trovato con tutti gli altri governatori, altrimenti sarei scorretto». A proposito dell'orientamento del governo sulla questione, «il premier, mi pare, voglia andare verso le riaperture anticipando quanto previsto dallo stesso decreto», ha detto Fedriga. «Ricordo che a oggi c'è un decreto che vale anche nei prossimi mesi, nel quale si parla, ad esempio, dell'apertura dei ristoranti al chiuso soltanto fino alle 18 e dal primo giugno. Ecco, su questa una valutazione andrebbe fatta». Secondo il presidente delle Regioni, bisognerebbe «sicuramente» spostare almeno fino alle 22 la cena al chiuso e anticipare la data del primo giugno. Dal canto suo, intervenendo a Montecitorio per il question time, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha ribadito l'intenzione del governo di «bilanciare le ragioni dell'economia con quelle della salute», adottando «un approccio graduale e allentare le restrizioni a seconda dell'andamento epidemiologico e della campagna vaccinale». Un'intesa andrà comunque trovata, possibilmente entro la settimana, come auspicano le Regioni.