2024-05-24
        Firmato il provvedimento che ferma la misura
    
 
        Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera (Ansa)
    
Leo e Spalletta siglano l’atto di indirizzo che sospende tutto fino ai decreti attuativi della delega fiscale.Dopo lo stop annunciato dal premier Giorgia Meloni sul redditometro, la maggioranza ha archiviato la questione almeno fino a dopo le Europee, visto che capire come modificare la misura fiscale richiederà di trovare un punto di incontro politico. «Si deve fare un tavolo e discutere. Per adesso il caso è chiuso», dichiara Alessandro Cattaneo, capogruppo di Fi alla Camera. «È una vittoria per gli italiani, una giusta scelta. Il redditometro è uno strumento superato e si è risolto il problema», ha detto il vicepremier e segretario di Forza Italia Antonio Tajani a margine di un evento del partito a Roma. Sulla stessa linea anche la Lega. Matteo Salvini ha infatti ribadito come «lo Stato non deve perseguire in base alle supposizioni. È un errore di percorso (il redditometro, ndr), fortunatamente è durato una manciata di minuti, ampiamente superato». Sulla sospensione si sono poi anche espresse le associazioni dei consumatori, accogliendo in modo positivo il passo indietro fatto dal governo: «Bene la decisione della premier Giorgia Meloni di sospendere il decreto sul redditometro, così si evita ai cittadini una ingiustificata inquisizione fiscale», dichiara il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, sottolineando che lo strumento già in passato non ha prodotto gli effetti sperati. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, che però si è focalizzato su un aspetto particolare: «Il redditometro va rivisto. La legge prevedeva che le associazioni dei consumatori fossero sentite, cosa avvenuta. Peccato che poi non siano state ascoltate le nostre idee, a differenza di quanto dichiarato in questi giorni, dove alcuni hanno parlato impropriamente di proposta condivisa dalle associazioni di consumatori». Tra le richieste c’era infatti anche quella di «prevedere uno scostamento superiore al 20% del reddito dichiarato per far scattare la determinazione sintetica del reddito complessivo». Richiesta che potrebbe essere accolta dato che il governo ha in mente di andare a rivedere la struttura del redditometro. Per il momento si parla di modifiche che dovrebbero essere inserite in uno dei decreti attuativi della delega fiscale, con l’obiettivo di rivedere gli elementi indicativi di capacità contributiva, che nel testo originale sono presenti in un elenco lungo 34 pagine in chiave anti evasione. L’idea è quella di creare un nuovo meccanismo che vada a portare alla luce tutti quei soggetti che omettono i propri redditi a fronte del superamento di determinate soglie di spesa, che devono essere ancora determinante, nel dettaglio. «L’elenco è sbagliato, quello si può rivedere», spiega infatti Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera, che però sottolinea come sulla questione redditometro «l’errore principale è stato sulla comunicazione». Per mettere in stand by la misura e procedere con le modifiche il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ieri ha firmato con il direttore del dipartimento Finanze, Giovanni Spalletta, un atto di indirizzo che sospenda l’applicazione in attesa di un successivo provvedimento normativo di revisione dell’istituto. Le modifiche arriveranno con uno dei decreti attuativi della delega fiscale.Prevista comunque la presenza del viceministro dell’Economia oggi in cdm visto che in programma c’è anche la presentazione del decreto Sanzioni per l’approvazione definitiva che scatterà a partire dal 1° di settembre. Il decreto ha l’obiettivo di razionalizzare il sistema sanzionatorio, rendendolo più equo e in linea con quello degli altri Paesi europei, anche al fine di attrarre capitali e imprese estere. Inoltre si punta anche a una maggiore integrazione tra le sanzioni amministrative e penali, evitando forme di duplicazione non compatibili con il divieto di bis in idem. Sempre lato Fisco, in commissione Finanza alla Camera si sta lavorando sul decreto Riscossione, mentre il governo è impegnato nella creazione di un Codice tributario ordinato. Fino al 13 maggio i vari professionisti del settore hanno infatti potuto presentare le loro proposte di modifica sui nove testi unici creati ad hoc. Nel dettaglio quattro riguardano le imposte sui redditi, l’Iva, l’imposta di registro e i tributi erariali minori. Nei restanti cinque sono state raccolte invece le norme sull’accertamento, sulle sanzioni tributarie amministrative e penali, sulla giustizia tributaria, sulla riscossione e sulle agevolazioni fiscali. Il progetto di riordino della materia tributaria dovrebbe arrivare, in base al calendario diffuso da Leo, prima dell’estate. Un tema accennato l’anno scorso e su cui il governo si è dato tempo è invece la revisione delle detrazioni e deduzioni fiscali. Il viceministro all’Economia, in una delle sue prime conferenze stampa, aveva infatti spiegato che, essendo un tema particolarmente delicato, se ne sarebbe parlato più avanti. Secondo quanto risulta alla Verità, il ministero dell’Economia starebbe iniziando a riflettere sulla questione della revisione delle tax expenditure.
        Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
    
        La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
    
        Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
    
        Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
    
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico. 
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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