2025-09-13
Re Giorgio comanda anche dall’aldilà: Armani va in Francia?
Il testamento: cedete ad uno tra Lvmh, EssilorLuxottica e L’Oreal. Al compagno Leo Dell’Orco il 40% dei diritti di voto.Non è da tutti guidare il proprio impero anche dopo aver percorso l’ultima passerella. Giorgio Armani c’è riuscito cucendo un testamento che, almeno in Italia, non ha precedenti. Con l’eleganza di chi firma un blazer in gabardine e la precisione di un orologiaio svizzero, Re Giorgio ha orchestrato dal cielo il futuro senza di lui. Gli eredi sono cinque: l’ultimo compagno Leo Dell’Orco, la sorella Rosanna, con il figlio Andrea Camerana (che condivide con John Elkann la discendenza Agnelli) e le nipoti Silvana e Roberta figlie del defunto fratello Sergio. Potranno dividersi la ricchezza accumulata dal grande stilista ma avranno poteri di gestione molto perimetrati. La maison andrà venduta in un arco massimo di cinque anni. L’acquirente sarà francese (Lvmh, L’Oreal) o al massimo italo-francese (Essilux). Altrimenti l’impero andrà in Borsa anche se la Fondazione avrà l’obbligo di tenere il 30,1%: una soglia che metterebbe l’impero al riparo dalle scale ostili. Armani non ha mai amato Piazza Affari e quindi la quotazione (che avrebbe il pregio di tenere la proprietà in Italia) appare come ipotesi molto remota.Altro che «lascito affettivo». Qui c’è un piano industriale travestito da testamento. Due, per essere precisi. In perfetto stile Armani: sobrio fuori, blindato dentro. Perché anche la morte, per lui, doveva avere un certo taglio. Lo stilista che ha vestito Hollywood, la politica, e pure la borghesia milanese col terrore del colore, aveva già disegnato tutto. Con mano ferma. La stessa che detestava il debito, amava l’essenzialità e imponeva il grigio con la convinzione di un Papa in abito da sera. Non solo ha diviso il patrimonio ma ha scritto come, quando e con che criteri dovrà essere ceduto il suo impero. Giorgio Armani Spa — 2,3 miliardi di ricavi nel 2024, mezzo miliardo in cassa, debiti praticamente zero — sarà controllata da una Fondazione dove saranno rappresentati i cinque eredi. Avranno poteri di gestione blindati perchè l’azienda andrà venduta entro un arco massimo di cinque anni.Parigi è l’approdo probabile. Tutto scritto nero su bianco, A cominciare dal fatto che entro 18 mesi dall'apertura della successione, la Fondazione proprietaria dell’azienda dovrà cedere il 15% del capitale. I destinatari sono già indicati. In via prioritaria i partner storici della maison: Lvmh, EssilorLuxottica, L'Oréal. Vale a dire i tre colossi con i quali negli anni Armani ha collaborato per le licenze sui profumi, gli occhiali, gli accessori. Se l’accordo non sarà possibile con nessuno dei tre bisognerà cercare , «altre società di pari standing». La Borsa è l’ultima opzione ma sarà difficile visto che i tre gruppi designati hanno già comunicato di essere molto interessati. Sulle decisioni strategiche l’ultima parola toccherà a Dell’Orco che appare come l’erede forte. Peserà per il 40% nella Fondazione mentre il restante 60% sarà suddiviso in parti eguali fra gli altri eredi. E poi c’è il resto. Le case, tante. Quella a St. Moritz con usufrutto a Leo e nuda proprietà al nipote Camerana. Le due case a New York, una per Rosanna e nipoti, una per Dell’Orco. St. Tropez tutta a Leo. Parigi a Silvana. Antigua in comproprietà. L’attico milanese in via Borgonuovo andrà in usufrutto a Leo «vita sua natural durante», con divieto di spostare pure le suppellettili (a parte un Matisse e una foto di Man Ray). Un mausoleo del design italiano, con divano incluso.C’è lo yacht, condiviso ma con Leo che può usarlo 4 settimane l’anno. Ci sono i Btp (quasi 34 milioni in tutto) distribuiti a vari amici, e il 2% di Essilux valutato 2,45 miliardi: 100 mila azioni, ovvero 26,5 milioni di controvalore, a Michele Morselli, amico di lunga data dello stilista, e 7.500 azioni circa, quasi 2 milioni di controvalore, ciascuno a Daniele Ballestrazzi, Giuseppe Marsocci, Laura Tadini e Luca Pastorelli. Della quota restante, il 45% va a Dell’Orco, circa 960 milioni di controvalore, e il 60% ai familiari, complessivamente circa 1,44 miliardi. Ultimachicca: il ritratto di Andy Warhol che resta a Dell’Orco. Come dire: anche l’arte ha una sua feedeltàArmani ha lasciato tutto: proprietà, arte, volontà precise su chi può sedersi nei vari comitati della Fondazione. Il testamento regola anche le risorse liquide: 40% a Dell'Orco, 60% ai familiari, con una clausola speciale a favore del "Mamar trust" istituito da Rosanna per la sua famiglia. Armani ha pensato a tutto. Ha pianificato l’integrazione dei consiglieri, la continuità gestionale, la solidità finanziaria. Con il piglio di chi non voleva «una boutique familiare», ma un gruppo globale. La Fondazione vigila, Leo guida, gli eredi incassano. Il marchio può essere venduto, ma solo all’interno di una terna di nomi già definita. E il futuro? Deve restare fedele al codice genetico della casa: sobrietà, qualità, reinvestimento, zero debiti e stile eterno.Il comitato esecutivo della Giorgio Armani Spa costituito da membri rappresentativi della famiglia e del top management per gestire la transizione della governance, ha dichiarato: «Nei prossimi giorni, con la lettura attenta dei documenti e con la pubblicazione del nuovo statuto della società, si chiariranno meglio gli ultimi aspetti delle volontà del signor Armani, ma sin d’ora ci sentiamo di impegnarci a sostegno di questo percorso nel rispetto delle sue volontà, con la condivisione di garantire il miglior futuro possibile all’azienda e al marchio nel rispetto dei principi stabiliti».Il principe degli stilisti italiani se n’è andato senza clamori, come ha vissuto. Ma il suo addio è il colpo di scena di un film già scritto. Uno di quei finali dove l’autore scompare dietro il sipario, ma l’opera continua. E guai a deviare dal copione.No, non è stato un addio. È stato un ultimo, sontuoso, impeccabile piano industriale dettato dal cielo. Con la firma, sempre inconfondibile, di Re Giorgio.