2024-01-16
Rebus sui peccati e inferno vuoto. Spunta il Francesco «alla Scalfari»
L’ospitata a «Che tempo che fa» avvalora l’idea del fondatore di «Repubblica» sul Bergoglio rivoluzionario, che non ha sciolto i nodi teologici sulle benedizioni alle coppie gay. Ed è parso rievocare un’antica tesi eretica. «il perdono è un diritto». Ecco perché «la Chiesa accoglie tutti». E benedice le coppie gay. «Il Signore dice: andate all’incrocio della strada e portate tutti, buoni e cattivi, sani e ammalati, tutti dentro, ognuno con il proprio fardello, una volta dentro poi vediamo». Dall’idea del successore di Pietro, senza dubbio, trabocca misericordia. Chi ritiene che l’annuncio del Verbo dipenda dalla presunta integrità di chi dovrebbe ascoltarlo? E chi vorrebbe vedere un’anima consumarsi per i secoli nei secoli nelle fiamme della Geenna? Soltanto che il cortocircuito sul quale, dalla pubblicazione di Fiducia Supplicans, si arrovellano teologi ed episcopati di mezzo mondo, rimane: come si può benedire un’unione, che configura una situazione oggettiva di peccato, senza perciò stesso approvarla? Ovvero, senza stabilire che essa non è un peccato?Adottando questa logica, la benevolenza divina finisce per fagocitare la facoltà di scegliere deliberatamente il male. Sparisce, quindi, la responsabilità morale dell’uomo. Viene soppresso il libero arbitrio. La qualità che il Creatore ci ha attribuito «a sua immagine e somiglianza». Con ciò arriviamo al problema dell’inferno «vuoto». Apparentemente, il Papa sposa una variante di un’antica teoria di Origene di Alessandria, la cosiddetta «apocatastasi»: la credenza che, alla fine dei tempi, avverrà la redenzione universale di tutte le creature, compresi il diavolo e i dannati. Le pene infernali, quindi, non sarebbero definitive. Tale dottrina - a proposito di sinodalità - fu condannata come eretica dal Sinodo di Costantinopoli, nel 543. Lo diciamo sottovoce, ma lo diciamo: Jorge Mario Bergoglio - certo, per sua convinzione personale e senza pretendere di parlare ex cathedra - si spinge oltre Origene: costui riteneva che, comunque, qualcuno venisse effettivamente spedito all’inferno, anche se non per sempre; lui «spera» che all’inferno non ci sia finito mai nessuno.È qualcosa di molto vicino alla tesi che gli attribuì, in un paio di occasioni, il fondatore di Repubblica.In un colloquio a ridosso della Pasqua 2018, egli riportò il contenuto di un colloquio con il Pontefice argentino: «Santità», gli chiese Scalfari, «nel nostro precedente incontro lei mi disse che la nostra specie ad un certo punto scomparirà e Dio sempre dal suo seme creativo creerà altre specie. Lei non mi ha mai parlato di anime che sono morte nel peccato e vanno all’inferno per scontarlo in eterno. Lei mi ha parlato invece di anime buone e ammesse alla contemplazione di Dio. Ma le anime cattive? Dove vengono punite?». Francesco avrebbe risposto così: «Non vengono punite: quelle che si pentono ottengono il perdono di Dio e vanno tra le fila delle anime che lo contemplano, ma quelle che non si pentono e non possono quindi essere perdonate scompaiono. Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici». Scalfari ne concluse che il Papa avesse negato l’esistenza dell’inferno. La Sala stampa vaticana, all’epoca diretta da Greg Burke, smentì seccamente, sostenendo che Bergoglio non aveva rilasciato «alcuna intervista» e che quanto riferito dall’editorialista era «frutto della sua ricostruzione», un insieme di virgolettati spurii.Qualche anno prima, a fine 2013, il compianto giornalista aveva di nuovo interpretato a suo gusto una conversazione con Francesco, riferendo che egli, di fatto, aveva «abolito il peccato», «servendosi di due strumenti: identificando il Dio cristiano rivelato da Cristo con l’amore, la misericordia e il perdono. E poi attribuendo alla persona umana piena libertà di coscienza». A Scalfari sfuggiva che una libertà comunque destinata al condono tombale non è vera libertà. Siamo sicuri che questo non sfuggisse a Bergoglio. Di lui, il fondatore di Repubblica scriveva: «Per rivoluzionario che sia, un Papa cattolico non può andare oltre. Può abolire l’inferno, ma ancora non l’ha fatto». Ecco, formalmente non lo ha fatto neppure da Fazio. Ma al tramonto del suo pontificato, il prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, Víctor Manuel Tucho Fernández, a quella rivoluzione sta dando una grossa spinta. E il disagio, infatti, cresce.Ne è spia quello che sta accadendo negli Stati Uniti, un Paese al quale Francesco guarda con attenzione e apprensione. Sia perché, da lì, proviene un’opposizione agguerrita all’agenda progressista (basti citare il cardinale Raymond Leo Burke o l’ex vescovo Joseph Strickland); sia perché la frangia conservatrice, Oltreoceano, conta su una sponda politica e su cospicue risorse finanziarie. Ebbene, stando a un fresco sondaggio Gallup, negli Usa ha toccato punte record il dissenso dell’opinione pubblica nei confronti di Bergoglio: la percentuale di cittadini che, di lui, hanno un’impressione sfavorevole, è aumentata dal 10 al 30%. Tra i cattolici, la quota è ferma al 17 e tuttavia è cresciuta di cinque punti rispetto al 2013. Per carità: la Chiesa non è una democrazia. Gli umori cangianti della gente hanno un peso limitato. Ma i nodi poi vengono al pettine. Noi non sappiamo se l’inferno sia vuoto. Il rischio è che, intanto, a svuotarsi siano le parrocchie.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)